BUNGA BUNGA KAHN KAHN! - IL FILM DI ABEL FERRARA SULLO STRAPPAMUTANDE DSK È STATAO RIFIUTATO DAL FESTIVAL, MA A CANNES NON SI PARLA D’ALTRO: “LURIDO” E SENSAZIONALISTA, MISCHIA L’EROS CON IL CAPITALISMO DECADENTE - “BISOGNA FARE I POMPINI PER ESSERE PRESI A CANNES”…

Mariarosa Mancuso per "il Foglio"

"Welcome to New York" - titolo da pecora per il lupo che Abel Ferrara e il suo produttore Vincent Maraval di Wild Bunch stanno per liberare sulla Croisette - ha già battuto un record. Non sta nel programma ufficiale di Cannes, se ne chiacchiera più del film d'apertura dove Grace di Monaco subisce da parte del regista Olivier Dahan il trattamento Diana (invece di passeggiare a favore di telecamere nei campi minati, l'attrice prediletta da Hitchcock risolve una crisi internazionale: Principato esentasse contro il tassatore De Gaulle che minaccia l'embargo).

Julie Depardieu, figlia di Gérard che ha il ruolo di Dominique Strauss-Kahn - Devereaux nel film, il regista ha cambiato i nomi più a garanzia sua che a protezione degli innocenti - ha chiuso gli occhi durante la proiezione per non vedere il genitore in pose sconce. Vincent Maraval, furioso con il direttore del festival Thierry Frémaux, si è lamentato su Twitter: "Bisogna fare pompini per essere presi a Cannes". Messaggio indirizzato a una certa Naffissatou: stesso nome della cameriera al Sofitel che - volendo prendere sul serio una delle voci messe in giro ad arte - avrebbe dovuto recitare in "Welcome to New York" nel ruolo di se stessa.

"No, no... fermati!" e "Lei non sa chi sono io..." si alternano già nel trailer, per non lasciare dubbi sulle posizioni del regista, del produttore, dell'attore protagonista. Abel Ferrara la butta sull'economia "E' la decadenza del capitalismo". E sulla geopolitica: "E' il primo mondo che sfrutta il terzo".

Vincent Maraval sul complotto: "Nanni Moretti può girare ‘Il caimano' contro Silvio Berlusconi, Michael Moore può girare ‘Fahrenheit 9/11' contro George W. Bush, solo in Francia queste cose non si possono fare". Seguono i soliti sospetti sui banchieri, e una minaccia ricevuta attraverso Dan Franck, lo scrittore di "Roman nègre" (nel senso dei negri che scrivono libri per conto terzi): "Anne Sinclair spenderà tutta la sua fortuna per rovinarti la vita". Gérard Depardieu sostiene che Anne Sinclair - nel film si chiama Simone, dopo la rinuncia di Isabelle Adjani è subentrata Jacqueline Bisset - "non poteva non sapere".

E liquida preventivamente le minacce degli avvocati con la battutaccia: sicuramente DSK ha "d'autres chattes à fouetter". Sarebbe: "ha altre gatte da pelare". Se non teniamo conto del contesto, del fatto che i francesi chiamano "chatte" quel che noi chiamiamo "passera" e che "fouetter" vuol dire "frustare". "Lurid", scrive su Variety Scott Foundas, il critico americano che assieme a Jordan Mintzer dell'Hollywood Reporter ha visto "Welcome to New York" in anteprima.

Gli altri potranno vederlo su internet, dopo la mezzanotte di venerdì 17 maggio, al modico prezzo di sette dollari. Invano gli avvocati della produzione hanno cercato di convincere Abel Ferrara a mostrare il fattaccio della suite 2806 in flash back, mentre la cameriera racconta la propria versione dei fatti. L'uscita in rete è una mossa astuta: quando gli avvocati di DSK vedranno il film e sporgeranno denuncia, i siti pirata ne garantiranno comunque la circolazione.

Sudicio, sensazionalista, eppur contemplativo e con litigi coniugali che ricordano John Cassavetes, continua il critico di Variety (sospettiamo gli sia piaciuto il delirante "4.44: L'ultimo giorno sulla terra"). Poiché nessuno spettatore al mondo (tranne l'attore medesimo, sufficientemente narciso) può reggere due ore di Depardieu che si dedica alle orge e all'uso improprio di gelati e secchielli per champagne, le fasi dell'arresto e del processo sono raccontate nei dettagli. Poiché Abel Ferrara gli ultimi film li ha scritti con lo psicoanalista Chris Zois - come faceva un tempo Marco Bellocchio con Massimo Fagioli - fioccano le interpretazioni psicoanalitiche. La più spassosa e delirante sostiene che Anne Sinclair coincide con il modello della donna castratrice. Un passettino ancora, e va a finire che la colpa è sua.

 

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