IL CAVALIERE EX POMPETTA NON CREDE AI RAMOSCELLI D’ULIVO DI VIVENDI – I FRANCESI DI BOLLORE': “TRATTIAMO CON MEDIASET”. DAL BISCIONE, PERO’, PORTE CHIUSE: “CONFERMATA LA CAUSA” – INTANTO, MUSICA E PUBBLICITA’ FANNO IL BILANCIO DEL COLOSSO FRANCESE: AUMENTANO I RICAVI MA CALANO GLI UTILI
Francesco Spini per la Stampa
L' obiettivo resta quello di sempre, «produrre e distribuire contenuti europei di portata globale». Dunque Vivendi non ha perso le speranze di siglare la pace con Mediaset. Anzi: «La mediazione è in corso», assicura più volte l' ad del colosso francese dei media, Arnaud de Puyfontaine, nel corso della presentazione dei conti del 2017. «Crediamo ancora nella validità e nel potenziale della visione strategica con cui la relazione tra i due gruppi era iniziata», argomenta il manager francese.
La sensazione, però è che il garbuglio sia ancora intricato. E che a questo punto si andrà avanti anche dopo le elezioni nel tentativo di risolvere il rebus. Tanto più che un portavoce di Mediaset sente la necessità di precisare alle agenzie di stampa che il contenzioso con Parigi portato avanti dal gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi e dall' azionista Fininvest sul mancato rispetto del contratto di vendita di Premium, la pay tv del gruppo, «procede» come «è confermata l' udienza del 27 febbraio» della causa civile davanti al Tribunale di Milano.
Entro il 19 di aprile, inoltre, i francesi dovranno dare esecuzione al piano presentato all' Agcom per scendere al di sotto del 10% dei diritti di voto di Mediaset. Quanto ai conti, Vivendi riporta nel 2017 un utile netto in lieve calo a 1,228 miliardi di euro (-2,2%). I ricavi sono pari a 12,444 miliardi di euro, in aumento del 15%. A perimetro e valuta costanti i ricavi aumentano del 4,9%. La proposta di dividendo è di 0,45 euro per azione, in rialzo del 12,5%.
Sono i primi conti, questi, in cui si sente il contributo (1,15 miliardi nei ricavi del secondo semestre) di Havas, il colosso della pubblicità consolidato da inizio luglio. E se il gioiello della corona del gruppo guidato da Vincent Bolloré resta la musica di Universal, che vede i ricavi salire del 10%, migliorano anche i conti di Canal+, il cui fatturato sale dello 0,3% a 5,24 miliardi di euro.
E Tim? La controllata italiana (di fatto, visto che il gruppo ha il 23,9%) ha contribuito all' utile di gruppo (considerando solo i 9 mesi) per 144 milioni di euro. De Puyfontaine, che è pure presidente di Tim, definisce «positive» le discussioni di Tim col governo italiano sul «golden power». E conferma il «pieno supporto» al management e «all' amministratore delegato Amos Genish», allontanando così le insistenti voci sul disappunto di Genish per l' affiancamento, sebbene temporaneo, di Michel Sibony - manager di fiducia di Bolloré - quale consulente per gli acquisti dell' ex monopolista, in cui sono stati richiesti importanti sconti ai fornitori.
Intanto, sempre restando in casa Tim, arriva al pettine il nodo Persidera. La società, che opera nelle frequenze tv (e che fa capo per il 70% a Tim e per il 30% a Gedi, editore cui fa capo anche questo giornale) è in vendita per soddisfare la richiesta dell' Antitrust Ue a seguito della salita di Vivendi in Tim. A ieri sarebbe giunta una sola offerta, quella della cordata F2i-RaiWay, ma che risulterebbe ben al di sotto dei 350 milioni di euro desiderati da Tim. Nessuna notizia da Ei Towers, altro possibile pretendente: per partecipare deve trovare un partner e c' è ancora (poco) tempo.