vincenzo de bustis

''ERA TUTTO TRUCCATO, MA BANKITALIA È DALLA NOSTRA PARTE'' - INTERCETTAZIONI FRESCHE FRESCHE SU ''FANPAGE'' DALLA POPOLARE DI BARI, CON L'AD DE BUSTIS E IL PRESIDENTE GIANNELLI CHE PRENDONO LA PAROLA IN UNA RIUNIONE CON I MANAGER. ''NON C'È RISCHIO DI COMMISSARIAMENTO, ENTRO NATALE LA BANCA SARÀ SALVA''. TRE GIORNI DOPO IL GOVERNO LI RIMUOVE - ''GREEN BOND? CHE MI FREGA DEL VERDE, CONVENGONO ALLA BANCA PERCHE'...''

 

 

 

Francesco Cancellato per https://www.fanpage.it/

 

“Non c’è rischio di commissariamento. Entro Natale la banca sarà salva”. È il 10 dicembre quando Gianvito Giannelli e Vincenzo De Bustis, rispettivamente presidente e amministratore delegato della Banca Popolare di Bari prendono la parola in una riunione con i manager della banca pugliese. Tre giorni prima del Consiglio dei Ministri del 13 dicembre che ha deciso per il commissariamento dell’istituto, cinque prima di quello che ha deciso per il salvataggio della banca attraverso un esborso complessivo di 900 milioni di euro.

 

Nella registrazione di quell’incontro, che Fanpage.it pubblica in esclusiva, i due parlano a ruota libera ai dipendenti di quel che sarà il futuro prossimo della banca, e ostentano un’insolita tranquillità nel delineare gli scenari, quasi davvero non si aspettassero l’intervento a gamba tesa Consiglio dei Ministri: “Ci appoggia il mondo politico, e ci appoggia anche la vigilanza”, continua Giannelli.

vincenzo de bustis 1

 

“Bontà loro, e per ragioni strategiche altissime, qualcuno ha deciso che la banca debba sopravvivere”,  gli fa eco De Bustis. Loro, per la cronaca, sono il Ministero del Tesoro e Bankitalia, che attraverso l’iniezione di capitale di 1 miliardi di euro attraverso il Mediocredito Centrale e il Fondo interbancario di tutela dei depositi avrebbero dovuto mettere in sicurezza il patrimonio dell’istituto. Gli stessi che daranno il via libera al commissariamento, meno di 72 ore dopo.

 

 

“Li sfondate”

Resta da chiedersi come mai, quindi Giannelli e De Bustis fossero così sicuri del loro, tanto da esporsi personalmente coi manager della banca. Addirittura, l’amministratore delegato delinea una road map che passa dall’assemblea dei soci del 18 di dicembre, quella in cui la Popolare di Bari diventerà una Spa – dopo la quale «non ci sono più le regole: si funziona come una spa, contano solo i risultati» – sino a un nuovo piano industriale in cui la banca dovrà aumentare notevolmente i ricavi attraverso politiche commerciali aggressive.

davide croff alessandro profumo vincenzo de bustis

 

Su questo De Bustis è più che didascalico: “La banca diventerà molto forte dal punto di vista patrimoniale, avrà lo Stato dietro – istruisce i suoi direttori di filiale -, quindi potrete dire che la Popolare di Puglia e Basilicata ‘sta un po’ così’, che la Banca Popolare Pugliese traballa, che i soldi vi conviene darli a noi che c’abbiamo lo Stato dietro. Li sfondate, se c’avete la forza e l’energia commerciale”.

 

Curioso, al pari, che quegli stessi direttori di filiali che De Bustis sferza ad andare dai clienti “col coltello tra i denti”, e ai quali imputa “qualcosa come 6-7 miliardi di raccolta che mancano”, siano gli stessi che lo stesso amministratore delegato, pochi minuti dopo, accusa di aver truccato i conti della banca per anni: “Quando sono arrivato la prima volta (De Bustis è già stato direttore generale dell’istituto barese tra il 2011 e il 2015, ndr) c’era un signore coi capelli bianchi a capo della pianificazione e controllo, a cui chiesi di vedere i dati delle filiali. Tutti truccati. Truccavate persino i conti economici delle filiali. Taroccati. Chiesi anche di vedere la lista delle prime 50 aziende affidatarie e non me l’hanno mai portata. Quell’epoca è finita. Su queste cose i nuovi padroni vi faranno l’esame del sangue”, sembra quasi minacciarli.

VINCENZO DE BUSTIS

 

“Un taglio degli organici molto importante”

Nella sua disamina, De Bustis sorvola l’ultima delle indagini in cui è stato coinvolto – di cui si è avuta notizia il 5 dicembre, cinque giorni prima dell’incontro registrato -, indagine relative all’emissione di un bond da 30 milioni di euro, sottoscritto dalla società maltese Muse Ventures Ltd con un capitale di soli 1.200 euro. Un’operazione di cui De Bustis informerà il consiglio d’amministrazione a fine 2018, dandola per conclusa, ma che salterà pochi giorni dopo quando l’istituto di credito coinvolto nell’emissione dei titoli, Bnp Paribas, rileverà problemi di trasparenza, di rispetto delle regole e di gestione dei rischi finanziari.

