philippe donnet francesco milleri gaetano caltagirone generali

SIAMO UOMINI O GENERALI? - L'AD DEL "LEONE" PHILIPPPE DONNET PROVA A COCCOLARE GLI AZIONISTI CON I DIVIDENDI DA 8,5 MILIARDI: BASTERÀ A CONVINCERE I FONDI INTERNAZIONALI (CHE HANNO IN MANO IL 35% DI GENERALI) A NON ABBANDONARLO PER IL DUO CALTAGIRONE-MILLERI? –  IL NODO DELLA LEGGE CAPITALI, LO SCAZZO TRA GLI EREDI DI DEL VECCHIO E LE VOCI DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO...

DAGOREPORT - NEL GRAN RISIKO BANCARIO, L’UNICA COSA CERTA È CHE MONTE DEI PASCHI DI SIENA È ORA NELLE MANI DI DUE IMPRENDITORI PRIVATI: MILLERI E CALTAGIRONE. ALTRO CHE BANCA LEGHISTA COME CIANCIA SALVINI - ALTRA CERTEZZA: L’OPS SU MEDIOBANCA SARÀ COMPLETATA DOPO L’ASSALTO A GENERALI - SE L’IMMOBILIARISTA CALTARICCONE SOGNA LA CONQUISTA DELLA SECONDA COMPAGNIA EUROPEA CHE GESTISCE 32 MILIARDI DI EURO DI BENI IMMOBILI, ALCUNI EREDI DEL VECCHIO ACCUSANO MILLERI DI ESSERE SUBALTERNO AL DECISIONISMO DI CALTA - SULLA PIAZZA DI MILANO SI VOCIFERA ANCHE DI UNA POSSIBILE DISCESA IN CAMPO DI UN CAVALIERE BIANCO CHE LANCI UN’OPA SU MEDIOBANCA PIÙ RICCA DELL’OPS DI CALTA-MILLERI-LOVAGLIO...

 

https://www.dagospia.com/business/l-unica-certa-e-monte-dei-paschi-siena-e-nelle-mani-imprenditori-privati-423009

GENERALI

 

LA BATTAGLIA DI DONNET

Estratto dell’articolo di Francesco Spini per “la Stampa”

 

Philippe Donnet è in campo: «Sono disponibile ad avere l'onore di guidare lo sviluppo di questo nuovo piano strategico insieme a questa squadra con cui abbiamo portato con successo a esecuzione tre piani. Insieme abbiamo reso le Generali più forti che mai».

 

philippe donnet 4

L'attuale numero uno del Leone, il manager che nel 2016 ha preso il testimone da Mario Greco, oggi alla guida di Zurich, è pronto alla battaglia. E a giocarsi così la riconferma: per lui sarebbe il quarto mandato alla guida del Leone, lo scrigno della finanza italiana: oltre 800 miliardi di attività, nei suoi forzieri 36,5 miliardi in Btp.

 

La casacca – «a causa della legge Capitali», rimarca l'ad del Leone – non sarà quella della lista del cda, come avvenuto fin qui: non ci sarà. Con ogni probabilità a candidarlo sarà Mediobanca, primo socio di Trieste col 13,1%. Prima manager di mercato, ora manager proposto da un azionista. «Non vede contraddizioni?», gli chiedono.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

 

Sul punto svicola. Così come evita di commentare la scalata che il Monte dei Paschi ha lanciato su Mediobanca e le ricadute su Trieste. «Siamo qui per parlare del piano», dice.

E nel piano 2025-2027 presentato ieri a Venezia, manifesto degli attuali vertici per i prossimi tre anni, emerge una generosa politica di distribuzione ai soci, perfetta per la imminente campagna elettorale in vista dell'assemblea dell'8 maggio: 7 miliardi di dividendi, il 30% in più dell'ultimo triennio, oltre a 1,5 miliardi di riacquisto di azioni proprie, di cui 500 milioni quest'anno.

