1- CHISSA’ PERCHE’ LA SETTIMANA SCORSA GIORGIO GORI, LO SPIN DOCTOR DI RENZI, CRESCIUTO ALLA CORTE DEL CAVALIERE, SI E' INCONTRATO SEGRETAMENTE CON GIANNI LETTA 2- STEFANO GRASSI, L’UOMO CHE SUSSURRA A MONTI LE MOSSE PIÙ DELICATE SULL’ECONOMIA 3- FINIS MECCANICA: PASSERA FA CIRCOLARE CON INSISTENZA LA VOCE DI UNA CORDATA ITALIANA PRONTA A RILEVARE ANSALDO ENERGIA PUR DI METTERE UNA ZEPPA NEI PIEDI DI QUELL’ORSI CHE CONSIDERAVA GIÀ ACQUISITA LA CESSIONE AI TEDESCHI DI SIEMENS 4- COME SIAMO CADUTI IN BASSANINI! “LA CASSA DA VERGINELLA PUÒ DIVENTARE UNA ESCORT” 5- LADY TARANTOLA NEL MIRINO: DOV’ERA QUANDO DOVEVA VIGILARE PONZELLINI E MUSSARI? 6- LA7: UNA STELLA DA SPEGNERE IN SETTIMANA? CHI COMPRA NON VUOLE IL “CANARO”?

1- STEFANO GRASSI, L'UOMO CHE SUSSURRAVA A MONTI
Gli uscieri di Finmeccanica se l'aspettavano e quando ieri sera poco prima delle 19 è uscita la nota di Palazzo Chigi che annunciava la cancellazione dell'incontro tra il Governo e il comandante supremo Giuseppe Orsi, non sono rimasti stupiti.

Per loro era scontato che dopo le rivelazioni del weekend sugli sviluppi della vicenda relativa alla vendita degli elicotteri in India, Monti avrebbe cercato di evitare che l'incontro si trasformasse da un processo industriale a un inevitabile processo morale nei confronti non solo del manager "adottato" dalla Lega di Maroni, ma anche di un intero Gruppo sul quale è piombata l'accusa di non rispettare il codice etico e le regole della legge 231 sulla reputazione delle aziende.

La convinzione degli uscieri era rafforzata dalle notizie, occultate dalla maggior parte dei giornali, sugli interventi che risalgono all'aprile scorso quando secondo le rivelazioni di Dagospia e le conferme a lingua sciolta del vicepresidente di Telespazio Giovanni Garofalo, sarebbero scesi in campo a difesa di Orsi non solo Corradino Passera, ma addirittura Carlo Azeglio Ciampi, un padre della patria al di sopra di ogni sospetto.

E poiché nessuno dei due ha sentito il bisogno di una smentita si è capito che in queste condizioni la riunione di Palazzo Chigi avrebbe inevitabilmente preso una piega incandescente.

Da qui il sobrio comunicato sull'annullamento dell'incontro prendendo a pretesto il fallimento della fusione tra i due colossi dell'aerospazio Eads-Bae, che secondo la nota della presidenza del Consiglio costituiva "l'oggetto della riunione". Gli uscieri di Finmeccanica conoscono il nome dell'uomo che ha consigliato al Professore di Varese di non entrare nel cerchio delle polemiche sulle strategie del Gruppo e sul destino del vertice aziendale.

È Stefano Grassi, uno dei cinque membri dello staff del premier, al quale SuperMario ha affidato l'esame dei dossier più caldi. Nonostante la giovane età i due si conoscono da almeno 12 anni quando dopo la laurea alla Scuola Superiore S. Anna di Pisa e il master presso il Collegio d'Europa di Bruges, Grassi ha lavorato fino al 2004 nella Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa per poi diventare un funzionario presso il Segretariato generale della Commissione europea.

Per Monti è lui, insieme a Federico Silvio Toniato, l'uomo di riferimento poliglotta e ferratissimo sui temi internazionali, ma mentre le quotazioni di Toniato sono andate calando negli ultimi mesi, quelle di Grassi sono cresciute fino al punto di diventare il riferimento del presidente sui grandi temi della politica industriale.

Quando da Berlino è arrivata la notizia che la massaia Angela Merkel avrebbe bocciato la fusione dei due colossi Bae-Eads mettendo ai margini Finmeccanica, questo è apparso a Grassi e a Monti un ottimo pretesto per far saltare il confronto con Orsi e Alessandro Pansa. La miscela di incertezze e di illazioni rischiava di esplodere sotto il tavolo di Palazzo Chigi, uno spettacolo a cui Monti non vuole assistere.

Chi frequenta le stanze del presidente sa che finora rispetto ai problemi di Finmeccanica ha preferito tenere un atteggiamento agnostico dove la parola "agnostico" non va presa alla lettera come "non sapere", ma si lega a un'attesa prudente degli eventi.

