SILURO TEDESCO PER INTESA E UNICREDIT - MENTRE SACCOMANNI CORRE A BERLINO PER L’UNIONE BANCARIA, LA BUNDESBANK METTE IN STAND-BY LA RIVALUTAZIONE DELLE QUOTE DI (S)BANKITALIA

1-IL MINISTRO SACCOMANNI OGGI A BERLINO PER L'UNIONE BANCARIA

(TMNews) - Secondo fonti Ue a Bruxelles, i ministri delle Finanze dei maggiori paesi dell'Eurozona, compreso l'italiano Fabrizio Saccomanni, si incontreranno domani (oggi, ndr) a Berlino insieme al presidente della Bce Mario Draghi e al presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, per cercare di sbloccare le tre misure mancanti per completare l'unione bancaria europea: la direttiva Brrd ("Bank Recovery and Resolution Directive"), che stabilisce le regole per il "bail in" delle banche in crisi (ossia il loro salvataggio attraverso i fondi nazionali finanziati dallo stesso sistema bancario, senza ricorrere ai soldi pubblici); lo Schema di garanzia dei depositi, bloccato da tre anni; e il sistema unico europeo di risoluzione delle crisi bancarie, con la creazione di un'Autorità e di un Fondo di risoluzione.

Il pacchetto, secondo l'impegno preso più volte dai leader dell'Ue, doveva essere varato entro la fine dell'anno, ma c'è un forte ritardo sulla tabella di marcia. Se ne dovranno occupare l'Eurogruppo di lunedi e l'Ecofin di martedi prossimi, anche per preparare le decisioni previste per il Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre, l'ultimo previsto per quest'anno. Finora, l'unico elemento già approvato del pacchetto dell'Unione bancaria è il sistema di sorveglianza bancaria unico, affidato alla Bce, che entrerà in funzione entro il 2014.


2-DRAGHI: "LE BANCHE DEVONO DARE I SOLDI ALL'ECONOMIA REALE"
Tonia Mastrobuoni per "la Stampa"

Le stime di crescita, per la verità, non cambiano molto. O meglio, per il 2014 tornano ad essere quelle della primavera: l'1,1%. Mentre per l'anno che si sta concludendo, la Bce prevede, come nelle ultime previsioni di settembre, un calo dello 0,4%; meglio il 2015, quando il Pil dell'eurozona dovrebbe tornare all'1,5%.

Il problema, in prospettiva, sembra essere piuttosto l'inflazione, che per i prossimi due anni resterà piuttosto lontana dall'obiettivo di politica monetaria del 2%: sarà l'1,4% (da 1,5% a settembre) nel 2013, appena l'1,1% nell'anno prossimo (da 1,3% delle previsioni di autunno) e all'1,3% persino nel 2015. Mario Draghi ha ammesso oggi che «dobbiamo aspettarci un prolungato periodo di bassa inflazione», e pur smentendo rischi di deflazione, in alcuni Paesi del Sudeuropa questo scenario resta piuttosto incombente.

Per l'Italia, impegnata ancora su un sentiero faticoso di aggiustamento dei conti, forse la notizia vera è arrivata alla fine dell'incontro coi i cronisti: su domanda di un giornalista tedesco, Draghi ha ammesso che il parere dell'Eurotower sulla cessione delle quote della Banca d'Italia decisa la scorsa settimana dal governo, non è ancora pronto (era atteso per l'inizio della settimana). E fonti della Bce sostengono che il via libera sia bloccato al momento dai rilievi «sostanziali» sulla futura trasformazione della Banca d'Italia in public company, mossi dalla Bundesbank. Interpellata da La Stampa in merito, la Bundesbank non commenta.

Il parere dei guardiani dell'euro su una questione del genere viene mandato alle diciassette banche centrali per un commento; se esso contiene obiezioni importanti, «sostanziali» appunto, deve essere riformulato. I dettagli di questi presunti rilievi della banca centrale guidata da Jens Weidmann non sono ancora noti, ma intanto l'attesa a Roma per l'ok dell'Eurotower si allunga.

In conferenza stampa Draghi ha anche difeso la decisione presa il mese scorso di tagliare i tassi - «era giustificata» - ma ha deluso le aspettative di chi si attendeva altre "bombe" di politica monetaria anche oggi. Anzi, il presidente della Bce, pur sottolineando di essere «pronto a tutto» e scandendo davanti ai giornalisti che «l'artiglieria della Bce è ancora ricca», ha detto che non si è parlato di tagli dei tassi, che si è accennato brevemente alla possibilità di una nuova, mega iniezione di liquidità a scadenza lunga (ltro), ma che alcune considerazioni avrebbero poi sconsigliato di farlo.

Primo, «il livello di incertezza è molto più basso» di quando furono decisi i primi due altro a tre anni, nel 2011 e 2012. Secondo, «dato che sono stati usati soprattutto per comprare titoli di Stato - ha precisato il presidente Bce - stavolta voglio essere certo che sarà usato per l'economia». Che le banche, cioè, non ne approfittino per comprarsi bond statali, ma che ricomincino a concedere crediti alle aziende.

Il presidente dell'Eurotower ha detto che si è discusso, dunque, di strumenti straordinari da utilizzare per rivitalizzare il settore del credito e dell'economia e ha negato qualsiasi parallelismo con la lunga depressione giapponese cominciata negli anni '90: «La situazione nell'eurozona è molto diversa», ha detto, citando a sostegno della sua tesi il fatto che nel Paese governato ora da Shinzo Abe si fosse aspettato troppo prima di affrontare il problema dei debiti delle banche, che i bilanci delle stesse «erano molto diversi» rispetto a quelli dei nostri istituti di credito, e che lì le prospettive di inflazione andarono fuori controllo «per molto tempo».

 

 

FABRIZIO SACCOMANNI MARIO DRAGHI VITTORIO GRILLIDRAGHI E SACCOMANNI Mario Draghi con il membro del comitato esecutivo AsmussenIgnazio Visco Jens Weidmann e Angela MerkelLETTA E SACCOMANNI images Carlo-Messina-Intesa-Sanpaolo

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