carige malacalza

SBANCATI A PRANZO CON FLEBUCCIO - DE BORTOLI: ‘L’ALLORA PRESIDENTE DI CARIGE MALACALZA E L’AD GUIDO BASTIANINI MI INVITARONO PER RACCONTARMI COME AVREBBERO RILANCIATO LA BANCA. NON FURONO PARTICOLARMENTE CONVINCENTI E NON SCRISSI NULLA. DA ALLORA BASTIANINI FU LICENZIATO, RIMPIAZZATO DA PAOLO FIORENTINO A SUA VOLTA SOSTITUITO DA FABIO INNOCENZI. L’AMPIEZZA DELEL CRISI BANCARIE SI MISURA DALLA FREQUENZA CON CUI I VERTICI CAMBIANO…’

 

Ferruccio de Bortoli per “L’Economia – Corriere della Sera

 

CARIGE

L' ultima grande malata del sistema bancario italiano è Carige, una volta Cassa di Risparmio di Genova e Imperia. Belli erano i tempi in cui le casse di risparmio, autentico architrave del credito operoso e produttivo del Paese, non si celavano dietro acronimi più adatti alla metallurgia o all' informatica.

 

Ragioni sociali lunghe - che oggi ci apparirebbero semplicemente insopportabili - racchiudevano a modo loro un pezzo dell' avvincente romanzo della Ricostruzione, lo storytelling del lavoro. E Il Lavoro era una celebre testata giornalistica genovese, diretta da Sandro Pertini poi presidente della Repubblica. Oggi nessun esperto di marketing consiglierebbe come brand il sostantivo lavoro. Fa troppo Novecento.

carige

 

Né, per rimanere alle banche, promuoverebbe il marchio Cassa di Risparmio delle Provincie (con la i) Lombarde. Le province poi non dovevano essere abolite? È rimasta Cariplo, come fondazione di origine bancaria, la più grande d' Italia, emblema della generosità e della socialità lombarde.

 

Ma torniamo a Genova. Nel marzo del 2017 l' allora presidente di Carige Vittorio Malacalza, insieme all' amministratore delegato del tempo Guido Bastianini, mi invitarono a pranzo per raccontarmi come avrebbero rilanciato la banca. Il presidente disse che non avrebbe mai svenduto i crediti in sofferenza e spiegò l' idea di creare un veicolo esterno all' istituto, aperto ad altri investitori, per gestirli al meglio.

GUIDO BASTIANINI TESAURO MALACALZA CARIGE

 

Non furono particolarmente convincenti (e io non scrissi nulla) ma mi sembrarono in perfetta sintonia. Ovviamente mi sbagliavo. Infatti Bastianini venne presto licenziato e sostituito da Paolo Fiorentino che a sua volta è stato poi rimpiazzato da Fabio Innocenzi. Avvicendamenti avvenuti in pochi mesi. Non anni. L' ampiezza delle crisi bancarie e industriali si misura dalla frequenza con cui i vertici cambiano, come è avvenuto del resto in Telecom e in Alitalia. La volatilità delle azioni - e a Genova ne sanno qualcosa - è direttamente proporzionale a quella dei manager.

 

Paolo Fiorentino

Peccato che risparmiatori, i piccoli azionisti, non abbiano lo stesso trattamento economico di coloro ai quali hanno affidato i loro soldi. Manager che li hanno poi salutati ringraziandoli per la loro pazienza. L' attaccamento alla banca perdura, nonostante tutto. A dimostrazione di quanto, al di là degli acronimi, quel senso di cassa di risparmio rimanga un valore popolare.

 

Alla guida operativa di Carige, Innocenzi potrà forse scrivere un capitolo aggiuntivo al suo libro-confessione pubblicato due anni fa da Codice Edizioni. Con un titolo significativo: Sabbie mobili. Sottotitolo ancora più provocatorio: Esiste un banchiere per bene? L' autobiografia dell' ex amministratore delegato del Banco Popolare è un racconto spietato di errori, omissioni, sottovalutazioni, eccessi di confidenza, se non deliri di onnipotenza, dei signori del credito. Non pensiamo però che Innocenzi sia andato a Genova, insieme al presidente Pietro Modiano, con lo spirito indagatore del cronista.

