giancarlo giorgetti giorgia meloni giovambattista fazzolari francesco gaetano caltagirone generali

COSA CAMBIERA’ NELLA GUERRA IN GENERALI CON IL NUOVO DDL CAPITALI? GIORGETTI HA DISINNESCATO “L’EMENDAMENTO CALTAGIRONE”, CONCEPITO DA FAZZOLARI CON L’EDITORE DEL SUO GIORNALE PREFERITO (“IL MESSAGGERO”): LE MINORANZE SARANNO RAPPRESENTATE MEGLIO MA NON AVRANNO IL 49% DELLE SEDIE – CON LE ULTIME MODIFICHE AL TESTO, LA LISTA CALTAGIRONE POTREBBE SALIRE DA 3 A 5 CONSIGLIERI NEL CDA GENERALI – E I FRANCESI DI VIVENDI AVREBBERO MOLTO PIÙ PESO DENTRO TIM – LA NORMA SULLA GOVERNANCE DELLE SOCIETÀ QUOTATE ARRIVERÀ IN AULA A FINE MESE...

Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “la Stampa”

 

GIANCARLO GIORGETTI

L'iter è ancora lungo ma l'impianto del disegno di legge Capitali appare formato: dopo l'approvazione degli emendamenti terminata ieri alla Commissione Finanze del Senato, martedì prossimo - dopo che ieri sera è arrivato il parere della commissione Affari Costituzionali – è atteso il voto sulla delega ai relatori. L'approdo in Aula è previsto per fine mese, poi arriverà alla Camera, ma ormai "blindato".

 

Quindi il governo avrà 12 mesi per riformare anche il Testo unico della finanza, ma nelle materie non toccate dal ddl. Che, se non cambierà strada facendo, porterà ricadute importanti sulle grandi società quotate a Piazza Affari.

 

giovanbattista fazzolari giorgia meloni al senato

L'articolato è vario, ieri sono stato approvato alcune proposte riformulate martedì: tra queste il voto maggiorato (solo una facoltà per le società) che in 10 anni possono raggiungere al massimo 10 voti per azione. Un modo per frenare la fuga all'estero dei grandi gruppi, dall'ultimo Brembo. Il passaggio però più gravido di conseguenze è anche quello che, nel testo originale del Mef, non c'era. Ed è quello che istituisce nuove norme che andranno a regolare la lista proposta dal consiglio di amministrazione uscente per rinnovare il cda. Vediamole.

 

 La lista dovrà essere proposta col voto favorevole di due terzi dei consiglieri (unico caso di maggioranza qualificata nella votazione dei cda, a parte il diritto di veto delle minoranze sulle questioni relative alle parti correlate), deve contenere un numero di candidati pari al numero da eleggere maggiorato di un terzo. Le minoranze ne escono rafforzate sebbene in maniera meno radicale delle prime versioni (dove anche il M5S aveva presentato emendamenti assai incisivi): non avranno il 49% delle seggiole, ma in numero proporzionale ai voti.

 

 

GENERALI

La norma, se approvata, avrà effetto a partire dalle assemblee del 2025. Il primo vero banco di prova sarà dunque alle Generali, dove l'ad Philippe Donnet un anno fa è stato riconfermato per tre anni dopo un aspro scontro tra la lista del cda e quella presentata da Francesco Gaetano Caltagirone. Ha vinto il cda con il 55,99% dei voti, contro il 41,72% andato alla lista sfidante. Che oggi in consiglio esprime così 3 consiglieri su 13. Con la nuova legge il numero salirebbe a 5.

 

milleri nagel caltagirone

Le nuove norme, sulla carta, potrebbero sconsigliare Mediobanca, che consolida a bilancio il Leone in virtù dell'influenza notevole che esercita sulla compagnia, dall 'appoggiare come ha fatto l'anno passato la lista del consiglio. Per mantenere tale influenza, infatti, oltre ad avere almeno il 10% del capitale (oggi ha il 13, 13%) deve esprimere un proprio dirigente in consiglio, oggi Clemente Rebecchini. Siccome il ddl prevede che i candidati, una volta che la lista ha preso la maggioranza, siano votati uno per uno e risultino eletti quelli che prendono più voti, l'elezione del candidato di Piazzetta Cuccia sarebbe probabile, ma non più certa.

 

francesco gaetano caltagirone

Altra società sensibile alla norma è Tim dove l'attuale consiglio è composto dai candidati presentati dal cda precedente. I francesi di Vivendi, con il 23,75%, senza un accordo col cda, avranno molto più peso. Se ne parlerà più avanti perché il cda si rinnoverà l'anno venturo con le regole attuali. [...]

BOLLORE' VIVENDIvincent bollore

Ultimi Dagoreport

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, MATTEO SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…