calcio tv

UN CALCIO IN-FRONT - IL GIOCATTOLO DEL CALCIO SI STA ROMPENDO, CALANO I TELESPETTATORI, GLI STADI SONO SEMI VUOTI, E LA MAGISTRATURA HA PRONTO IL SUO CARTELLINO ROSSO - LE IMMAGINI COSTANO TROPPO RISPETTO AGLI ASCOLTI E AGLI ALTRI TORNEI EUROPEI. DOPO LA FUGA DI VIVENDI, CHE FINE FARA’ MEDIASET PREMIUM? SKY IN AGGUATO

Andrea Montanari per Milano Finanza

CALCIO TV - 1CALCIO TV - 1

 

Da febbraio 2017 scatteranno le aste per Champions League e Serie A. La Lega è a un bivio: le immagini costano troppo rispetto agli ascolti e agli altri tornei europei. Serve una rivoluzione  Dopo solo tre giornate in Serie A già si rischia grosso. È ciò che emerge analizzando i dati relativi alle presenze negli stadi e quelli degli ascolti televisivi.

 

La media di spettatori è calata dai 21.862 della prima giornata (20-12 agosto) ai 20.553 della terza (10-12 settembre). I dati sono in calo anche rispetto a quelli medi della stagione 2015-2016 (22.078 spettatori), a loro volta in sensibile flessione rispetto a quelli del torneo 2012-2013 (24.655). Del resto la media di riempimento degli impianti sportivi (58%) è la più bassa tra quelle dei principali campionati europei.

 

CALCIO TV TRECALCIO TV TRE

E per fortuna che c’è la Juventus (39-40 mila tifosi a partita in casa, per un coefficiente di riempimento del 93%) che prova risollevare il trend. A questi sconsolanti numeri si aggiungono quelli dello share medio televisivo: nello scorso campionato gli ascolti sono calati del 6% rispetto alla stagione precedente: 19 milioni di telespettatori in meno.

 

Tale calo prolungato preoccupa Sky Italia e Mediaset Premium, visto che in tre tornei si sono persi 50 milioni di ascoltatori passando dai 360 milioni del 2012-2013 ai 310 dell’ultima stagione milioni. Il tutto a fronte dei 945 milioni spesi, su base annua (oltre 2,8 miliardi per l’asta 2015-2018), in totale da Sky e Premium per aggiudicarsi i diritti di trasmissione.

 

STADIO OLIMPICO VUOTOSTADIO OLIMPICO VUOTO

È anche così che si spiegano le difficoltà economiche della pay tv del network guidato da Pier Silvio Berlusconi (83 milioni di euro persi nel 2015 e 100 milioni di rosso nel primo semestre di quest’anno), sulla quale dallo scorso aprile ha messo gli occhi la francese Vivendi (proprietaria della pay Canal+), che però a fine luglio si è improvvisamente tirata indietro avviando un contenzioso che rischia di trascinarsi a lungo.

 

Il sempre minor interesse degli italiani nei confronti del calcio spiega anche un altro fenomeno: l’encefalogramma piatto fatto segnare negli ultimi anni dal numero di abbonati alle due piattaforme televisive. Non ci si stacca dai 6,5-7 milioni (4,74 milioni Sky e 2 milioni Premium) di metà degli anni Duemila, benché nelle previsioni dei due broadcaster (e anche degli strategist di mercato) il traguardo degli 8-10 milioni di clienti sembrasse facilmente raggiungibile. Del resto mandando in onda partite come Udinese-Empoli (0,05% di share), Sampdoria-Atalanta (0,08%) o Palermo-Sassuolo (0,16%) è dura risalire la china. Urge un completo ripensamento dell’offerta.

INFRONTINFRONT

 

Ecco che allora il 2017 rappresenterà l’anno zero per il calcio in televisione. Perché a partire dal prossimo febbraio scatteranno le aste per l’acquisto dei diritti della Serie A e della Champions League, che dovrebbero concludersi intorno a giugno. Un banco di prova impegnativo per le due emittenti, ma anche per i rispettivi azionisti attuali e, forse, futuri, come Vivendi.

