CEMENTO INCOMPIUTO - LE GRANDI OPERE DEGLI ARCHITETTI PIÙ FAMOSI CHE PARTONO MA NON FINISCONO MAI. E QUANDO FINISCONO SONO UN DISASTRO (VEDI CALATRAVA A VENEZIA)

Francesco Erbani per "la Repubblica"

Un cantiere infinito. Un groviglio inestricabile. La Nuvola di Massimiliano Fuksas avrebbe dovuto aleggiare nel firmamento dell'architettura contemporanea. E invece è rimasta lì, scheletro metallico nel cuore del quartiere romano dell'Eur, in attesa di conoscere il proprio destino. Che cosa si aspetta perché questo destino si compia? Ancora tanti soldi (170 milioni), ancora tanto tempo (almeno due anni).

Ma come si è arrivati a questo punto? È il consueto, tragico rovello delle Grandi Opere d'architettura? In parte sì. E perché le Grandi Opere sono in affanno? Molti sostengono che queste vicende sono anche l'effetto del considerare l'architettura come una soluzione a sé, bella quanto si vuole, ma che prescinde dall'urbanistica, cioè dalla sua relazione con la città. Una relazione che si tenta in ogni modo di forzare.

Vengono allora in mente lo stadio del nuoto progettato da Santiago Calatrava, a Roma: cominciato e rimasto tristemente incompiuto. Oppure il nuovo Palazzo del cinema al Lido di Venezia disegnato da Rudy Ricciotti e ingoiato, insieme alle logiche da Protezione civile che l'hanno sorretto, nel colossale buco che ancora troneggia davanti al vecchio Palazzo del cinema. E che ne sarà dei tre grattacieli di City Life a Milano, firmati da Zaha Hadid, Arata Isozaki e Daniel Libeskind? Oppure del contestatissimo Crescent che Ricardo Bofill sta realizzando a Salerno e il cui cantiere è stato appena sequestrato?

Un altro caso è a poche decine di metri dalla Nuvola e la sua storia è strettamente intrecciata all'opera di Fuksas: il progetto, ora abbandonato, che Renzo Piano aveva realizzato per sostituire le due Torri di Cesare Ligini, che - altri scheletri - svettano davanti al laghetto dell'Eur.

La storia della Nuvola è emblematica di una relazione poco felice con il contesto. Comincia nel 2000, quando Fuksas vince un concorso per il nuovo Centro congressi della capitale. Disegna una teca d'acciaio e vetro alta 40 metri che racchiude, sospesa, una struttura in fibra di vetro e silicone. Totale: 27mila metri cubi. Architettura ardita, coperta di lodi e di polemiche. Il costo iniziale è di 130 milioni.

Ma si arriva al doppio: l'appalto è fissato a 273 milioni. Come finanziare la spesa? Eur Spa, il committente dell'opera (per il 90 per cento di proprietà del ministero dell'Economia, per il 10 del Comune di Roma), si indebita con le banche e spera di ottenere quattrini da alcune operazioni immobiliari, spremendo soldi con spericolate scorribande che si abbattono sui suoli dell'Eur, i suoli pubblici che Eur Spa amministra come un privato.

Accanto alla Nuvola viene costruito un altro edificio, una specie di paravento di vetro nero. Lo chiamano la Lama. Nelle intenzioni dovrebbe essere un albergo di lusso. Lo si vorrebbe vendere, ma nessuno si fa avanti. Si pensa di darlo in gestione, ma neanche quest'operazione va in porto.

Una buona architettura può fare a meno della buona urbanistica? Chi si affaccia da una finestra della Lama capisce che non si può. A poche decine di metri svettano proprio gli scheletri delle Torri di Ligini: scorticate, ma mai demolite perché l'intera operazione non aveva più convenienza (fra coloro che vi si erano impegnati Salvatore Ligresti, i fratelli Toti e Alfio Marchini). Come si può vendere un albergo cinque stelle di fronte a un pezzo di Beirut?

Altra vicenda urbanistica: Eur Spa spera di far cassa valorizzando l'area in cui c'era il Velodromo, gioiello dell'architettura di fine anni Cinquanta, anch'esso di Cesare Ligini, anch'esso distrutto, ma stavolta definitivamente. Dove un tempo sfrecciavano i ciclisti, si vorrebbero tirar su palazzi. Ma l'iniziativa (che qualcuno chiama semplicemente speculazione edilizia) non va in porto, anche perché ora il Campidoglio la vuole fortemente ridimensionare.

Dall'altro lato lievitano i costi della Nuvola: nei piani interrati si realizzano altre sale e sono necessari nuovi parcheggi. Le modifiche al progetto hanno ritardato i lavori e hanno prodotto altri oneri. Ora la partita della Nuvola si gioca sui tavoli di una complessa trattativa. Che cercherà di evitare alla teca di Fuksas il triste destino di gigantesca incompiuta

 

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