CI VUOLE UN FISICO CHE GIOCA A GOLF, E CON LA MOGLIE SCOVATA IN CONGO, PER DIMENTICARE L’ERA DI SCARONI IL RUSSO – DESCALZI HA VISTO RENZIE UNA PRIMA VOLTA A LONDRA DUE SETTIMANE FA, IN GRAN SEGRETO, E HA SUPERATO L’ESAME – VENERDI’, L’INVESTITURA DIRETTA IN UN SECONDO FACCIA A FACCIA CON PITTIBIMBO A MILANO
DAGOREPORT
Zero partiti, zero politica e non è neppure un ingegnere, ma un dottore in fisica. Le "stranezze" di Claudio Descalzi, nuovo amministratore delegato dell'Eni dopo una carriera tutta interna al gruppo, non sono poche. Se poi si aggiunge che scende a Roma il meno possibile, ha una moglie congolese e tiene la famiglia a Londra, ecco il quadro di un manager difficilmente definibile "boiardo".
Milanese, classe 1955, laurea al Politecnico di Milano in fisica, Descalzi entra in Eni nel 1981 come "ingegnere di giacimento" e inizia subito a girare il mondo, dalle piattaforme del Mare del Nord alle raffinerie libiche. Rientra in Italia nel '90 come responsabile delle attività operative nazionali, poi riparte per l'Africa e dal '94 guida prima la consociata congolese e poi anche quella nigeriana.
Sua moglie Madeleine, che gli amici chiamano "Madò", è congolese di lingua francese e gli ha dato quattro figli. Vivono tutti a Londra da tempo, dove Descalzi torna ogni finesettimana, dopo che nel 2008 è stato nominato direttore generale della divisione Esplorazione e Produzione, ovvero il cuore del gruppo anche in termini di utili.
E' quella del 2008 la vera svolta nella sua carriera, quando l'ad Paolo Scaroni lo sceglie come successore di Stefano Cao, il cui nome anche è girato in questi giorni di totonomine. Se Scaroni è un manager di lungo corso, che ha attraversato Prima e Seconda Repubblica tenendo buoni rapporti con tutti i politici, Silvio Berlusconi su tutti, Descalzi è invece il contrario esatto. Chi ci ha lavorato lo descrive come un direttore poco espansivo, ma non distratto nei confronti dei suoi uomini. Nel tempo libero, spazio solo per la famiglia e qualche partita a golf.
In Italia ha giusto avuto rapporti con i presidenti della Basilicata, dove ci sono giacimenti petroliferi importanti, e per il resto nulla di nulla. Non c'è invece un presidente o un capo di governo che gli sfugga, in Africa come in Asia, laddove Eni ha interessi e joint-venture.
Nell'ultimo biennio, il segno di una probabile successione interna è stato proprio il fatto che Scaroni si sia sempre presentato con Descalzi ogni volta che ha incontrato un governante straniero. Era presente anche alla famosa cena romana con Gheddafi, due anni fa, ma questa ovviamente è una di quelle "disavventure" che oggi tutti tendono a dimenticare, non solo in Italia.
Ed è stato Scaroni a parlare di lui a Matteo Renzi, una volta che ha capito che per sé non c'erano speranze di un quarto mandato. Il premier ha voluto conoscere Descalzi due settimane fa, con un primo incontro a Londra, lontano da occhi indiscreti. Poi, quando la scelta era ormai stata fatta, secondo faccia a faccia venerdì scorso a Milano.
Nonostante ne sia l'erede designato, Descalzi è chiamato a far dimenticare Paolo Scaroni. E soprattutto, a mandare in soffitta l'era Putin per riportare l'Eni più in Occidente possibile. Insomma, dovrà aprire allo "shale gas" che Barack Obama sta vendendo all'Europa, ovviamente per rafforzarne la libertà e la democrazia al cospetto del Prepotente di Mosca.
CLAUDIO DESCALZIRENZI E OBAMAMATTEO RENZI E BARACK OBAMA FOTO LAPRESSE Paolo Scaroni and Vladimir Putin April jpeg