L'atteggiamento di Monti è rafforzato dalla sensazione che dopo le intercettazioni dei carabinieri alcuni tra i ministri che avrebbero dovuto partecipare all'incontro di domani si sono notevolmente raffreddati nei confronti dei Orsi. Così risulta per il titolare della Difesa, Di Paola, e per Corradino Passera che è stato tirato in ballo quando avrebbe coinvolto il padre della patria Carlo Azeglio Ciampi. Non a caso Corradino e i suoi collaboratori stretti fanno circolare con insistenza la voce di una cordata italiana pronta a rilevare Ansaldo Energia pur di mettere una zeppa nei piedi di quell'Orsi che considerava già acquisita la cessione ai tedeschi di Siemens.

Alla freddezza di Passera e di Di Paola si aggiunge, è quasi inutile sottolinearlo, quella del pallido Vittorio Grilli che quando sente il nome di Orsi e di Finmeccanica si irrigidisce come una statua.

Per colpa delle chiacchiere sulle fatture false pagate da qualche azienda di Finmeccanica all'ex-moglie americana, Grilli è finito nella macchina del fango e se non ci fosse stato accanto a lui il portavoce Filippo Pepe (un giornalista ex-An già alla corte dell'Alemanno ministro dell'Agricoltura) sarebbe caduto in una crisi psicologica profonda.

Adesso gli uscieri di Finmeccanica si chiedono quanto durerà il limbo in cui sono cadute le vicende degli ultimi giorni. A loro avviso il Monti agnostico e i ministri paragnostici (Passera, Di Paola, Grilli) aspettano di capire soprattutto l'evoluzione delle vicende giudiziarie. A Busto Arsizio c'è un magistrato 48enne di nome Eugenio Fusco nativo di Chieti che è stato allievo prediletto di Francesco Greco alla Procura di Milano, al quale oltre agli abiti tagliati dal sarto di fiducia reatino piace affondare le tenaglie negli scandali dell'economia e della finanza. Così ha fatto a proposito di Parmalat e Antonveneta senza risparmiare l'ex-capo di Unipol Giovanni Consorte.

Dal luglio scorso ha preso in mano le vicende di Finmeccanica e di Orsi e sta continuando d'intesa con i pm di Napoli a indagare sulla tangente indiana e sulle briciole piuttosto corpose che sarebbero finite nelle mani della Lega. Solo quando avrà finito il suo lavoro - e non dovrebbe mancare molto - allora si capirà se il muro mediatico e politico intorno a Orsi e alla corte dei suoi faccendieri lascerà spazio a un ragionamento serio sulle strategie industriali di piazza Monte Grappa.

2- COME SIAMO CADUTI IN BASSANINI! "LA CASSA DA VERGINELLA PUÃ’ DIVENTARE UNA ESCORT"
Sarebbe di cattivo gusto passare oggi dalle parti della Cassa Depositi e Prestiti, lo strumento che gestisce i 232 miliardi raccolti nei 24 milioni di libretti postali.

Non è difficile immaginare che negli uffici del presidente Franco Bassanini e dell'amministratore delegato Gorno Tempini l'irritazione sia alle stelle per colpa di Milena Gabanelli, la Giovanna d'Arco dei poveri che ieri sera ha sganciato un missile terra-aria sulla gestione della Cassa.

La giornalista piacentina ha brandito le sue argomentazioni in un crescendo polemico sull'utilizzo invasivo dei depositi in una congerie di attività prevalentemente private dove allo stato attuale è difficile intuire la redditività. A darle manforte dentro la puntata di "Report" è stato il solito economista Luigi Zingales che è apparso con una polo rossa e ha recitato per l'ennesima volta la parte del rompicoglioni.

Tuttavia il pezzo forte della trasmissione non è stato questo, perché chi ha avuto la forza di districarsi nel racconto della Gabanelli alla quale piace fin troppo il linguaggio degli specialisti, è rimasto colpito da due momenti particolari. Il primo è quando sullo schermo è apparso Massimo Varazzani, il manager di Parma, grande collezionista di cariche, che con una faccia meritevole di buffetti chiodati ha detto di aver guadagnato 700mila euro per l'anno trascorso alla Cassa Depositi e Prestiti e di non ricordare esattamente l'importo complessivo della liquidazione dovuta per contratto prima di andarsene alla Fintecna.

C'era qualcosa di beffardo stampato sul suo faccione e nelle sue parole, ma comunque è stato l'unico tra chi ha bazzicato e guida oggi la Cassa a parlare perché i vari Bassanini e Gorno Tempini (quest'ultimo nominato a maggio 2010 con uno stipendio di 952mila euro) hanno preferito negarsi alle telecamere della Gabanelli. E hanno fatto male, anzi malissimo, dimostrando con il loro silenzio la bontà della tesi secondo la quale la formidabile macchina dei risparmi postali si sta comportando (come ha scritto ieri Massimo Mucchetti sul "Corriere della Sera") peggio dell'Iri di antica memoria.

E qualcosa avrebbero potuto dire sul dilemma che sta attanagliando in questi giorni le fondazioni, azioniste al 30% della Cassa Depositi e Prestiti.

