TE LA DO IO LA FUSIONE - TRA FCA E PSA, SI METTE IN MEZZO “GENERAL MOTORS” CHE, LO SCORSO ANNO, HA ACCUSATO L’EX FIAT DI CORRUZIONE NEI VERTICI DEL SINDACATO AMERICANO “UAW” DURANTE IL PERIODO MARCHIONNE - “GM” TEME LA RETE DI DISTRIBUZIONE AMERICANA CHE FCA PUO’ PORTARE IN DOTE AL GRUPPO FRANCESE CHE CONTROLLA PEUGEOT-CITROEN-OPEL - LE VECCHIE RUGGINI, I CONTENZIOSI E QUELLA VOLTA CHE GIANNI AGNELLI…
Pierluigi Bonora per “il Giornale”
Nuovi venti di guerra tra General Motors e Fca. Il dente avvelenato del gruppo Usa, nei confronti di Fca, torna a farsi sentire proprio quando Torino e Psa stanno stringendo i tempi per arrivare al matrimonio. Lo scorso anno, Gm ha accusato Fca di corruzione nei confronti dei vertici del sindacato americano Uaw per vicende che risalgono al periodo 2009-2015.
E di ieri è il secco no all'ordine impartito dal giudice distrettuale di Detroit, Paul Borman, di arrivare a una «soluzione ragionevole» con Fca. Le parti erano state invitate da Borman a incontrarsi non oltre l'1 luglio. Il no di Gm, a questo punto, viene interpretato da alcuni analisti come un modo per mettere i bastoni tra le ruote ai piani di fusione di Fca con Psa. Da parte del Lingotto si sottolinea che «la causa di Gm è infondata e che il gruppo continuerà a difendersi, proseguendo con i sui programmi».
Le ruggini tra General Motors e Fca non sono nuove. L'alleanza tra le due aziende, benedetta da Gianni Agnelli e siglata a Milano il 13 marzo del 2000, si conclude 5 anni dopo con la ritrovata libertà da parte torinese, costata però agli americani 2 miliardi di dollari. Qualche anno dopo, ecco l'allora ad Sergio Marchionne partire all'assalto di Opel, società tedesca controllata sempre da Gm.
john elkann marchionne con la panda
Un lungo tira e molla che vede prevalere la volontà di mantenere, per la Casa automobilistica di Rüsselsheim, l'identità tedesca e la proprietà americana. Determinante, nell'occasione, l'asse di Detroit con la cancelliera Angela Merkel. È il 2015, tre anni prima della sua scomparsa, che Marchionne si lancia in un'operazione colossale: fondere Fca con Gm allo scopo di creare un mega gruppo mondiale dell'auto.
L'idea, però, non piace affatto alla presidente di General Motors, l'arcigna Mary Barra, da poco al volante del colosso Usa, che oltre a rifiutare il «corteggiamento» assiduo di Marchionne, trova anche un'importante sponda nelle stanze dei bottoni di Washington. Ma il dente avvelenato, insieme a un pizzico di invidia, il gruppo di Detroit deve averlo anche con i francesi di Psa.
CARLOS TAVARES E MIKE MANLEY ANNUNCIANO LA FUSIONE TRA PSA E FCA
Due le ragioni: il fallimento della partnership avviata nel 2012 tra i due gruppi (a capo di Gm era Dan Akerson) basata sullo sviluppo di una piattaforma modulare e sinergie varie; il fatto che Psa, acquisita nel 2017 proprio da Gm la tedesca Opel per 1,3 miliardi di euro, in poco tempo è riuscita a trasformare perdite che sfioravano il miliardo in bilanci positivi. Erano 19 anni che Opel non vedeve utili. Carlos Tavares aveva compiuto quell'impresa mai riuscita a Mary Barra.
Da una parte c'è Fiat Chrysler Automobiles che si appresta a creare con Psa il quarto gruppo mondiale dell'auto, dall'altra c'è Ford che ha instaurato con Volkswagen un importante legame industriale tuttora in evoluzione. «Gm, invece, non sembra avere progetti chiari in questo momento», afferma un osservatore.
Ecco allora il gruppo chiedere che la Corte d'appello di Detroit respinga la disposizione del giudice Borman di far sedere Mary Barra e Mike Manley attorno a un tavolo, definita dai legali di Gm «un profondo abuso di potere». Fca, da parte sua, si era detta pronta a rispondere alla chiamata. «Affronteremo nei luoghi adeguati la causa intentata da Gm, che non ci preoccupa. Mi dispiace che si facciano accuse false a una persona, come Marchionne, che non si può difendere», aveva dichiarato tempo fa il presidente di Fca, John Elkann. Gm, i cui legali negano di voler interferire nella fusione di Fca con Psa, punta a ottenere un significativo risarcimento.