FABIO INNOCENZI

 

Se così fosse saremmo preoccupati. Confidiamo invece che l' ennesima opera di ripulitura sia quella definitiva. Il lancio di un bond subordinato di 400 milioni, garantito dallo Schema volontario del Fondo interbancario, ovvero dalle altre banche, è un segnale forte del sistema creditizio. Risponde alla richiesta della Bce di rafforzare i coefficienti patrimoniali di Carige entro la fine dell' anno. Il giudizio di Fitch è stato pesante anche se poi attenuato, lo spread a quota 300 rende l' aria più rarefatta e irrespirabile.

 

Il prestito verrà poi restituito in primavera con un aumento di capitale di pari importo. Un rilancio che non potrà avvenire senza una fusione con un istituto più grande. Da sola Carige, ma lo stesso discorso vale per un' altra grande malata come Monte Paschi, non va da nessuna parte. Con buona pace di improvvisati banchieri industriali e raider di varia e incerta natura. Innocenzi, in un' intervista a Il Sole 24 Ore, ha escluso ulteriori cessioni. Si era parlato della possibile vendita della controllata Cesare Ponti.

 

SABBIE MOBILI FABIO INNOCENZI

La distruzione di valore in Carige è stata enorme. Il patrimonio netto, che era pari a 3,811 miliardi nel 2009, è sceso alla fine del terzo trimestre del 2018 a 1,826 miliardi. Gli aumenti di capitale dal 2006 a oggi sono ammontati a 3,679 miliardi, la metà per finanziare la crescita. Dal 2006 al 2011 i bilanci hanno chiuso in utile.

 

Dal 2012 ad oggi si sono persi 3 miliardi e mezzo soprattutto per svalutazioni. La Fondazione aveva il 47 per cento delle azioni nel 2013 ed è scesa sotto il 2. Andrew Lawford, analista indipendente di Mazziero Research, rileva che l' attivo totale è quasi raddoppiato nel periodo tra il 2006 e il 2012. «Il segnale di una politica espansiva della banca in un periodo poco favorevole per l' economia». Cioè in un momento in cui la prudenza avrebbe consigliato di non esporsi troppo nei confronti di pochi e ingombranti clienti, soprattutto del settore immobiliare.

 

La lunga e tormentata vicenda del crollo di Carige è un catalogo assolutamente completo degli orrori bancari. Al capitolo management si ascrivono difetti purtroppo assai diffusi, speriamo solo in passato. La sistematica sottovalutazione dei rischi, unita all' istinto di sopravvivenza, ha portato spesso a sperare che il miglioramento del ciclo economico rimettesse a posto i conti. In forme persino irrazionali.

 

NPL

La speranza era diventata una variabile di bilancio. Troppe volte è stata fatta la penultima pulizia nei conti facendo credere che fosse l' ultima. Ed è normale, aggiungiamo noi, che poi l' ultima, quando veramente lo è, sia poco credibile. Dopo l' ultima ispezione della Bce, l' allora amministratore delegato Paolo Fiorentino non fece tutti gli accantonamenti richiesti (257 milioni). Ma solo una trentina.

 

Chi è venuto dopo ne ha dovuti fare già 219. Il regolatore, ovvero la Bce, sarà forse invasivo e fiscale ma contestarne la legittimità non serve a nulla. Il portafoglio crediti troppo concentrato in una regione, la Liguria - che ha una ricchezza pro capite molto elevata, il doppio della media italiana ma crea in proporzione poco reddito - ha ingigantito il problema delle sofferenze. Ai tempi della Casse di cui sopra ci si preoccupava quando quelli che si chiamano oggi Npl (Non performing loans) arrivavano all' 1 per cento.

 

In diverse situazioni, nel sistema bancario italiano, si è toccato il 20-30 per cento. L' ipertrofia del potere, e non solo ai tempi di Giovanni Berneschi (condannato in appello a 8 anni e sette mesi per la truffa del ramo assicurativo di Carige), ha finito per annullare i confini, già di per sé labili, fra proprietà e gestione. I consiglieri avrebbero dovuto vedere per tempo, e indicare con più coraggio, i rischi potenziali.

FERRUCCIO DE BORTOLI

 

Quando lo sguardo è troppo fisso sugli equilibri di potere e sul rapporto con gli azionisti cui si è grati per la nomina, la miopia degli amministratori amplifica i difetti del management, non li contrasta. Se la proprietà poi è debole, l' appetito degli avventurieri cresce a dismisura. Nelle sabbie mobili - quelle di cui parla il libro di Innocenzi - ci finiscono i più deboli. E si penalizza oltremodo un' economia, come quella ligure, che mai come in questo momento ha bisogno di credito, fiducia e senso di responsabilità.

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