“L'ALTERNATIVA NON È TRA PACE E CONDIZIONATORI MA FRA PACE E COSA MANGIAMO” - IL “BANCHIERE DI SISTEMA” CARLO MESSINA AVVERTE CHI VUOLE INSEGUIRE BIDEN SULLE SANZIONI A OLTRANZA A PUTIN: “SENZA IL GAS RUSSO ANDREMMO VERSO UNA RECESSIONE CERTA CON UNA PERDITA DI POSTI DI LAVORO SIGNIFICATIVA. UNO SCENARIO DEL GENERE CI VEDREBBE IN SOFFERENZA PER QUALCHE ANNO. PURTROPPO L'AREA DELLA POVERTÀ SI ALLARGHERÀ GIÀ OGGI. DOBBIAMO GUARDARE CON ATTENZIONE A CHI OGGI HA UN REDDITO TRA I 1.500 E I 2.500 EURO AL MESE” - LA BLINDATURA DI DRAGHI A PALAZZO CHIGI: “QUESTO GOVERNO DEVE CONTINUARE NEL SUO LAVORO PERCHÉ STA FACENDO BENE” - LA STILETTATA A COTTARELLI CHE HA INVOCATO LE ELEZIONI IN AUTUNNO: “UNA FESSERIA IL VOTO ANTICIPATO"
Maurizio Tropeano per “la Stampa”
«Questo governo deve continuare nel suo lavoro perché sta facendo bene. Si può fare sempre di meglio, ma non dimentichiamo di avere un campione del mondo come presidente del Consiglio».
Dunque «non facciamo fesserie» ed evitiamo di spingere verso le elezioni anticipate. Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, intervistato dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, sceglie la cerimonia per l'apertura delle Gallerie d'Italia in piazza San Carlo a Torino, per lanciare un segnale positivo al paese: «L'inflazione rallenta la crescita» ma non la ferma anche se avremmo bisogno di «altri interventi per sostenerla» e per mitigare l'impatto sociale della crisi.
CARLO MESSINA MASSIMO GIANNINI
Ma questo scenario potrebbe saltare se si interrompesse totalmente il flusso di gas dalla Russia: «Significherebbe andare verso una recessione certa con una perdita di posti di lavoro significativa». Se così stanno le cose, allora «per l'Italia l'alternativa non è tra la pace e il condizionatore ma tra la pace e che cosa mangiamo», anche se «dobbiamo evitare questa alternativa».
Intesa Sanpaolo è la prima banca d'Italia, dal suo osservatorio che impatto avrà sul Paese la guerra scatenata dalla Russia in Ucraina?
«Indubbiamente ci troviamo di fronte ad una ulteriore complessità che rende più difficile il percorso di uscita dalla pandemia. Questa guerra ha prima di tutto un impatto drammatico dal punto di vista umanitario, soprattutto per chi, come la nostra generazione, non ha mai vissuto una situazione di conflitto armato come questo. È chiaro che ci saranno implicazioni di carattere economico e geopolitico e soprattutto la necessità che ogni singolo Paese in Europa riveda le proprie priorità.
Deve farlo, dove possibile, in modo coordinato. Come Italia dobbiamo farlo partendo dalla nostra condizione: abbiamo dei punti di forza assoluti e se lavoriamo su questi punti di forza con una visione di medio periodo saremo in grado di uscire, anche da questa condizione, in una situazione migliore. Attenzione, però, serve grandissima cautela nei confronti di povertà e disuguaglianza. Questo è un punto che non possiamo permetterci di dimenticare».
Ma ci sono anche tanti punti di debolezza.
«È chiaro che avremo una crescita toccata in modo significativo prima di tutto dall'incremento dei prezzi delle materie prime e del comparto alimentare, quindi un effetto che prescinde dalla guerra e nasce da un'inflazione in aumento.
A questo si aggiungerà anche un elemento collegato all'impatto delle sanzioni che stiamo applicando alla Russia. Indubbiamente ci sarà un rallentamento ma sono convinto che rimarremo con una crescita che, rispetto al passato, è al di sopra del potenziale del nostro Paese.