 

philippe donnet

Totale: 8,5 miliardi ai soci, mentre almeno uno dei principali azionisti – Francesco Gaetano Caltagirone, oggi poco sotto il 7% ma pronto a salire a ridosso del 10%, con Delfin oggi poco sotto il 10% ma con l'autorizzazione a salire fino al 20% disponibile a dare il proprio sostegno - è pronto a lanciare la sfida con una propria lista.

 

[…] Resta la pietra del contendere, da cui si è riaccesa la tensione tra alcuni soci e vertici aziendali, e che ha suscitato dubbi anche in Parlamento: l'alleanza nel risparmio gestito – ormai complementare ai business assicurativi Vita e Danni - con i francesi di Natixis. Nel piano l'accordo «è incluso» ma, spiega il direttore finanziario Cristiano Borean, «avrà effetti marginali a causa di una traiettoria della crescita dei profitti che avverrà dal 2028», visti i costi nei primi due anni.

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI

 

Per mostrare i suoi effetti «impiegherà del tempo», conferma anche il futuro capo della joint venture, l'americano Woody Bradford: «Da un punto di vista finanziario mi aspetto di vedere gli impatti più significativi nel giro di 5-10 anni». Era stata definita un'operazione trasformativa. Donnet, però, precisa: «Nessuno ha mai detto che si tratti di un'operazione trasformativa per le Generali, quanto per l'asset management».

 

philippe donnet 1

Il closing «sarà attorno a gennaio 2026» e il fatto di non vedere impatti a breve «è abbastanza normale», minimizza l'ad. Il punto è un altro e Donnet, per rispondere alle critiche, lo sottolinea: «Avremo il 50% della joint venture, la co-controlleremo e – rimarca – non abbiamo intenzione di lasciare il controllo. I diritti delle due parti saranno gli stessi, l'ad sarà Woody ed è importante capire come funziona: c'è molta confusione perché in questo Paese sembra che le persone non distinguano tra proprietari e gestori degli asset». I primi, fa notare l'ad del Leone, «sono le compagnie assicurative del gruppo» e a loro resta «la responsabilità delle decisioni di investimento».

caltagirone donnet

[…]

 

Siglata l'alleanza italo-francese da 1.900 miliardi di masse, il Leone allenterà la pressione nelle acquisizioni. «La priorità sarà integrare quanto acquisito nell'ultimo triennio», pur restando aperti a opportunità «se ci sarà qualcosa di adatto alla nostra strategia, in maniera molto disciplinata, anche in confronto col piano di buyback», dichiara l'ad. La disponibilità di spesa? Borean la calcola «tra 0,5 e un miliardo di euro», al netto di quanto speso per l'acquisto di Mgg.

FRANCESCO MILLERIFRANCESCO MILLERIFRANCESCO MILLERI

philippe donnet philippe donnet

Ultimi Dagoreport

turicchi, giorgetti, sala

FLASH! - IL DILEMMA DI GIORGETTI: IL CAPO DELLE PARTECIPATE DEL TESORO E SUO FEDELISSIMO, MARCELLO SALA, NON HA INTENZIONE DI TRASLOCARE ALLA PRESIDENZA DI NEXI PER FARE POSTO AD ANTONINO TURICCHI, CHE VANTA PERO’ UN ‘’CREDITO’’ NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL MEF PER AVER CONDOTTO IN PORTO LE TRATTATIVE ITA-LUFTANSA. MA ALLA PRESIDENZA DI ITA, INVECE DI TURICCHI, MELONI & C. HANNO IMPOSTO SANDRO PAPPALARDO, UN PILOTA PENSIONATO LEGATO AL CLAN SICULO DI MUSUMECI – ORA GIORGETTI SPERA CHE VENGA APPLICATA LA LEGGE CHE VIETA AI PENSIONATI DI STATO DI RICOPRIRE INCARICHI RETRIBUITI)…

