1- DOPO GUARGUA, GUARDA CHI C’E’: DI GENNARO, GAMBERALE, BERNABÈ E MAURO MORETTI SE È PLAUSIBILE CHE GIANNI DE GENNARO POSSA DIVENTARE PRESIDENTE LASCIANDO ORSI SULLA PLANCIA DI COMANDO, LE ALTRE TRE CANDIDATURE IPOTIZZATE FANNO IMMAGINARE UN AZZERAMENTO TOTALE DEL VERTICE POICHÉ SI TRATTA DI TRE MANAGER CHE NON SI PRESTANO A FARE I SANTINI NELL’AZIENDA DEI MISSILI E DELLE TECNOLOGIE PIÙ AVANZATE 2- DALLE VACANZE DI SABAUDIA, OSPITE RIVERITO DI MALAGÒ, È PARTITA LA RINCORSA AL PALAZZO CHIGI DI PASSERA: CON L’AIUTO DELLA MOGLIE GIOVANNA SALZA (ANTICA FIAMMA DI MALAGÒ), HA SCRITTO UN GROSSO DOSSIER CON IL SUO PROGRAMMA DI GOVERNO POI INVIATO IN GRAN SEGRETO ALL’ATTENZIONE DEL PRESIDENTE NAPOLITANO 3- RUMORS DI LONDRA SU MONTEPASCHI, LA BANCA GUIDATA DAL BOCCOLUTO MUSSARI DESTINATA PRIMA O POI A DIVENTARE UN BOCCONE? C’È CHI SCOMMETTE SU HSBC O INTESA 4- NON SOLO LA STAMPA DE’ NOANTRI ANCHE “FT” IN SOCCORSO DI CUCCHIANI-BISIGNANI 4- UNI-DEBIT: PARTONO I SILURI PER SGONFIARE PALENZONA IN CRISI SENZA TREMONTI E LEGA
1- DOPO GUARGUA, GUARDA CHI C'E': DI GENNARO, GAMBERALE, BERNABÃ E MAURO MORETTI
Per gli uomini della comunicazione che lavorano nelle grandi aziende e che salvo rare eccezioni contano meno del due di briscola, la fine di Pierfrancesco Guarguaglini e quella ormai probabile della moglie Marina Grossi è semplicemente un disastro.
In effetti se si mettono insieme le dichiarazioni del comandante supremo di Finmeccanica viene fuori una collezione incredibile di gaffe e di parole dalle quali traspare non soltanto il dramma di un uomo che si dibatte come un'anguilla per salvare la sua poltrona, ma anche la totale assenza di lucidità .
Che il manager 74enne di Castagneto Carducci non sia dotato di qualità dialettiche s'era capito da tempo e dal lungo silenzio che ha accompagnato i nove anni trascorsi alla testa del terzo gruppo industriale italiano. Le vicende giudiziarie hanno provocato una precipitazione a catena di natura psicologica e verbale che sta per mettere fine a una âcase history' di familismo aziendale mai vista nella storia delle imprese pubbliche.
Il manager che quando apre bocca tradisce una irrefrenabile cadenza maremmana, negli ultimi giorni ha infilato una serie di perle che invece di aiutarlo contribuiscono a indicargli la porta, prima fra tutte quando ha interpretato l'ultimatum di Monti come "una battuta". Ancora ieri sera nel programma di Santoro ha fatto orecchie da mercante dicendo "lascio solo se me lo chiede il premier", e il premier glielo ha già chiesto perché vuole chiudere al più presto la pratica Finmeccanica che il "Wall Street Journal" di oggi definisce "un test del suo governo".
Eppure, se avesse voluto organizzare una controffensiva sul piano della comunicazione il Guargua avrebbe potuto snocciolare i risultati della sua gestione che prima del velo squarciato sul 2011 dall'amministratore delegato, Giuseppe Orsi, sembravano trionfali.
Basti pensare ad esempio che non più tardi di un anno fa i ricavi di Finmeccanica superavano i 18 miliardi e il portafoglio degli ordini arrivava a 48,7.
Ormai privo dei collaboratori fedeli e infedeli che gli davano lezioni di comunicazione, il Guargua ha imboccato la strada del harakiri e si è aggrappato ai telegiornali e al quotidiano "Il Fatto" seguendo la strategia suicida della moglie Marina. La manager di Selex ha battuto le stesse piste rilasciando interviste al quotidiano di Padellaro e Travaglio, precedute da un'intervista costruita a tavolino nel programma domenicale di Maria Latella (che ha fatto storcere il nasino a Sara Varetto).
