IL CRACK PORTOGHESE PARLA ANCHE ITALIANO - LA VICENDA DEL BANCO ESPIRITO SANTO TIRA IN BALLO LA FINANZIARIA SVIZZERA DEL MARCHESE NICOLÒ DI SAN GERMANO: SI SOSPETTA CHE ABBIA GESTITO I BOND GONFIATI

cristiano ronaldo testimonial del banco espirito santocristiano ronaldo testimonial del banco espirito santo

Mario Gerevini per il “Corriere della Sera”

 

«Mesdames, Messieurs …». È il 10 maggio 2013 quando il signor Machado firma un documento che potrebbe evitare uno dei più grandi scandali finanziari europei. Lui sa che il bilancio della Espirito Santo International, la grande holding lussemburghese della famiglia portoghese, nasconde un immenso buco. Lo sa perché è il revisore unico. Oggi noi sappiamo qualcos’altro di lui.

 

«Mesdames, Messieurs, … les jeux sont finis», doveva scrivere. Invece no, poche morbide righe per attestare che tutto è a posto. E tener giù il coperchio. Machado, controllore di una holding che ha attivi per 4,2 miliardi, è tutto meno che indipendente.

 

La storia del crollo del Banco Espirito Santo parte da qui. Ma alcune tracce ci portano anche in Eurofin, una società svizzera di servizi finanziari e consulenza, «regno» di un marchese italiano che come migliori clienti ha proprio gli Espirito Santo.

banco espirito santobanco espirito santo

 

Tre cognomi chilometrici ci aiutano a seguire il filo. Ricardo Espirito Santo Silva Salgado (70 anni): il banchiere disarcionato, guidava il gruppo di famiglia e il Banco Espirito Santo fino al crac. Francisco Antonio Dos Santos Fontes Machado Da Cruz (56): il ragioniere, portoghese che lavora in Svizzera e risiede a Miami, uomo di fiducia della famiglia ma soprattutto, fino alle recenti dimissioni, manager chiave della Eurofin di Losanna.

 

Nicolò Costa di Polenghera San Martino d’Aglie di San Germano (66): il marchese, italiano residente ad Abu Dhabi, è uno dei quattro uomini al vertice di Eurofin, di cui è il principale azionista. Ma non ha ruoli operativi. È l’Ecclestone della motonautica, gestisce infatti con la società cipriota H2O Racing il campionato mondiale di Formula 1 offshore.

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Salgado dietro di sé ha lasciato un deserto. Il crollo del conglomerato Espirito Santo (banche, ospedali, hotel, miniere di diamanti, grattacieli a Miami) ha travolto anche il Banco che sarebbe stato «usato» per tappare i buchi del clan familiare. Tutto comincia dal mancato rimborso di una commercial paper da parte di Espirito Santo International, la holding «sorvegliata» dal ragionier Machado. Tutto finisce con l’annuncio, il 30 luglio, di perdite semestrali del Banco per 3,6 miliardi e un crollo del 73% in Borsa.

 

Intanto sul tavolo di Carlos Costa, il governatore della banca centrale portoghese, si impilano dossier su operazioni finanziarie incrociate tra società di famiglia e banca. L’osmosi è evidente, l’interesse della banca molto meno. Spicca Eurofin fra tutti gli intermediari che lavorano in questa terra di mezzo ricca di percentuali sugli affari. Il governatore Costa punta il dito, il «Wall Street Journal» fa un’inchiesta su Eurofin.

 

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A Losanna tira un’aria pesantissima. Dovrà essere smontato il sospetto principale: aver contribuito a gestire e «impacchettare» bond emessi da varie società della famiglia e poi venduti ai clienti della banca a prezzi gonfiati, producendo un buco di oltre 1 miliardo nei conti del Banco che si era impegnato a riacquistarli. Proprio a Losanna starebbero scavando le autorità portoghesi. Tante relazioni, troppe.

 

Machado viene dalla top five dei manager Eurofin e ha coperto le perdite della holding. Un nipote di Salgado è diventato amministratore di Eurofin Uk. Il Banco tempo fa investì 200 milioni in un fondo poi rilevato dalla società svizzera. A Losanna la famiglia aveva dato in gestione asset per 1,4 miliardi di franchi svizzeri, più della metà del patrimonio gestito da Eurofin. Insieme hanno investito in alberghi. Ma, soprattutto, gli Espirito Santo sono stati fino a pochi anni fa i principali azionisti con il 23%. È probabile che le indagini si spingeranno a chiarire se tramite Eurofin non siano stati creati fondi neri a disposizione della famiglia.

 

Nicolò di San Germano è il socio più importante. «Su di noi — afferma al telefono da Abu Dhabi — non c’è alcuna inchiesta. Abbiamo analizzato ogni singola operazione: tutto secondo le norme vigenti. Siamo a disposizione delle autorità, se verranno a verificare. Machado? Mai stato stipendiato da Eurofin».

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Il marchese conferma che la famiglia era il cliente numero uno. Dice di essere «scioccato» e di non aver mai immaginato «che potessero fare quello che hanno fatto. Del resto — aggiunge, ribadendo, a suo dire, il ruolo tecnico di Eurofin — è come noleggiare un’auto: se io l’affitto a qualcuno che poi la usa per fare una rapina, chi è responsabile?».

 

ricardo salgado erede della famiglia espirito santoricardo salgado erede della famiglia espirito santo

Il lato amaramente comico di questa vicenda è che mentre il “controllore” Machado spalleggiava la famiglia nell’occultare le enormi perdite della cassaforte, miccia del grande crac portoghese, gli Espirito Santo facevano causa ai revisori di una trascurabile partecipata per non aver segnalato alcune irregolarità. 

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