A TUTTA BIRRA! ORA CHE “INBEV” (CORONA, BECKS, ETC.) S’E’ BEVUTA “SABMILLER” (PERONI), UNA BIRRA SU TRE AL MONDO SARÀ DEL COLOSSO BRASILIANO DELLO "SQUALO" CARLOS BRITO - IL GRUPPO, CHE VALE 250 MILIARDI DI DOLLARI, DOVRÀ FRONTEGGIARE LE PROTESTE DEI CONCORRENTI E I RICORSI ANTITRUST
Rocco Cotroneo per “CorrierEconomia- Corriere della Sera”
Presto una birra su tre al mondo farà parte dell' impero da 250 miliardi di cui è il timoniere. Carlos Brito, ceo di Ab Inbev, il gigante belga-brasiliano della birra che ora si sposa con Sab Miller, ha una lunga storia ascendente nel segno dell' understatement. Chi ha visitato il Brasile, soprattutto d'estate e durante il Carnevale, ed è rimasto sorpreso dalla quantità di cerveja che la gente riesce a ingurgitare, non si stupirà di sapere che in vetta al mondo della birra ci sono due di loro. Non poteva essere altrimenti.
L' uomo più ricco del Brasile e il suo manager più potente, cioè Jorge Paulo Lemann e Carlos Brito; 76 anni il primo, 55 il secondo. Insieme dagli anni Ottanta, quando iniziarono una delle più grandi scalate mai viste nel mondo del business : partendo da una marca di birra nazionale, la Brahma, fino ad arrivare alla megafusione annunciata la scorsa settimana tra Ab InBev e SabMiller.
LEADERSHIP
Una birra su tre venduta nel mondo sarà presto nelle loro mani, concentrazione senza precedenti nel settore food and beverage . E un lavoro mostruoso per gli avvocati che dovranno respingere le proteste dei concorrenti, in nome delle leggi antitrust di decine di Paesi diversi, dagli Stati Uniti alla Cina, dal Sudafrica al Belgio.
Sull' impero dei due brasiliani, alla fine, davvero non tramonterà mai il sole. E se succederà, sarà possibile assistere allo spettacolo con una birra delle loro tra le mani, in qualunque angolo della Terra. Carlos Brito, carioca di Rio, laureato in ingegneria meccanica, ha un destino curioso. A 26 anni, gonfio di ambizione, andò a bussare alla porta di un banchiere.
Voleva soldi in prestito per andare a studiare negli Stati Uniti. Lemann rimase colpito dalla sua audacia e accettò, a patto che gli spedisse ogni mese a Rio un rapporto sull'andamento degli studi. Mentre Brito era a Stanford a prendersi il master in business , il banchiere mecenate fece il primo passo nel mondo della birra, acquistando la marca nazionale Brahma.
Al ritorno Brito ebbe così il suo primo lavoro. E i due partirono alla conquista dell' impero. Negli anni Novanta la Brahma si beve ad una ad una quasi tutte le marche brasiliane di birra, complici i tremendi consumi nazionali. Il gruppo Ambev diventa così ricco da sbarcare in Europa, dove si fonde alla pari con la storica azienda belga Interbrew, quella della Stella Artois.
ESPANSIONE
Nel nuovo conglomerato, già primo al mondo, entrano a far parte giganti della birra di altri Paesi, come l' americana Budweiser e la messicana Corona, proprietarie di altre decine di marchi. Quella appena annunciata, se andrà in porto, sarà la fusione tra il primo gruppo al mondo, il belga-brasiliano che ora si chiama Ab InBev e ha il 20,8 per cento del mercato mondiale, e il secondo, la Sab Miller che detiene il 9,7 per cento (in Italia controlla la Peroni). Totale, una birra su tre venduta sul pianeta e un mega gruppo da 250 miliardi di euro.
E i due brasiliani? Sempre insieme. Lemann non è più padrone di tutto, ma resta il maggior azionista, il che gli permette di essere il brasiliano più ricco del mondo e il numero 34 nella classifica di Forbes . Nell' ascesa, partendo dalla Brahma, lo hanno seguito altri due investitori brasiliani, Marcel Telles e Beto Sicupira. Ma nulla sarebbe potuto accadere senza il genio e la spregiudicatezza del manager, l' ex ragazzo partito per Stanford.
Senza la capacità di spremere le persone e abbattere i costi di Carlos Brito non sarebbe stato possibile mettere insieme così tante aziende. Chi ne ha fatto le spese nel corso degli anni lo ritiene feroce e implacabile: ad ogni passo dell' ascesa ha chiuso decine di fabbriche, licenziato migliaia di persone, ridotto la catena della distribuzione. Tutto con il sorriso sulle labbra e lo stile più informale possibile.
Non usa giacca e cravatta ma lo zainetto, va in giro con auto di seconda mano e in classe economica, non si concede lussi, vita sociale, e nemmeno in Brasile - paese pazzo per il gossip - si sa nulla della sua famiglia, tranne che ha quattro figli.
Quando la sede del gruppo è stata spostata a Bruxelles, e Brito dopo un paio d' anni in panchina ne ha conquistato il vertice, il manager si è portato in Belgio un gruppo di fedelissimi sconvolgendo anche l' etichetta di un' azienda formale e paludata, dove tutti usavano solo completi grigi. Una volta, in un ricevimento offerto dal ministro belga delle Finanze, due manager dovettero tornarsene a casa perché erano arrivati in jeans.
Il gioco di parole che preferisce è stato coniato durante una lezione agli studenti di Stanford, nel 2010. La nostra società e le bottiglie di birra che produce - disse Brito - hanno una cosa in comune: vivono sempre sotto pressione. Per ottenere i risultati, il management deve spremere i dipendenti e servire gli interessi dei suoi azionisti. Per questo Lemann e i suoi soci non hanno mai pensato di poterne fare a meno, concedendogli carta bianca su tutto.
Ora che Brito ha messo loro sul tavolo un' operazione mai vista prima (l' acquisto della SabMiller vale 106 miliardi di dollari, è la terza maggior acquisizione di tutti i tempi) sanno che il gioco si è fatto ancora più pesante, ma continuano a credergli.