Adesso il comandante supremo è arrivato al capolinea e l'attenzione è rivolta ai papabili che potranno salire al settimo piano di piazza Monte Grappa. E qui bisogna fare un po' di attenzione sui nomi che circolano perché se è plausibile che Gianni De Gennaro possa diventare presidente lasciando Orsi sulla plancia di comando, le candidature ipotizzate del ferroviere Moretti, di Vito Gamberale e di Franchino Bernabè fanno immaginare un azzeramento totale del vertice poiché si tratta di tre manager che per natura e per storia professionale non si prestano a fare i santini nell'azienda dei missili e delle tecnologie più avanzate.
A risolvere il quiz mancano pochi giorni e la convocazione del consiglio di amministrazione per giovedì prossimo chiarirà il nuovo assetto. Ma Guarguaglini sarà pure un pessimo comunicatore però non sembra disposto a svendere la pelle, ed è questo il senso di ciò che ha detto tre giorni fa a Palazzo Chigi nell'incontro di mezzora con Tonino CatricaLetta, il nuovo ombelico del potere al quale Monti ha affidato la trattativa finale.
Sembra infatti che nel breve colloquio il manager maremmano abbia dichiarato la sua disponibilità a fare spontaneamente un passo indietro prima dell'appuntamento dei consiglieri di amministrazione purché gli venga salvaguardata la liquidazione (che oggi il quotidiano "Il Fatto" stima intorno ai 4,5 milioni) e un'esplicita manleva che impegni Finmeccanica a non intraprendere azioni di rivalsa nei suoi confronti.
Se queste condizioni saranno accettate allora il Guargua potrebbe dimettersi spontaneamente già martedì prossimo in modo da tornare a casa dalla moglie Marina senza il rimprovero del licenziamento.
2- DALLE VACANZE DI SABAUDIA, OSPITE RIVERITO DI MALAGÃ, Ã PARTITA LA RINCORSA AL PALAZZO CHIGI DI PASSERA
C'è un uomo, alto e perennemente abbronzato, che in questi giorni ha perso la sua aria da eterno ragazzone per seguire con ansia le mosse dei suoi più cari amici, Luchino di Montezemolo e Corradino Passera.
à Giovannino Malagò per gli amici "Megalò", il romano romanista "onnivoro della vita", che si sente schiacciato come una noce in un vortice di sentimenti contrastanti. Da un lato soffre per la sorte del presidente della Ferrari che non è riuscito a salire sul treno del governo dei professori. L'amicizia con Luchino è storica e si rinnova con grande fasto ad ogni compleanno che il frenetico ragazzone celebra nella sua villa di Sabaudia insieme a Dieguito Della Valle, Enrichetto Mentana, Carlo Rossella e a una rappresentanza mirabile di bellissime donne.
A fronte della battuta d'arresto di Montezemolo la bilancia dei sentimenti di Megalò si rialza per la nomina di Corradino Passera a superministro. E ieri il 51enne presidente dei Canottieri Aniene ha seguito al telefono l'esordio dell'ex-banchiere che uscendo dal palazzo Justus Lipsius nel quartier generale dell'Unione europea a Bruxelles ha deluso i giornalisti con una scarna dichiarazione.
L'amico Giovannino non è rimasto sorpreso perché conosce il carattere riservato di Passera fin da quando ha cominciato a ospitarlo nel suo villone di Sabaudia per i 31 giorni di agosto. Il soggiorno si è consumato anche nell'estate scorsa quando il neoministro con l'aiuto della moglie Giovanna Salza (antica fiamma di Malagò), ha trascorso molte ore al riparo da occhi indiscreti per scrivere un grosso dossier con il suo programma di governo.
Il padrone di casa e gli altri amici che bazzicano il litorale (primo fra tutti Luchino di Montezemolo) non hanno mai saputo che il documento, ricco di indicazioni e di suggerimenti, è stato poi inviato in gran segreto al presidente Napolitano. Questa indiscrezione è saltata fuori soltanto in questi giorni e fa capire che la strategia del bocconiano comasco è partita con tempi lunghi seguendo un percorso che lo ha portato dalla capitale industriale di Milano fino al cuore del potere romano.
In questo tragitto, che ha reso felice la moglie Giovanna già pronta da maggio a traslocare in una villa sull'Appia, c'è stato tempo anche per garantirsi un'uscita tranquilla da IntesaSanPaolo dove l'arrivo di Enrico Cucchiani gli garantisce che la banca resterà sotto la sua influenza e non intraprenderà alcuna azione di responsabilità per le sue iniziative "sistemiche".
3- I RUMORS DI LONDRA SI INDIRIZZANO SU MONTEPASCHI, PERCHÃ SI RITIENE CHE LA BANCA GUIDATA DAL BOCCOLUTO MUSSARI SIA DESTINATA PRIMA O POI A DIVENTARE UN BOCCONE: C'Ã CHI SCOMMETTE CHE POTREBBE ESSERE PREDA DI HSBC - "FINANCIAL TIMES" IN SOCCORSO DEL CUCCHIANI CARO A BISIGNANI
Nei pub di Londra e al ristorante sardo "L'Ulivo" dove si ritrovano ogni giorno gli analisti e i banchieri italiani, fanno a gara per tracciare scenari e leggere sull'ipad quel sito disgraziato di Dagospia.