 

Per quanto riguarda la Serie A, se ci si dovesse basare sui dati d’ascolto e sulle presenze negli stadi, la Lega dovrebbe abbassare le pretese economiche e le due pay tv dovrebbero dunque spendere meno. Ma questo scenario innescherebbe un effetto-domino sui bilanci del club, diminuendo la loro competitività, soprattutto in Europa, dove già da anni i risultati non arrivano.

 

Allargare il gap con Real Madrid, Barcellona, Bayer Monaco e le inglesi significherebbe dire addio ai sogni di gloria, anche se dalla stagione 2017-2018 la A avrà diritto a quattro squadre in Champions. A ciò va aggiunto che la partita dei diritti tv non è affatto semplice, visto che l’ultima gara è finita nel mirino della Procura di Milano e i magistrati hanno già indagato dirigenti, anche di Infront, l’advisor della Lega Calcio.

WANDA WANG JAINLINWANDA WANG JAINLIN

 

Infront tra l’altro si appresta a gestire il bando con un nuovo proprietario, ossia il colosso cinese Dalian Wanda. E cinesi (Everbright e Baofeng) sono anche i nuovi proprietari della Mp&Silva, la società specializzata nella gestione i diritti internazionali. È per questo che, secondo alcuni esperti interpellati da MF-Milano Finanza, occorre un radicale ripensamento delle condizioni del bando.

 

A partire dalla gestione della gara stessa. Perché in Inghilterra, Germania, Spagna e Francia tutto avviene sotto la gestione diretta delle federazioni, mentre in Italia si è deciso di affidarsi a un advisor, Infront appunto, che ha garantito introiti mai visti prima (945 milioni l'anno) ma ha anche incassato commissioni stellari (48 milioni su base annua dai 37 milioni incassati prima del bando del giugno 2014) grazie anche all'effetto della vendita dei diritti stranieri, più di quanto abbia incassato pro-quota dalla Lega il Torino di Urbano Cairo (41 milioni) e poco meno degli introiti garantiti alla Fiorentina dei Della Valle (51 milioni).

 

PIERSILVIO BERLUSCONIPIERSILVIO BERLUSCONI

Va inoltre segnalato che Infront in Italia oggi è guidata da Luigi De Siervo, ex manager Rai che ha preso il posto di Marco Bogarelli, che tra l'altro cura il marketing e i diritti d'immagine della gran parte delle squadre di serie A e gestisce le regie tv del campionato. Si può stimare che, se il bando fosse stato gestito direttamente dalla Lega Calcio, i club avrebbero incassato il 4,5-5% in più, ovvero i quasi 50 milioni dell'assegno destinato a Infront.

 

Un'altra grande innovazione che andrebbe studiata in Italia, adeguandosi agli altri principali campionati, è l'introduzione di esclusive vere e proprie delle partite, magari dei big match (oggi molti incontri sono condivisi tra le due pay tv). La Bundesliga può essere un punto di riferimento da questo punto di vista. In giugno la Lega tedesca, senza advisor, ha messo all'asta tutti i match (612) suddivisi in pacchetti di esclusive; Sky si è aggiudicata il 93% delle partite mentre il resto è andato a Eurosport per un totale di 1,16 miliardi a stagione: 85% rispetto al pacchetto 2013-2017.

 

CALCIO TVCALCIO TV

Altro esempio: in Spagna a inizio anno è stata decisa la vendita centralizzata dei diritti 2016-2018: dieci pacchetti, con tutte le partite in esclusiva. Li hanno presi Telefonica e BeIn Sports-Mediapro, che poi si sono accordati sulla distribuzione. Risultato: i ricavi a stagione sono aumentati del 60% a 983 milioni. Un altro aspetto da non sottovalutare sono gli introiti garantiti dai diritti esteri: la Serie A è stata valorizzata 185 milioni a stagione, portando così il totale degli introiti per la Lega a 1,05 miliardi l'anno.

