
COME MAI NESSUN GRUPPO ITALIANO HA RILEVATO LO STORICO MARCHIO BIALETTI? SE LO SONO PAPPATO I CINESI, CON 52 MILIONI DI EURO - SI TRATTA DI UN’AZIENDA CHE HA ISPIRATO NEL MONDO L’ESTETICA, IL GUSTO E IL DESIGN ITALIANO - CERTO, PESANO I CONTI AZIENDALI GRAVATI DA UN IMPORTANTE DEBITO (114,6 MILIONI DI EURO) - MA ALLA FINE A SCOMMETTERE SUL RILANCIO DI BIALETTI E’ STATO IL FONDO “NUO CAPITAL” PARTECIPATO SOPRATTUTTO DAL MAGNATE CINESE STEPHEN CHENG (MA DENTRO CI SONO ANCHE LA HOLDING EXOR, DI JOHN ELKANN, E JAKYVAL, ESPRESSIONE DEI TRE EREDI DI ÉMILE-MAURICE, FONDATORE DEL COLOSSO HERMÈS)
1 - CEDUTA BIALETTI ORA LA MOKA NON È PIÙ ITALIANA
Estratto dell’articolo di Massimiliano Del Barba per il “Corriere della Sera”
La Moka diventa cinese. Il marchio Bialetti, l’omino con i baffi, passa al fondo di Stephen Cheng. Con Nuo Capital accordi da 52 milioni per il 78% del capitale
Più della dimensione commerciale, più dei conti aziendali — ancora gravati da un importante debito —, più della linea di prodotto — diversificata ma senza un ampio riscontro di mercato —, ha contato la potenza evocativa di un marchio che ispira nel mondo l’estetica, il gusto e il design italiano. La moka Bialetti, quella dell’omino con i baffi scaturito nel 1958 dalla matita di Paul Campani, da oggi parla cinese.
Le lussemburghesi Nuo Capital, fondo partecipato fra gli altri dal magnate cinese Stephen Cheng e dalla holding Exor, e Jakyval, che è invece espressione dei tre eredi di Émile-maurice, fondatore del colosso Hermès, hanno infatti sottoscritto pariteticamente un contratto di compravendita attraverso il veicolo Nuo Octagon per l’acquisto del 78,567% delle azioni dell’azienda nata nel 1919 a Omegna, sul lago d’orta, trasferitasi dal Piemonte alla Lombardia nel 1993 in seguito all’acquisizione da parte della bresciana Rondine di Francesco Ranzoni e quotata dal 2007.
Il closing è previsto entro la fine di giugno e, successivamente, verrà lanciata un’opa sul flottante rimanente per un prezzo di 0,467 euro ad azione al fine di arrivare al delisting entro l’anno.
L’operazione, che dovrebbe cubare in totale 150 milioni […] è stata salutata positivamente da Piazza Affari, dove il titolo, a fine seduta, si è apprezzato del 61,29%, sfiorando il prezzo dell’opa a 0,45 euro. Al netto dell’ennesimo marchio italiano finito in mani straniere — c’è chi nelle scorse ore si è chiesto il perché nessun gruppo nazionale si sia fatto avanti — l’apprezzamento del mercato nasce dalla negativa situazione finanziaria di Bialetti, gravata da un indebitamento di 114,6 milioni di euro (in crescita sul 2023 di 6,5 milioni), nonché dai risultati di un esercizio chiuso con 1,1 milioni di euro di perdite (2,2 nel 2023) malgrado la crescita dei ricavi del 5,9% a 149,5 milioni, sostenuta dalle vendite del caffè in cialda, produzione made in Italy, mentre le moke vengono prodotte in Romania e le pentole in Turchia.
La vendita si inserisce nell’ambito di una operazione legata al rifinanziamento dell’indebitamento di Bialetti già previsto nell’accordo di ristrutturazione raggiunto nel 2021. In questo contesto la società beneficerà di due nuove tranche di finanziamento per complessivi 75 milioni […]
2 - BUON VIAGGIO BIALETTI ORA L’OMINO CON I BAFFI FARÀ IL CAFFÈ AI CINESI
Estratto dell’articolo di Stefano Bartezzaghi per “la Repubblica”
Quando si viene a sapere che la Bialetti è divenuta di proprietà cinese, la prima reazione fa tornare almeno nella memoria all’Omino coi Baffi. E allora si pensa: aiutami a non dire “iconico”. Tanto rappresentativo, riconoscibile, mitico, famigliare all’immaginario nazionale il nume tutelare della bevanda che meglio serve al nostro risveglio e alla prontezza dei nostri sensi ora sembra quasi cambiare fisionomia.
Si sa che era il ritratto stilizzato di Renato Bialetti (1923-2016), figlio e successore di Alfonso (1888-1970). Alfonso aveva fondato l’azienda eponima, inizialmente specializzata nel trattamento dell’alluminio, ma poi destinata soprattutto alla produzione della più geniale invenzione del fondatore: la caffettiera allora rivoluzionaria, la “moka”, poi “moca” e anche genericamente “macchinetta” fortunatissima nelle modalità di trasformazione dell’acqua comune in caffè e felice anche nel nome, che omaggiava la città yemenita Mokha, cruciale centro mercantile del caffè.
Tornato dalle sue traversie belliche, Renato prese presto il governo dell’azienda e nel corso degli anni Cinquanta trovò il modo di valorizzare l’invenzione paterna e proiettarla su scala nazionale. Nasceva, a immagine e somiglianza dello stesso Renato, il marchio dell’Omino coi Baffi e tempo pochi anni si diffondeva diventando un “mito d’oggi” sulla potente spinta degli sketch di Carosello. Se ancora adesso ci sono quelli, il Cielo li perdoni, che al bar ordinano “un buon caffè” sarà forse perché nei codini pubblicitari (lo attesta Marco Giusti nel Grande libro di Carosello ) l’inconfondibile voce del comico Raffaele Pisu scandiva: “Sì, sì, sì... sembra facile... farsi un buon caffè”. Come fare, senza moka express? […]
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RENATO BIALETTI
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