Quando si parla della crisi internazionale la preoccupazione prevalente è per i capitali in fuga verso gli Stati Uniti e per il contagio che è arrivato a Berlino e prima o poi lambirà la sterlina e la City. Per ciò che riguarda lo stato di salute delle banche italiane, i rumors più forti si indirizzano su MontePaschi, perché si ritiene che la banca guidata dal boccoluto Mussari sia destinata prima o poi a diventare un boccone.
C'è chi scommette che potrebbe essere preda di Hsbc, il colosso inglese fondato nel 1865, mentre altri si azzardano a fare il nome di IntesaSanPaolo. I camerieri dei pub e del ristorante sardo ritengono che questa seconda ipotesi sia impraticabile perché va a sbattere contro gli ostacoli dell'Antitrust che avrebbe da obiettare su questo merger.
Tra un boccale di birra e un bicchiere di mirto ieri i discorsi si sono concentrati sulla nomina di Enrico Cucchiani al vertice di IntesaSanPaolo, e molti analisti hanno riflettuto sui retroscena con cui Dagospia ha scrollato dalle spalle di Abramo-Bazoli il successo di questa operazione.
Qualche sorriso malizioso si è sprecato anche per la precipitosa smentita di Mimmo Siniscalco circa la sua possibile ascesa alla presidenza della Compagnia SanPaolo, ma a tenere banco sono stati i giudizi sulle reali competenze del neoeletto Cucchiani. Agli occhi degli italiani che lavorano nella City sembra incomprensibile che sulla scelta del 61enne top manager italo-tedesco debba cadere una pioggia di gossip per le sue telefonate con Bisignani.
E per smentire queste chiacchiere rileggono ad alta voce i giudizi lusinghieri pubblicati ieri sera sul sito del "Financial Times". "Mister Cucchiani - così si poteva leggere - is well respected by the market", cioè è molto rispettato dal mercato perché ha alle spalle un record di operazioni eccellenti nell'ambito di Allianz. Come amministratore delegato del Lloyd Adriatico ha trasformato la controllata di Allianz in una delle più produttive unità del Gruppo.
L'incenso dei giudizi non si ferma qui perché - secondo la Bibbia rosa della finanza - "Cucchiani è stato senza dubbio uno dei manager di maggior successo di Allianz e mancherà molto dopo il suo addio".
4- SGONFIARE PALLENZONA
In certi giorni sui giornali che parlano di economia e di finanza si leggono parole curiose.
Oggi ad esempio il "Messaggero" usa il termine "restyling" per l'operazione di Unicredit che butterà fuori più di 5mila dipendenti, e quando si parla della Seat ormai sull'orlo dell'abisso il quotidiano "MF" si limita all'espressione "default tecnico".
Nel caso di Unicredit tuttavia più che il termine "restyling" colpisce la notizia che nella banca di piazza Cordusio sarebbero già cominciate le grandi manovre di primavera per il vertice. A parlarne è il quotidiano "La Stampa" che rivela il contenuto di una lettera spedita dalla Fondazione Crt (socia con il 3,3%) in cui si chiede al presidente Rampl di rimettere in discussione l'organigramma.
La cosa più sorprendente è che la missiva spedita a Rampl dal presidente della Fondazione, Andrea Comba (un giurista 75enne torinese), avrebbe il tono di un ultimatum per rimettere in discussione il ruolo di alcuni top manager come ad esempio il direttore generale Roberto Nicastro e Marina Natale, stratega della campagna di espansione di Profumo e attuale direttore responsabile Finanza di Unicredit.
Il quotidiano torinese insinua anche che alcuni consiglieri della Fondazione Crt vorrebbero far traballare la poltrona del massiccio vicepresidente Fabrizio Pallenzona, e questo è davvero sorprendente perché l'ex-camionista di Novi Ligure nei giorni scorsi si è apertamente schierato in favore della riconferma di Rampl aggiungendo che la Fondazione "ha avuto il merito di sostenere sempre Unicredit con un coraggio da leoni, senza mai tirarsi indietro e senza avere dubbi sui posti di potere".
La lettera spedita a piazza Cordusio non è solo un antipasto di ciò che potrà succedere quando la banca dovrà fare l'aumento di capitale da 7,5 miliardi con iniezioni di sangue fresco per le fondazioni e i soci che in tre aumenti di capitale dal 2008 ad oggi hanno già trasfuso 14,5 miliardi. à anche un segnale che qualcosa si sta muovendo intorno a Pallenzona per rimettere in discussione il suo ruolo di "banchiere relazionale" indebolito dall'uscita di scena del suo amico Giulietto Tremonti e dei "barbari" della Lega.
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