PUTIN E I RUBLINETTI - BY EMILIANO CARLI
Il fatto che scenderemo dal 4%, previsto come crescita dell'Italia per il 2022, e oltre il 2% del 2023, verso il 2-3% per il 2022 e l'1-2% nel 2023, significa che continueremo a crescere. Quindi prima di dare messaggi negativi, ovvero "avremo dei seri problemi", credo occorra spiegare come l'Italia potrà continuare a crescere, pur avendo bisogno di altri fattori abilitanti per accelerare lo sviluppo».
Dunque lei non vede il rischio di una recessione o della stagflazione?
«No, a meno che non venga interrotto totalmente il flusso di gas dalla Russia.
L'inflazione è certa ma se riusciremo a impostare delle azioni in grado di sostenere la crescita e mitigare il disagio sociale, così come è stato fatto per superare la pandemia, saremo ancora in tempo per evitare quel rischio».
Il tasso di inflazione in crescita è ancora una fiammata?
«Fino ad alcuni mesi fa ritenevo che l'inflazione fosse una fiammata e che potesse essere riassorbita nel 2022. Oggi è chiaro: stiamo vedendo un picco ed è probabile che nel 2023 rimarremo con un'inflazione tra il 2 e il 4%. Però anche in questo caso non saremo al 10% non ci sono i presupposti perché questo accada».
L'era dei tassi negativi però è finita. La Fed li ha già alzati e la Bce sta per farlo...
«Sì, e questo non è un male di per sé. Anzi, era ora che finisse. Non si può immaginare di rimanere agganciati a bocchettoni da cui respirare se ci sono le condizioni per evitarlo».
A livello europeo e anche in Italia si sta discutendo di un nuovo round di sanzioni contro Mosca. L'Italia è un paese che più di altri è dipendente dal gas russo. Possiamo permetterci di chiudere i rubinetti?
«Dipende dai costi che siamo disponibili ad accettare. Interrompere il rubinetto del gas significherebbe andare verso una recessione certa con una perdita di posti di lavoro significativa. Nel quadro di sanzioni attuale, rimboccandoci le maniche ce la faremo.
Uno scenario di totale rinuncia al gas russo ci vedrebbe in sofferenza per qualche anno.
Se riteniamo che questo sia il nostro contributo per fermare il conflitto, il Paese intero dovrà adeguarsi a quanto il governo indica, anche se credo sia una valutazione da fare con grandissima attenzione».
Dunque se l'alternativa è tra la pace e i condizionatori, come indicato da Draghi, lei sceglie i condizionatori?
«Dobbiamo essere consapevoli che l'alternativa non è tra pace e condizionatore ma fra pace e cosa mangiamo. Tra pace e condizionatore io scelgo senza dubbio la pace, ma se dovessimo scegliere tra pace e cosa mangiamo, questo significherebbe uno scenario di guerra. Dovremmo affrontare picchi di disoccupazione con 500 mila o 1 milione di persone che perdono il lavoro, si aggiungerebbero ai cinque milioni di poveri e ad altri cinque milioni di lavoratori in gravi difficoltà».
L'Italia è marginale a livello internazionale?
«La partita si gioca tra Stati Uniti, Russia e Cina. L'Europa è marginale e purtroppo gli impatti negativi hanno ricadute dove si è marginali».
Intanto, però, l'impatto del caro energia è arrivato ed è stato devastante. Il caro bollette morde la carne delle famiglie. Questa guerra allarga le diseguaglianze sociali?.
«Purtroppo sono certo che l'area della povertà si allargherà già oggi. Dobbiamo guardare con attenzione a chi oggi ha un reddito tra i 1.500 e i 2.500 euro al mese - e sono tantissimi - e ai pensionati.
Per loro i rincari hanno una forte incidenza. Nei prossimi 12 mesi immagino interventi aggiuntivi sia per favorire la crescita economica sia per evitare situazioni socialmente drammatiche.
