1. COL SILURO DEL ‘CORRIERE’ SU SORGENIA IL FILM È BRUSCAMENTE CAMBIATO: ELKANN HA AVVERTITO RENZI CHE EVENTUALI SALVATAGGI DI STATO NON PASSERANNO SOTTO SILENZIO 2. INTANTO C’E’ IN BALLO IL CORRIERE: SE RENZI DESSE LA SUA BENEDIZIONE A UN RIBALTONE IN RCS GUIDATO DAI SUOI AMICI DELLA VALLE E CAIRO IN VESTE DI ARIETI, LE MUNIZIONI A DISPOSIZIONE DEL LINGOTTO POTREBBERO NON BASTARE. ANCHE PERCHÉ NON S’È MAI VISTO CHE LE BANCHE SI METTANO A GIOCARE CONTRO CHI STA AL GOVERNO 3. SECONDO: IL DUPLEX DELLA VALLE-CAIRO CONTRO IL POTERE FIAT DI FONDERE “LA STAMPA” E “CORRIERE” (FUSIONE TEMUTA DA CDB) POTREBBE SALDARSI CON LA7 RENZIANA 4. SOLO UN’ALLEANZA MEDIASET-TELECOM FAREBBE DIGERIRE AL BANANA UN CORRIERE RENZIANO 5. GLI UNICI A RESTARE STRITOLATI DA QUESTA SPARTIZIONE SAREBBERO I TORINESI. CHE PERÒ HANNO GIÀ QUASI ABBANDONATO L’ITALIA E DOPO ESSERSI VOTATI A MONTI, A LETTA-NIPOTE E A NAPOLITANO, SONO RIMASTI ISOLATI DAL “NUOVO CHE AVANZA” DIETRO A RENZI

DAGOREPORT

"Della Valle è quello che entra nel saloon dando il calcio alla porta e minacciando sfracelli, ma dietro di lui ci sono i cavalieri furbacchioni che vogliono dividersi le spoglie del Salotto buono". L'immagine è di un finanziere milanese che ne ha viste parecchie e sa legare i movimenti dei soldi a quelli della politica. E per questo allarga lo sguardo anche al nuovo inquilino di Palazzo Chigi: "I poteri forti sono tutti molto buoni con Renzi. Hanno molte aspettative, forse troppe".

Se il clima era di luna di miele nazionale, con tutte le televisioni e i giornaloni di Lor Signori che facevano a gara nel rimuovere Enrico Letta e nel dimenticare le modalità decisamente da Far West con le quali è andata in scena la presa del potere renziana, va detto che domenica il film è bruscamente cambiato.

Quel giorno, il Corriere della Sera ha improvvisamente scoperto la voragine Sorgenia, ha lavato in pubblico i panni sporchi (aziendali) dei De Benedetti, ma soprattutto ha avvertito il giovane premier che eventuali salvataggi di Stato non passeranno sotto silenzio. Due spari per aria, mentre il cavallo di via Solferino roteava per aria gli zoccoli.

La risposta di Rodolfo De Benedetti al giornale diretto da don Flebuccio de Bortoli è arrivata subito, e con il garbo che contraddistingue il figlio dell'Ingegnere. Oltre a smentire la volontà di qualunque pastrocchio con l'Eni e a tentare di ridurre la faccenda a una questione tra azienda e banche creditrici, Rodolfo ha speso molto spazio della sua replica a separare da Sorgenia le attività del padre Carlo e il gruppo Espresso-Repubblica.
Una separazione che, come vedremo più avanti, è assolutamente fondamentale per il futuro della tv e della carta stampata in Italia.

Ma che cosa è successo di tanto grave per svegliare il drago di Via Solferino? Che il duplex Marchionne-Elkann non ami né Diego della Valle né Carlo De Benedetti è una faccenda stra-nota. Se non altro perché ancora un anno e mezzo fa Mister Tod's e l'Ingegnere di Dogliani criticavano pesantemente la gestione di Fiat, pur facendo attenzione a sfumare le parole su Marchionne. Piccolo particolare: i due sanno perfettamente che il manager svizzero è molto freddo sulle avventure editoriali del padroncino.

Il problema è che con lo sbarco a Palazzo Chigi di Matteo Renzi, in ottimi rapporti tanto con Della Valle quanto con De Benedetti, qualcuno si è sentito la partita in tasca, o quasi. Raccontano a Torino che la sortita più irritante del "pistolero" Dieguito non sia stata quella sul presidente Fiat che dovrebbe andare a fare uno stage alla Tod's, ma quella provocazione su Urbano Cairo, che se avesse in mano Rcs saprebbe come risanarla.

Quell'indicazione così sfrontata non è stata interpretata come il solito attacco a Scott Jovane, ad di Rcs, ma come un segnale alle banche creditrici e azioniste di via Solferino.
Di Rcs, i torinesi hanno il 20%, mentre Della Valle ha poco meno del 9 e Cairo quasi il 3 per cento. Un altro 15% è in mano a Mediobanca e il 5% è di Intesa Sanpaolo. Se fa il conto degli amici, dopo che perfino i Pesenti si sono scocciati, Kaki Elkann si trova pericolosamente solo.