Entro il 31 dicembre l'universo multiforme e plurilottizzato delle Fondazioni sarà chiamato a convertire questo 30% di capitale privato mettendo sul tavolo un pacchetto di miliardi che per Bassanini dovrebbero essere almeno 7 mentre per loro non supererebbe i 4 miliardi. Il braccio di ferro è in corso e vede protagonisti soprattutto l'amministratore Gorno Tempini e il Grande Vecchio delle Fondazioni, Giuseppe Guzzetti, il 78enne banchiere lombardo che dall'aprile 2000 guida l'Associazione delle Fondazioni e delle Casse di Risparmio.

Allo stato attuale non si sa come andrà a finire e mentre la società di consulenza Deloitte sta stimando il valore patrimoniale della Cassa, si sa soltanto che il mondo delle Fondazioni è in grande angoscia perché è quasi vicino alla canna del gas.

Da parte sua Milena Gabanelli ha voluto insistere su questo aspetto che appare fondamentale per riportare legittimità all'intervento pubblico della Cassa, e per dare maggior forza al suo atto d'accusa ha concluso la trasmissione con una frase terribile dicendo che di questo passo "la Cassa da verginella può diventare una escort".

3- TARANTOLA NEL MIRINO
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che questa mattina alle 8 la berlina blu del presidente della Rai Anna Maria Tarantola era già parcheggiata davanti a viale Mazzini.

La signora di Casal Pusterlengo, nominata a giugno da Monti alla presidenza della Rai, è scesa con l'aria serena e la sua impalcatura tricologica perfettamente in equilibrio senza dare un'aria di particolare affanno. Eppure intorno a lei e alla sua esperienza in Banca d'Italia iniziata nel 1971 nell'ufficio vigilanza della sede di Milano stanno montando critiche per nulla benevole. A scatenarle sono le ultime vicende emerse nella banca Bpm quando era guidata da Ponzellini e a MontePaschi dove il boccoluto Mussari sta rischiando un futuro tristissimo per il folle acquisto di Antonveneta dove pare siano circolate tangenti politiche.

Anche alla Banca d'Italia qualcuno nei corridoi accenna alla Tarantola e si chiede se nell'esercizio del suo ruolo come capo della Vigilanza sia stata sempre all'altezza del compito. C'è poi chi con malizia insinua che a spingere la signora dai capelli pompadouriani sia stato l'attuale governatore Ignazio Visco".

4- LA7: UNA STELLA DA SPEGNERE
Avviso ai naviganti N.2: "Si avvisano i signori naviganti che oggi dovrebbe arrivare sul tavolo di Franchino Bernabè l'offerta di Urbano Cairo per l'acquisto de "La7".

Finora le manifestazioni di interesse sono state tre, partite da Discovery Channel, H3G e il Fondo Clessidra assistito da Kpmg e dallo studio Chiomenti.

Da parte sua Urbano Cairo, concessionario della pubblicità de "La7", si avvale della Banca Lazard e dello studio Erede. Accanto a queste notizie circola con insistenza la voce che almeno due dei quattro potenziali acquirenti avrebbero posto tra le condizioni l'uscita definitiva da ogni incarico di Giovanni Stella, il "canaro" che continua a gestire operativamente la tv pur avendo lasciato alla fine di giugno l'incarico di vicepresidente e amministratore delegato.

Stella segue Bernabè dai tempi dell'Eni e gli è stato accanto nel 2003 quando Franchino si è messo in proprio con la "Franco Bernabè & C." poi assorbita da Rothschild. Il suo temperamento ruspante lo ha portato ad alcune uscite infelici come quella di poco tempo fa quando nella smania di arricchire il parterre de "La7" si dichiarò "addestratore di macachi che scendono dall'albero della Rai".

5- CHISSA' PERCHE'
La domandina del giorno:" Per quale motivo la settimana scorsa Giorgio Gori, lo spin doctor di Matteuccio Renzi, cresciuto alla corte del Cavaliere impunito, si e' incontrato segretamente con Gianni Letta?".

 

GIUSEPPE ORSI E UN ELICOTTERO AGUSTAWESTLAND jpegPANSA E ORSI OSCAR LUIGI SCALFARO E CARLO AZEGLIO CIAMPI MARIO MONTI E FEDERICO TONIATO Fornero Passera STEFANO GRASSI1 ammiraglio giampaolo dipaolaIL PM EUGENIO FUSCO lisa e vittorio grilli wwGetContent asp jpegFAZIO E GABANELLI AMATO BASSANINIBassanini al mareultspgg07 franco bassaninispi44 linda lanzillotta franco bassaniniGIOVANNI BAZOLI E GIUSEPPE GUZZETTIGORNO TEMPINI ANNA MARIA TARANTOLA ANNA FEDERICI ROBERTO DAGOSTINO Gianni Letta e Silvio Berlusconi GIOVANNI STELLA GORI E RENZI

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