MORTACCI FRUA! - LIQUIDAZIONE CHIUSA PER LA “DE ANGELI FRUA”, EX MEGACOTONIFICIO ENTRATO NELL’ORBITA DEL “LAVANDAIO” FLORIO FLORINI E SALTATA PER ARIA 20 ANNI FA - INSIEME A GIANCARLO PARRETTI, FIORINI SPILLO’ CENTINAIA DI MILIARDI DI LIRE AL CREDIT LYONNAIS E SI FECE TRE ANNI DI GALERA - CRISTINA DE ANGELI FRUA SPOSO’ LO PSICANALISTA ARMANDO VERDIGLIONE - LA FETTA DI TORTA PIU’ GROSSA ALLA DIVA FINANCE DI ROTTERDAM, OVVERO ALLO STATO FRANCESE…

Mario Gerevini per il "Corriere della Sera"

Un annuncio sulla Gazzetta Ufficiale per la chiusura della liquidazione della De Angeli Frua. Il passato che ritorna. La «vecchia» finanza anni Ottanta-Novanta, quella in lire, che per un attimo compare per poi sparire. Ha il nome glorioso di un cotonificio nato nell'Ottocento (De Angeli Frua), evoca le gesta di un uomo, Florio Fiorini, oggi 72 anni, che chiamavano il lavandaio per come ripuliva le aziende.

Ex giovanissimo direttore finanziario dell'Eni, solide sponde socialiste, una volta licenziato (1982) comprò dal Vaticano e da una banca elvetica la finanziaria ginevrina Sasea che sprofondò in uno dei più grossi crac del Paese rossocrociato.

Ma lui, a suo modo, aveva messo sull'avviso: «Le azioni Sasea - ripeteva - non sono indicate per vedove e orfani». Si fece lo stesso 3 anni di carcere. Suo socio era un'altra «mente» dell'epoca, Giancarlo Parretti, che si mise in testa di scalare la Metro Goldwyn Mayer (Mgm): era come tentare la conquista del K2 in bermuda e infradito. Infatti fu un disastro. Entrambi furono finanziati, con grande lungimiranza, dai francesi del Credit Lyonnais che rimasero inchiodati con centinaia di miliardi di lire (anche la Popolare Novara fu travolta).

Ma adesso il passato ritorna anche per i francesi e ha le sembianze di un piccolo rimborso da qualche milione di euro. Pochi giorni fa sulla Gazzetta Ufficiale è comparso un burocratico annuncio a pagamento che nella sostanza diceva due cose: la prima è che si è conclusa (dopo 20 anni) la liquidazione della De Angeli Frua (Daf); la seconda è che agli azionisti spettano 0,02993 euro «per ogni azione ordinaria detenuta».

Già, ma chi sono e che fine avranno fatto gli azionisti? La Daf in origine era un'industria tessile (cotonifici e stamperie) avviata a fine Ottocento da Giuseppe Frua e da Ernesto De Angeli che fu, tra l'altro, uno dei primi soci del Corriere della Sera. Quotata in Borsa nel 1903, arriva ad avere 11 mila dipendenti, poi dopo la morte di Carlo Frua (1969) le stoffe lasciano il posto alla finanza e la Daf diventa una holding con partecipazioni assicurative e immobiliari.

L'azienda passa di mano, entra nell'orbita Sasea-Fiorini ma la cronaca si occupa anche della signora Cristina De Angeli Frua, discepola e poi sposa dello psicanalista Armando Verdiglione. Un nome e un'azienda milanese storica che esattamente 20 anni fa saltò per aria con tutte le sue controllate: le assicurazioni Comitas, Firs e Lloyd Nazionale. Dichiarata fallita nel '92, tornò in bonis nel 1998 e fu presa in mano nel 2005 da Francesco Lo Baido (sua anche la liquidazione della Scotti Finanziaria, altro «gioiello» floriofioriniano dell'epoca).

Lo Baido è il professionista che ha chiuso la liquidazione Daf. Qual era il problema che bloccava la procedura? Un contenzioso, arrivato fino in Cassazione, promosso dalla Evian Finance che vantava un presunto (e consistente) credito antecedente la liquidazione. Il paradosso è che non si è mai saputo chi ci fosse dietro la Evian che per anni ha bloccato la liquidazione (7 milioni congelati a fondo rischi): la finanziaria ha sede a Panama.

Adesso che la Cassazione ha definitivamente dato ragione a Daf gli azionisti possono finalmente passare alla cassa per il riparto di ciò che è rimasto: il bilancio al 30 novembre 2011 mostra un utile di 7 milioni e un patrimonio netto di 3,7 (i 160 milioni di capitale sono bruciati da altrettante perdite pregresse).

La fetta relativamente più grossa va a una strana finanziaria olandese, la Diva Finance di Rotterdam, che ha sempre partecipato (unico socio) alle assemblee con il suo 35% del capitale. Ma la Diva non è altro che lo Stato francese che a suo tempo per salvare il Credit Lyonnais dal dissesto (causa crediti a Parretti-Mgm) si fece carico della bad bank in cui confluirono le posizioni in default o disperate. Tra queste, appunto, la Daf.

Mancano all'appello altri 899 soci. Ci sarebbero anche due vecchi arnesi societari di Fiorini: la Chamotte Unie (46%) e la Sasea Finance (17%). Ma neanche il liquidatore della Daf sa se esistono ancora dopo essere state spazzate via dalla bancarotta. Se non si presentano i soldi vanno pro quota agli altri soci mentre la De Angeli Frua chiude definitivamente la sua storia. Per dire il «tocco magico» di Fiorini: vendette lui a Calisto Tanzi la Finanziaria Centronord, quotata in Borsa, che servì come «involucro» e veicolo per quotare la già impresentabile Parmalat. Una joint venture irripetibile.

 

FLORIO FIORINI ARMANDO VERDIGLIONE CRISTINA FRUA DE ANGELI GIANCARLO PARRETTI

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