 

Al contrario, l’amministratore delegato di PopBari è molto loquace e diretto quando si tratta di parlare dei tagli del personale e dei nuovi strumenti finanziari della banca: “Il piano di ristrutturazione prevede un taglio degli organici molto importante”, racconta, facendo eco ad interviste in cui parla di 800 uscite, senza licenziamenti. Prepensionamenti, quindi, ma anche in questo caso il De Bustis privato alimenta dubbi, anziché fugarne: “Si va a tagliare i rami secchi e i rami secchi sono fatti di numeri. Non ci sono giovani e vecchi, figli e figliastri. Sono i risultati a parlare”, spiega. Parole che paiono preludere a licenziamenti, più che a prepensionamenti. 

jacobini e de bustis pop bari

 

“Che c… me ne frega del verde?”

Anche relativamente a nuovi strumenti finanziari come i green bond De Bustis è molto diretto: “Perché ho rotto tanto le scatole per lanciare questo green bond? Mica per il verde! A me che cazzo me frega del verde? Niente! Per carità è un settore importante, ma è la tecnica che mi interessa tantissimo, è il capital light. Cioè di fare assistenza alle imprese cercando di non assorbire il patrimonio e portare i soldi a casa – spiega ai suoi manager – Certo, abbiamo cominciato con una cosa un po’ sofisticata, che è quella del verde, perché abbiamo un problema di reputazione della banca”.

marco jacobini 2

 

Ed è qui, in fondo, il cuore di tutto: come può una banca che ha perso il 90% del valore delle sue azioni in pochi anni, che ha truccato i conti delle filiali, che ha fatto comprare ai propri correntisti obbligazioni e azioni della banca in cambio di credito, fidi e mutui – esattamente come accadeva per le banche venete – e che da anni provano invano a vendere quei titoli e che ha il management e la proprietà, al netto della vicenda del bond maltese, sotto inchiesta per associazione per delinquere, truffa, ostacolo all’attività della Banca d’Italia, false dichiarazioni, mobbing e minacce, a salvarsi dal proprio enorme problema di reputazione?

 

 “È stato veramente irresponsabile quello che è successo negli ultimi tre, quattro anni. Questa banca è un esempio di scuola di cattivo management, irresponsabile, esaltato”, conclude De Bustis. E dargli torto, in questo caso, è davvero difficile.

 

 

 

CARMELO BARBAGALLObanca popolare di bari 2banca popolare di bari 3CARMELO BARBAGALLO IGNAZIO VISCObanca popolare di bari 1

 

Ultimi Dagoreport

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin moskva mar nero

DAGOREPORT - UCRAINA, CHE FARE? LA VIA PER ARRIVARE A UNA TREGUA È STRETTISSIMA: TRUMP DEVE TROVARE UN ACCORDO CHE PERMETTA SIA A PUTIN CHE A ZELENSKY DI NON PERDERE LA FACCIA – SI PARTE DALLA CESSIONE DELLA CRIMEA ALLA RUSSIA: SAREBBE UNO SMACCO TROPPO GRANDE PER ZELENSKY, CHE HA SEMPRE DIFESO L’INTEGRITÀ TERRITORIALE UCRAINA. TRA LE IPOTESI IN CAMPO C'E' QUELLA DI ORGANIZZARE UN NUOVO REFERENDUM POPOLARE NELLE ZONE OCCUPATE PER "LEGITTIMARE" LO SCIPPO DI SOVRANITA' - MA SAREBBE UNA VITTORIA TOTALE DI PUTIN, CHE OTTERREBBE TUTTO QUEL CHE CHIEDE SENZA CONCEDERE NIENTE…

funerale di papa francesco bergoglio

DAGOREPORT - COME È RIUSCITO IL FUNERALE DI UN SOVRANO CATTOLICO A CATTURARE DEVOTI E ATEI, LAICI E LAIDI, INTELLETTUALI E BARBARI, E TENERE PRIGIONIERI CARTA STAMPATA E COMUNICAZIONE DIGITALE, SCODELLANDO QUELLA CHE RESTERÀ LA FOTO DELL’ANNO: TRUMP E ZELENSKY IN SAN PIETRO, SEDUTI SU DUE SEDIE, CHINI UNO DI FRONTE ALL’ALTRO, INTENTI A SBROGLIARE IL GROVIGLIO DELLA GUERRA? - LO STRAORDINARIO EVENTO È AVVENUTO PERCHÉ LA SEGRETERIA DI STATO DEL VATICANO, ANZICHÉ ROVESCIANDO, HA RISTABILITO I SUOI PROTOCOLLI SECOLARI PER METTERE INSIEME SACRO E PROFANO E, SOPRATTUTTO, PER FAR QUADRARE TUTTO DENTRO LO SPAZIO DI UNA LITURGIA CHE HA MANIFESTATO AL MONDO QUELLO CHE IL CATTOLICESIMO POSSIEDE COME CULTURA, TRADIZIONE, ACCOGLIENZA, VISIONE DELLA VITA E DEL MONDO, UNIVERSALITÀ DEI LINGUAGGI E TANTE ALTRE COSE CHE, ANCORA OGGI, LA MANIFESTANO COME L’UNICA RELIGIONE INCLUSIVA, PACIFICA, UNIVERSALE: “CATTOLICA”, APPUNTO - PURTROPPO, GLI UNICI A NON AVERLO CAPITO SONO STATI I CAPOCCIONI DEL TG1 CHE HANNO TRASFORMATO LA DIRETTA DELLA CERIMONIA, INIZIATA ALLE 8,30 E DURATA FINO AL TG DELLE 13,30, IN UNA GROTTESCA CARICATURA DI “PORTA A PORTA”, PROTAGONISTI UNA CONDUTTRICE IN STUDIO E QUATTRO GIORNALISTI INVIATI IN MEZZO ALLA FOLLA E TOTALMENTE INCAPACI…- VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…