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CARLO CONTI, LO SPETTACOLO DOV’È? “IL FESTIVAL DELLA RESTAURAZIONE” E’ STATA UNA MELASSA SOPORIFERA, UNA ROTTURA DI PALLE INFINITA – SELVAGGIA LUCARELLI: “È TORNATO IL VECCHIO REGIME, NON E’ SUCCESSO NULLA. LA PIU’ TRASGRESSIVA E’ STATA MARCELLA BELLA. CI ASPETTIAMO QUALCOSA DI PIU’” – I PROBLEMI AUDIO CHE HANNO SILENZIATO CONTI PER 20 SECONDI (TROPPO POCHI!), IL VIDEO DEL PAPA CHE ORMAI STA IN TV PIU' DI MATANO, JOVANOTTI CHE SCIVOLA E RISCHIA DI ROMPERSI UN’ALTRA VOLTA IL FEMORE – MATTIOLI: “VEDREMO QUANTO REGGERÀ QUESTA INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELLA BONTÀ, L'ABOLIZIONE DEI ‘PIPPONI’ SOCIO-POLITICI EVITA IRRUZIONI DELL'ATTUALITÀ, CHE BUONA NON È AFFATTO, IN UN FESTIVALONE CHE NON VUOLE DISTURBARE LA MANOVRATRICE MELONI (A VOLER PENSARE MALE CHE PERÒ SPESSO A SANREMO SIGNIFICA PENSARE GIUSTO)” – L’URLO A ROSE VILLAIN: “SI ‘NA PRET” (SEI BONA!) - LA CLASSIFICA – VIDEO
LA CLASSIFICA DI SANREMO 2025 DOPO LA PRIMA SERATA: LA TOP 5 IN ORDINE CASUALE
Arianna Ascione per corriere.it
Nel corso della prima serata di Sanremo 2025 tutti e 29 i cantanti in gara si sono esibiti con i loro brani (qui le pagelle) e sono stati votati dalla giuria della sala stampa, tv e web.
Al termine delle votazioni sono state comunicate le prime cinque posizioni - in ordine casuale - della classifica provvisoria.
Ecco gli artisti presenti nella prima Top 5 di Sanremo 2025:
Brunori Sas
Giorgia
Lucio Corsi
Simone Cristicchi
Achille Lauro
L'INSOSTENIBILE PESANTEZZA DELLA BONTÀ
Alberto Mattioli per la Stampa - Estratti
Finalmente quest'anno si capisce perché il Sanremone ricorda tanto il Natale. Non perché è un rito sempre uguale, non sai mai se più prevedibile o più inevitabile. Nemmeno perché, appena iniziato, vorresti che fosse già finito.
(...)
L'Abbronzatissimo si commuove già in sala stampa ricordando la mamma, e poi aggiunge saggio: «Ai figli bisogna dare ali e radici» ( beh, anche un conto alle Cayman non è poi da disprezzare).
L'altro bravo postconduttore, nel senso che presenta il Dopofestival, Alessandro Cattelan, annuncia che, anche lui, cercherà di «replicare quello che di buono i genitori mi hanno insegnato». Quanto al Dopo, concesso e non dato di arrivarci vivi e soprattutto svegli, «non sarà un tribunale» e addirittura le famigerate furibonde polemiche sanremesi, quelle più montate della panna, saranno «un momento di leggerezza».
Perfino il temibile Fedez, fatto il mea culpa per le ultime ben note vicende familiari, gli Atridi al confronto sono Casa Vianello, diventa improvvisamente Dostoevskij: «Cadiamo per imparare a rialzarci», che saggezza, signora mia. L'Estetista cinica (trattasi di Fogazzi Cristina, un milione di follower su Instagram) annuncia uno spot per la body positive, insomma non è più cinica nemmeno lei.
E, una volta iniziato finalmente lo spettacolo, si fa per dire, quando «i Conti tornano», subito Gabbani proclama sotto il baffo malandrino: «Viva la vita / così com'è», mentre Gerry Scotti in quota concorrenza ci rassicura: «Vi voglio bene».