donald trump

DAGOREPORT - LA DIPLOMAZIA MUSCOLARE DI TRUMP È PIENA DI "EFFETTI COLLATERALI" - L'INCEDERE DA BULLDOZER DEL TYCOON HA PROVOCATO UNA SERIE DI CONSEGUENZE INATTESE: HA RIAVVICINATO IL REGNO UNITO ALL'UE, HA RILANCIATO L'IMMAGINE DI TRUDEAU E ZELENSKY, HA RIACCESO IL SENTIMENT ANTI-RUSSO NEGLI USA - LA MOSSA DA VOLPONE DI ERDOGAN E IL TRACOLLO NEI SONDAGGI DI NETANYAHU (SE SALTA "BIBI", SALTA ANCHE IL PIANO DI TRUMP PER IL MEDIO ORIENTE) - I POTENTATI ECONOMICI A STELLE E STRISCE SI MUOVONO: ATTIVATO UN "CANALE" CON LE CONTROPARTI BRITANNICHE PER PREVENIRE ALTRI CHOC TRUMPIANI...

giorgia arianna meloni maria grazia manuela cacciamani gennaro coppola cinecitta francesco rocca

DAGOREPORT - MENTRE LE MULTINAZIONALI STRANIERE CHE VENIVANO A GIRARE IN ITALIA OGGI PREFERISCONO LA SPAGNA, GLI STUDIOS DI CINECITTÀ SONO VUOTI - SONDARE I PRODUTTORI PER FAVORIRE UNA MAGGIORE OCCUPAZIONE DEGLI STUDIOS È UN’IMPRESA NON FACILE SOPRATTUTTO SE A PALAZZO CHIGI VIENE L’IDEA DI NOMINARE AL VERTICE DI CINECITTÀ SPA, CARDINE DEL SISTEMA AUDIOVISIVO ITALIANO, MANUELA CACCIAMANI, LEGATA ALLE SORELLE MELONI, IN PARTICOLARE ARIANNA, MA DOTATA DI UN CURRICULUM DI PRODUTTRICE DI FILM “FANTASMA” E DOCUMENTARI “IGNOTI” – FORSE PER IL GOVERNO MELONI È STATA PIÙ DECISIVA LA FEDE POLITICA CHE IL POSSESSO DI COMPETENZE. INFATTI, CHI RITROVIAMO NELLA SEGRETERIA DI FRANCESCO ROCCA ALLA REGIONE LAZIO? LA SORELLA DI MANUELA, MARIA GRAZIA CACCIAMANI, CHE FU CANDIDATA AL SENATO NEL 2018 NELLE LISTE DI FRATELLI D’ITALIA - QUANDO DIVENTA AD DI CINECITTÀ, CACCIAMANI HA LASCIATO LA GESTIONE DELLE SUE SOCIETÀ NELLE MANI DI GENNARO COPPOLA, IL SUO COMPAGNO E SOCIO D'AFFARI. QUINDI LEI È AL COMANDO DI UNA SOCIETÀ PUBBLICA CHE RICEVE 25 MILIONI L'ANNO, LUI AL TIMONE DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA CHE OPERA NELLO STESSO SETTORE…

consiglio europeo giorgia meloni viktor orban ucraina zelensky ursula von der leyen

LE DECISIONI ALL’UNANIMITÀ IN EUROPA SONO FINITE: IERI AL CONSIGLIO EUROPEO IL PRIMO PASSO PER IL SUPERAMENTO DEL VETO, CON L’ISOLAMENTO DEL PUTINIANO VIKTOR ORBAN SUL PIANO IN CINQUE PUNTI PER L’UCRAINA – GIORGIA MELONI NON POTEVA SFILARSI ED È RIUSCITA A RIGIRARE LA FRITTATA CON MATTEO SALVINI: NON ERA UN DESIDERIO DI TRUMP CHE I PAESI EUROPEI AUMENTASSERO FINALMENTE LE SPESE PER LA DIFESA? DI CHE TI LAMENTI? - ANCHE LA POLEMICA DEL LEGHISTA E DI CONTE SUI “SOLDI DEGLI ASILI CHE FINISCONO IN ARMAMENTI” È STATA AGILMENTE NEUTRALIZZATA DALLA SORA GIORGIA, CHE HA FATTO “VERBALIZZARE” LA CONTRARIETÀ DELL’ITALIA ALL’UTILIZZO DEI FONDI DI COESIONE…