 

Un importo che ha fatto scivolare il campionato italiano al quarto posto sui cinque principali tornei continentali. Un altro tema è quello dell'asta per i diritti tv della Champions che scatterà a febbraio in Inghilterra, il mercato più ricco (per la Premier sono stati spesi in tutto 6 miliardi di sterline: 4 da Sky e 2 da British Telecom) che farà da benchmark per gli altri mercati europei.

 

murdochmurdoch

E in Italia ci sarà particolare attenzione alla sfida tra il Biscione e la pay di Rupert Murdoch. Perché non è detto che Mediaset Premium sia pronta a mettere sul piatto la cifra pagata nel 2014 (660-670 milioni) e quindi Sky si troverebbero a contrattare da sola (e in ovvia posizione di forza) con l'Uefa. A meno che, come qualcuno sul mercato ipotizza, la televisione a pagamento guidata in Italia dall'amministratore delegato Andrea Zappia alla fine non rilevi lei stessa Mediaset Premium, eliminando così dal mercato l'unico rivale.

MEDIASET PREMIUMMEDIASET PREMIUMSKY CALCIOSKY CALCIO

Ultimi Dagoreport

donald trump paolo zampolli

DAGOREPORT - LA DUCETTA SUI TRUMP-OLI! OGGI ARRIVA IN ITALIA IL MITICO PAOLO ZAMPOLLI, L’INVIATO SPECIALE USA PER IL NOSTRO PAESE, NONCHÉ L’UOMO CHE HA FATTO CONOSCERE MELANIA A DONALD. QUAL È IL SUO MANDATO? UFFICIALMENTE, “OBBEDIRE AGLI ORDINI DEL PRESIDENTE E ESSERE IL PORTATORE DEI SUOI DESIDERI”. MA A PALAZZO CHIGI SI SONO FATTI UN'ALTRA IDEA E TEMONO CHE IL SUO RUOLO SIA "CONTROLLARE" E CAPIRE LE INTENZIONI DELLA DUCETTA: L’EQUILIBRISMO TRA CHEERLEADER “MAGA” E PROTETTRICE DEGLI INTERESSI ITALIANI IN EUROPA È SEMPRE PIÙ DIFFICILE – I SONDAGGI DI STROPPA SU PIANTEDOSI, L’ATTIVISMO DI SALVINI E LA STORIA DA FILM DI ZAMPOLLI: FIGLIO DEL CREATORE DELLA HARBERT (''DOLCE FORNO''), ANDÒ NEGLI STATES NEGLI ANNI '80, DOVE FONDÒ UN'AGENZIA DI MODELLE. ''TRA LORO HEIDI KLUM, CLAUDIA SCHIFFER E MELANIA KNAUSS. PROPRIO LEI…”

giorgia meloni donald trump joe biden

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI, FORSE PER LA PRIMA VOLTA DA QUANDO È A PALAZZO CHIGI, È FINITA IN UN LABIRINTO. E NON SA DAVVERO COME USCIRNE. STAI CON NOI TRUMPIANI O CONTRO DI NOI? CI METTI LA FACCIA O NO? IL BRITANNICO NEO-MAGA NIGEL FARAGE HA DICHIARATO CHE AVREBBE PREFERITO CHE MELONI PRENDESSE POSIZIONI PIÙ DURE CONTRO L’UNIONE EUROPEA, ALTRO SEGNALE: COME MAI ANDREA STROPPA, TOYBOY DELL'ADORATO MUSK, SPINGE SU X PER IL RITORNO DI SALVINI AL VIMINALE? VUOLE PER CASO COSTRINGERMI A USCIRE ALLO SCOPERTO? OGGI È ARRIVATA UN'ALTRA BOTTA AL SISTEMA NERVOSO DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA LEGGENDO LE DICHIARAZIONI DI JORDAN BARDELLA, IL PRESIDENTE DEL PARTITO DI MARINE LE PEN, CHE HA TROVATO L’OCCASIONE DI DARSI UNA RIPULITA PRENDENDO AL VOLO IL "GESTO NAZISTA" DI BANNON PER ANNULLARE IL SUO DISCORSO ALLA CONVENTION DEI TRUMPIANI A WASHINGTON - E ADESSO CHE FA L’EX COCCA DI BIDEN, DOMANI POMERIGGIO INTERVERRÀ LO STESSO IN VIDEO-CONFERENZA?

marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT - L’INTERVISTA RILASCIATA DA MARINA BERLUSCONI AL “FOGLIO” HA MANDATO IN TILT FORZA ITALIA E SOPRATTUTTO TAJANI - IL VICEPREMIER HA REAGITO IN MODO SCOMPOSTO: “NON ABBIAMO BISOGNO DI NESSUNA SVEGLIA. MARINA FA BENE A DIRE CIÒ CHE PENSA MA NON CI HA MAI CHIESTO NÉ IMPOSTO NULLA. QUANTO DETTO DA LEI NON ERA RIVOLTO A FORZA ITALIA” - NEL PARTITO MONTA LA FRONDA VERSO LA FAMIGLIA BERLUSCONI E C’E’ CHI PENSA DI POTERSI EMANCIPARE UNA VOLTA PER TUTTE (MAGARI TROVANDO UN FINANZIATORE DISPOSTO AD ACCOLLARSI I 99 MILIONI DI FIDEJUSSONI GARANTITE DALLA DINASTY DI ARCORE) - AVVISO ALLA "SINISTRA" MARINA: NEL WEEKEND VERRA’ CONDOTTO UN SONDAGGIO RISERVATO PER TESTARE L’APPREZZAMENTO DEL SIMBOLO DI FORZA ITALIA SENZA LA PAROLA “BERLUSCONI”…

giuseppe conte elly schlein

LE INSOSTENIBILI DICHIARAZIONI FILO-TRUMP DI CONTE HANNO MANDATO IN TILT SCHLEIN - TRA I DUE SAREBBE PARTITA UNA TELEFONATA BURRASCOSA IN CUI LA SEGRETARIA DEM AVREBBE FATTO CAPIRE A PEPPINIELLO CHE SE CONTINUA COSÌ IL M5S CROLLERÀ AL 7% - ELLY DEVE FARE I CONTI CON L’AUT AUT DI CALENDA E CON LA MINORANZA CATTO-DEM IN SUBBUGLIO CONTRO CONTE – PEPPINIELLO TIRA DRITTO: PARLA ALLA PANCIA DEI 5 STELLE E ABBRACCIA LA LINEA ANTI-DEM DI TRAVAGLIO SU RUSSIA E TRUMP. MA "LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO" SA BENISSIMO CHE, SENZA UN ACCORDO COL PD, A PARTIRE DAL PROSSIMO VOTO REGIONALE, NON VA DA NESSUNA PARTE…

elon musk donald trump caveau oro

DAGOREPORT - ALTA TENSIONE TRA IL MONDO FINANZIARIO AMERICANO E KING TRUMP - PRIMA DI DICHIARARE GUERRA A WASHINGTON, I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI ASPETTANO CHE TRUMP E MUSK CACCINO IL PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE  PER IMPORRE I BITCOIN COME RISERVA NAZIONALE. UNA MONETA DIGITALE E SOVRANAZIONALE CHE AFFOSSEREBBE IL DOLLARO, E QUINDI L'ECONOMIA USA. E GOLDMAN SACHS SI PORTA AVANTI CONSIGLIANDO DI INVESTIRE IN ORO - LE RIPERCUSSIONI PER L'ITALIA: MELONI SA CHE I GRANDI FONDI, SE VOLESSERO, POTREBBERO MANDARE GAMBE ALL'ARIA IL DEBITO TRICOLORE...