DISUNIONE EUROPEA! - ORBAN CONTINUA A TENERE PER LE PALLE L’UE: ANCORA IN STALLO IL SESTO PACCHETTO DI SANZIONI CONTRO LA RUSSIA, SU CUI IL “VIKTATOR” OPPONE UNA STRENUA RESISTENZA. L’UNGHERIA NON NE FA UNA QUESTIONE DI PRINCIPIO, MA DI SOLDI: CHIEDE MAGGIORI COMPENSAZIONI ECONOMICHE DI ALMENO 15-18 MILIARDI DI EURO, CIOÈ IL COSTO STIMATO PER LA RICONVERSIONE DELLE RAFFINERIE TARATE SUL PETROLIO RUSSO E PER LA COSTRUZIONE DI NUOVI OLEODOTTI..
Marco Bresolin per “la Stampa”
Josep Borrell e Ursula von der Leyen
Nemmeno i ministri degli Esteri dell'Unione europea sono riusciti a sbloccare lo stallo sul sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, ancora sul binario morto per via delle resistenze sull'embargo petrolifero di alcuni Paesi, soprattutto dell'Ungheria. «Un accordo non c'è e non so quanto tempo ancora servirà per raggiungerlo» ha ammesso al termine della riunione Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera Ue.
La palla torna agli ambasciatori, che nei prossimi giorni cercheranno una soluzione. Qualora non riuscissero, la questione potrebbe finire sul tavolo del Consiglio europeo del 30-31 maggio. Uno scenario che si vuole evitare a tutti i costi perché la trattativa finirebbe per monopolizzare il vertice, dedicato al caro-bollette e al progetto per la Difesa comune.
L'Ungheria continua a puntare i piedi e chiede compensazioni economiche. La Commissione ha già proposto una deroga a Budapest che consentirebbe al Paese di Viktor Orban (e alla Slovacchia) di continuare a comprare il petrolio russo fino alla fine del 2024, due anni dopo lo stop previsto per gli altri Paesi. Ma, come ha riconosciuto Borrell, «non è una questione di tempi, bensì di costi».
Bisogna riconvertire le raffinerie che sono tarate sul petrolio russo e vanno costruiti nuovi oleodotti per portare il petrolio in Ungheria (che non ha uno sbocco sul mare). Il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, ha stimato un costo «tra i 15 e i 18 miliardi di euro» e ha auspicato una proposta della Commissione per compensare questi extra-costi. In alternativa, Budapest chiede di esentare dall'embargo il petrolio importato via oleodotto, ma è una soluzione che l'Ue non vuole accettare.
Orban si è detto pronto ad approvare le sanzioni, ma soltanto «a patto che non mettano a rischio la sicurezza energetica del Paese». Al vertice di Bruxelles era presente anche il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, «deluso» per la mancata approvazione del sesto pacchetto di sanzioni.
L'ipotesi di uno stralcio della parte relativa all'embargo sul petrolio, proposta nei giorni scorsi da alcuni governi, non prende quota: per il momento si continua a negoziare sull'intero set di misure che comprendono anche l'esclusione di alcune banche dal circuito Swift (tra cui Sberbank) e l'inserimento di alcune personalità nell'elenco dei sanzionati (tra cui il patriarca Kirill). È stata invece accantonata momentaneamente la proposta di vietare alle navi europee il trasporto del petrolio russo. -
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