Azioni non del solo governo ma anche di quelle aziende private che hanno una leadership, come la nostra. Serve un'azione di coordinamento da parte del governo che possa dar vita ad un progetto dove, tutti insieme, attraverso donazioni o meccanismi di coordinamento con le fondazioni bancarie, contribuiamo ad ottenere questo doppio risultato: aumento del Pil e mitigazione sociale».
L INCONTRO TRA JOE BIDEN E MARIO DRAGHI VISTO DA CARLI 1
Ma c'è chi imputa al reddito di cittadinanza la mancanza di 350 mila posti di lavoro. Anche i bonus che Draghi ha confermato sono finiti nel mirino. Stiamo costruendo un'economia assistenziale?
«Serve un intervento fortissimo a favore di chi ne ha bisogno. Il reddito di cittadinanza, al netto di qualche mal funzionamento da correggere, nasce dall'idea che socialmente è necessario fare tutto il possibile per tenere tutti a bordo. Un'idea giusta, considerando che le risorse si possono trovare. Se siamo in una fase di emergenza dobbiamo utilizzare bene le risorse disponibili. E non dobbiamo aspettare solo l'intervento pubblico, tocca anche alle grandi aziende, noi per primi. E poi dobbiamo chiederci se rispetto al lavoro svolto le retribuzioni sono corrette».
Ma in Italia c'è una grave questione salariale.
«Ci sono alcuni settori in cui i salari possono essere rafforzati, certo non agganciandoli automaticamente all'inflazione. Si devono trovare le condizioni per introdurre dei correttivi, è doveroso farlo. Non so dirle se sia necessario farlo in tutti i settori, ma va fatto l'impossibile. Senza dimenticare l'housing sociale, infrastruttura necessaria per avvicinare la domanda e l'offerta di lavoro»
Il debito pubblico è esploso. Fa bene Draghi ad opporsi ad un nuovo scostamento di bilancio?
«Fa benissimo. Si può intervenire sulla riqualificazione della spesa lavorando sulla costruzione di nuove modalità con cui si finanzia il debito».
Cioè?
«I fondi pensione delle case previdenziali ammontano a 260 miliardi, 30 sono in titoli di Stato Italiani. Le risorse vanno concentrate maggiormente dove si pagano le pensioni, quindi in Italia. Lo Stato ha un trilione di asset di beni pubblici ma ci sono gestori che possono farlo fruttare meglio.
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Con i risparmi dei cittadini si creino fondi che acquisiscano parte del patrimonio immobiliare. La nostra dipendenza dalla Bce è altrettanto elevata come quella energetica, alimentare e della difesa. Se 800 miliardi di debito pubblico sono in mano alla Bce, non puoi ritenerti autonomo nel prendere le decisioni».
Quindi come se ne esce?
«L'Italia è un Paese con una ricchezza di 10 trilioni e quelle risorse vanno messe sul tavolo attraverso la manovra che io preferirei, cioè con un risparmio delle famiglie maggiormente allocato sui titoli di Stato o sui fondi rappresentativi di beni immobiliari pubblici».
C'è chi pensa che Draghi abbia esaurito la sua missione. Carlo Cottarelli su La Stampa ha scritto che sarebbe meglio andare ad elezioni anticipate.
discorso di mario draghi al parlamento europeo strasburgo 3
«Questo governo deve continuare nel suo lavoro perché sta facendo bene. Tutto si può fare meglio, ma non dimentichiamo di avere un campione del mondo presidente del Consiglio, con una forte reputazione a livello internazionale. Ci manca solo la spinta verso elezioni anticipate. Non facciamo fesserie».
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E dopo le elezioni ancora Draghi o lei si fida dei leader dei partiti che si candidano a sostituirlo?
«Se questo governo continua nel suo lavoro nei prossimi 12 mesi può risolvere la gran parte dei problemi di fronte a noi. E chi prenderà in mano questo Paese, se lo farà in un quadro europeo, lo troverà in condizioni gestibili».