Persino Abramo Bazoli, che sulla vendita della sede era contrario, si è messo alla finestra. E nel quartier generale di Mediobanca hanno più attenzione per le prossime mosse di Renzi sul fronte delle privatizzazioni che per le contorsioni della Rizzoli. Questo significa che se il premier desse la sua benedizione - ovviamente informale - a un ribaltone in Rcs guidato da Della Valle e da Cairo in veste di arieti, le munizioni a disposizione del Lingotto potrebbero non bastare. Anche perché non s'è mai visto che le banche si mettano a giocare contro chi sta al governo.

Se dunque Della Valle è quello che entra per primo nel saloon urlando che "la festa è finita", Cairo è l'editore "puro" (ma ha una concessionaria di pubblicità, tanto per la purezza) che in Rcs ha messo un piedino lo scorso anno, investendo 15 milioni per il 2,8%. Sempre un anno fa, l'imprenditore alessandrino, ed ex assistente di Berlusconi, ha rilevato per una cifra simbolica La7.

L'avrebbe voluta prendere anche Della Valle, spalleggiato da due pesi massimi del palinsesto come Enrico Mentana e Michele Santoro, ma si è mosso troppo tardi e Cairo ha portato a casa la sua preda. Si scrisse anche di un interesse del gruppo Espresso, che però rimase sulla carta.

Era marzo, Berlusconi non era più al governo, ma era miracolosamente resuscitato alle elezioni. E soprattutto, la Cassazione non aveva ancora reso definitiva la condanna Mediaset. I primi mesi di Cairo a La7 sono stati all'insegna della freddezza con Chicco Mentana, trattato come uno dei tanti, dei tagli chirurgici alle spese, ma anche di un paio di favori a Mediaset come l'ingaggio di Rita Dalla Chiesa e Salvo Sottile.

Poi il Cavaliere ha dovuto subire condanna definitiva e decadenza parlamentare, mentre la stella di Renzie saliva in modo inarrestabile. Ora La7 è di sicuro la tv più vicina al Rottam'attore e questi ricambia. Tanto che gli piace dire in giro che se uno come Cairo avesse in mano la spesa pubblica, "farebbe la spending review in sei mesi".

La spending review, intanto, l'ha fatta con successo a La7, riportandone la gestione in equilibrio. E in una serie di interviste recenti, Cairo ha anche buttato lì: "La riserva di 88 milioni che ho ottenuto dalla Telecom al momento dell'acquisto non l'ho toccata".
Non è una notazione da poco e non sono pochi soldi. Con quella cifra, per dire, potrebbe ampiamente quintuplicare la propria quota in Rcs. Ma Cairo, che con le banche finora ha lavorato il meno possibile e resta un cliente assai appetito, ha anche in mano una leva finanziaria straordinaria.

Della Valle e Cairo, nel loro cammino verso la stanza dei bottoni di via Solferino, hanno certamente dei compagni di strada che per ora stanno defilati. Anche se forse, a questo punto, basterebbero loro le banche e lo sguardo benigno di Renzi. Uno dei candidati della vigilia era certamente De Benedetti, che nel lungo ventennio berlusconiano è stato tenuti ai margini della tv e, in parte, anche dell'editoria. Adesso per giunta ha in cassa quasi mezzo miliardo di Berlusconi per via della sentenza sul lodo Mondadori e chissà quanti progetti ha.

O meglio, aveva. Perché il disastro di Sorgenia, seppur aziendalmente separato dall'Espresso, mette Cir nella difficile posizione di spiegare alle banche che non ci sono soldi per onorare i debiti. Mentre invece ci sarebbero per fare altre operazioni nelle telecomunicazioni.

Se immaginare una partecipazione dell'Ingegnere a una cordata per il Corriere è pura fantascienza, se non altro per ragioni di Antitrust, non è invece per nulla azzardato ragionare di un suo interessamento per la La7. In fondo Cairo può dire di averla risanata in meno di un anno e che non gli si tocchino i ricchi contratti pubblicitari con Cairo Communication (è entrato per quello, per blindarli) forse sarebbe anche disposto a rivenderla. Per l'Ingegnere, oggi, il problema è solo di immagine: ha tutti addosso per Sorgenia. Deve passare la nottata.

Per completare il quadro, c'è quel Cavaliere che oggi è preoccupatissimo che Renzi non mantenga i patti. Non solo sulla legge elettorale. Le mosse future delle banche e degli spagnoli di Telefonica in Telecom Italia - con il necessario lasciapassare di Palazzo Chigi - diranno se per Mediaset si aprono nuovi spazi nella vendita dei suoi contenuti non solo più in un segmento maturo come la tv generalista. Un'alleanza Mediaset-Telecom farebbe digerire al Banana anche un passaggio del Corriere in area renziana.

Gli unici a restare stritolati da questa spartizione - e per questo tirano calci - sarebbero i torinesi. Che però hanno già quasi abbandonato l'Italia e dopo essersi votati a Monti, a Lettanipote e a Napolitano, sono rimasti isolati dal "nuovo che avanza" dietro a Renzi

 

berlusconi scaroni della valle RENZI E DELLA VALLE Napolitano Maurizio Lupi ed Enrico Letta napolitano ed enrico lettasorgenia LOGORODOLFO DE BENEDETTI ALLA PRESENTAZIONE DEL MESSAGGERO FOTO OLYCOM ANDREA AGNELLI MARCHIONNE ELKANN GIOVANNI BAZOLI E JOHN ELKANN BRUNO BARBIERI E ENRICO MENTANAsantoro berlusconi CARLO DE BENEDETTI E CORRADO PASSERA

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