L'abolizione dei monologhi sociopolitici, i «pipponi», nello screanzato gergo della sala stampa, evita eventuali irruzioni dell'attualità, che buona non è affatto, in un festivalone che si vuole disimpegnato, sorridente, leggero, volatile, insomma allo stato gassoso, oltre a non disturbare la manovratrice (a voler pensare male, beninteso, che però spesso a Sanremo significa pensare giusto).
E già incombe il duetto fra l'israeliana e la palestinese sulle note di Imagine, e con tanto di clamorosa omelia del Papa, insomma peace and love ovunque. In fin dei conti, già Lollobrigida (il ministro, non la bersagliera) ci garantì che bastava attovagliare Putin e Zelensky attorno a due spaghi e addio guerra. Non c'è più neanche Fiorello, con la sua satira certo non feroce ma all'occorrenza ficcante.
Sul fronte dark-cattivista da segnalare solo gli artigli di ferro di Gaia e il trucco da diva del muto della metà femminile di Coma Cose. Curiosamente, viene in mente Stalin nel '35, fra una purga e l'altra: «Vivere è diventato più bello, compagni, vivere è più allegro».
Questo Festival è così dolce da essere sconsigliato ai diabetici. Vedremo quanto reggerà questa insostenibile pesantezza della bontà, posto che, come insegnava il sullodato zio Will, per costruire una drammaturgia che funzioni qualche cattivo ci vuole. Proprio come nella vita vera, là fuori dall'Ariston.
SANREMO
Silvia Truzzi per il Fatto Quotidiano - Estratti
(...) L’Italia vista da Sanremo è una melassa di lacrime, cuoricini, vedi Coma_Cose, o forse più “Un paese di musichette mentre fuori c’è la morte”, come cantava al suo debutto qui uno dei pochi cantautori pensanti di questa edizione, Willy Peyote. Nella prima tornata, 2015-2017, Conti aveva messo in piedi tre festival vecchia maniera: musica e parole, canzoni e intrattenimento.
Poi è cambiato il format, Amadeus ha imposto la maratona e per questo ritorno forzato re Carlo ha deciso di adeguarsi. Se gli domandi cosa resta di uno spettacolo televisivo nel mare di note che va avanti fino all’una di notte, risponde così: “Ho scelto di mantenere un modello che privilegia la musica, anche per essere più moderni”.
Però Amadeus aveva accanto Fiorello e non è un dettaglio da poco per energia, attesa e leggerezza (è pur sempre televisione). L’impressione è che con una dirigenza debole, in una Rai che naviga a vista in un mare di flop, per timore di sbagliare qualcosa si sia deciso di prendere la strada più sicura.
In quest’atmosfera soporifera i vertici di Viale Mazzini si allarmano per tutto, perfino per un’innocua domanda su Urso, di cui sopra: sarà tra il pubblico? “Il ministro sarà qui sabato per presentare il francobollo per la 75esima edizione del festival, alla sera sarà vedrà il festival. Ma non avrà nessun ruolo attivo sul palco”, chiarisce il direttore Prime time, Marcello Ciannamea. Che poi precisa: l’onorevole Vannacci non è stato invitato dalla Rai.
Dunque sospiro di sollievo per il mancato “ruolo attivo sul palco” di Urso (voleva cantare come Gerry Scotti?). Nemmeno le polemiche sull’antifascismo, che tanto avevano agitato gli animi l’anno scorso, si portano più: Conti ha ribadito di essere convintamente antifascista anche ieri, dopo lunedì, ma non se l’è filato nessuno. Va sempre fortissimo l’obituary: la prima puntata si apre con un omaggio al maestro Ezio Bosso (mezzo muto per trenta secondi di blackout dei microfoni), e la Spoon river del debutto abbraccia anche Fabrizio Frizzi e Sammy Basso.
Per il resto, la scaletta (pubblicata sul sito della Rai alle 6 di sera, ai tempi di Amadeus era una caccia al Sacro Graal) prevede nell’intervallo della temuta partita della Juve, hanno piazzato Marcella Bella, Achille Lauro e una pubblicità. La sorpresa Tamberi, con Jovanotti, arriva dopo. Vedremo oggi, con il responso dello share (corretto come il caffè per il nuovo calcolo della total audience che conteggia anche pc, tablet e smartphone) se la normalizzazione pagherà.
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