A DAVOS SI SCIA SULLA CRISI - AL FORUM DEI POTERI FOTTUTI IN SVIZZERA, COLORO CHE HANNO MESSO IL MONDO IN GINOCCHIO CON LA “FINANZA CREATIVA”, SI ATTEGGIANO A CASSANDRE - DAGLI ECONOMISTI DEL FMI AL CAPO DI PIMCO, DAL NOBEL STIGLITZ AL MILIARDARIO SOROS, TUTTI D’ACCORDO CHE IL 2012 SARÀ MEDIAMENTE MERDOSO - E ROUBINI, CHE FA LA CASSANDRA COME PROFESSIONE, ORMAI NON FA PIÙ NOTIZIA, ED È STATO RELEGATO A CONFERENZE MINORI…

1 - IN CALO L'AUDIENCE DI ROUBINI PESSIMISTA DI RUOLO
Federico Fubini per il "Corriere della Sera"

Ieri verso mezzogiorno Nouriel Roubini, professore di economia alla New York University, ha preso il suo smartphone e ha fotografato la folla. I banchieri, i grandi industriali, i capitani degli hedge fund si accalcavano alle tavole del buffet della giornata di apertura del World Economic Forum a Davos. Roubini ha affisso la foto su Twitter, con un commento: «Non solo nutrimento per il pensiero qui a Davos».

In quel gesto c'è molto del suo personaggio. Roubini si mischia alla folla di Davos, eppure sottilmente la deride. Fa parte del club, è amico dei banchieri, è una star per i grandi media globali, ma allo stesso tempo si sente fuori. Partecipa alle conferenze delle grande case finanziarie - la sua tariffa di base è di 25 mila dollari - però si fa vedere fra gli indignati di Occupy Wall Street a Zuccotti Park.

Non sono contraddizioni insostenibili nella società di Davos, per definizione disposta a discutere. Eppure, a differenza degli ultimi anni, quest'anno a Roubini il «World Economic Forum» ha offerto un palcoscenico più piccolo. Ieri è intervenuto a un incontro a porte chiuse un po' oscuro, all'ora di pranzo. E nei prossimi giorni lo faranno parlare in contemporanea al presidente della Banca centrale europea Mario Draghi (ma in un'altra sala) e sull'arte di fare previsioni, non sulle sue previsioni vere e proprie.

Per la prima volta da tempo l'organizzazione non lo ha invitato sul palco nei grandi dibattiti di apertura, per i quali sono stati preferiti economisti più ortodossi come Raghuram Rajan e Kenneth Rogoff. Rajan e Rogoff sono entrambi ex capoeconomisti del Fondo Monetario Internazionale; Roubini invece non potrebbe mai diventarlo, esattamente per il motivo che ha fatto di lui il primo economista al mondo con uno status da rockstar: è cronicamente pessimista. Iniziò a esserlo quando non era di moda, e lui era solo un docente poco citato, affrontando la derisione nel 2005 e nel 2006 quando annunciò in anticipo il crac in arrivo della finanza immobiliare americana. Poi non ha più abbandonato la formula che lo ha reso famoso.

A novembre, prima che gli spread italiani crollassero di quasi 200 punti-base, Roubini aveva già scritto che l'Italia avrebbe dovuto organizzare il proprio default. Berry Eichengreen, di Berkeley, l'ha (indirettamente) accusato di calcare i toni solo per promuovere se stesso. In ogni caso prevedere sempre il peggio era una tecnica efficace, che faceva sentire più intelligenti i padroni di Wall Street assembrati in sala a Davos ad applaudire. Fino a quando, anche loro, hanno iniziato a chiedere un intrattenimento diverso.


2 - LA GRANDE SFILATA DELLE CASSANDRE IN GARA SULLE PREVISIONI AL RIBASSO
Giuliana Ferraino per il "Corriere della Sera"

Anni di crisi, tempo di Cassandre. Politici, economisti, manager, analisti sembrano fare a gara nel prevedere terribili sciagure sul futuro dell'euro e del progetto europeo. Con ripercussioni inevitabili sul resto dell'economia globale. Nella mitologia greca Cassandra, figlia di Priamo, re di Troia, e di Ecuba, aveva ricevuto dal dio Apollo, che si era invaghito di lei, il dono della profezia. Ma poi, quando non mantiene la promessa di sposarlo, Apollo decide che nessuno le crederà più.

Oggi è una Cassandra chi vede cupo, preannuncia guai o minaccia disastri, indipendentemente dal fatto che poi le previsioni si avverino.
«Cassandra Lagarde», intitolava ieri il Wall Street Journal in un editoriale. Nel mirino del giornale Usa il monito lanciato da Berlino dal numero uno del Fondo monetario internazionale. Senza azioni radicali, il mondo andrà incontro alla prospettiva di un'altra Grande Depressione, aveva messo in guardia Lagarde lunedì.

E il giorno dopo il Fmi ha ribassato tutte le stime sulla crescita dell'economia globale per il 2012, e chiesto all'Europa di rafforzare il fondo salva Stati. «Il pessimismo è nell'aria di montagna», titolava ieri il Financial Times. È l'aria di Davos, visto che un sondaggio tra alcuni economisti che partecipano al World Economic Forum rileva quanto siano sfiduciati sul futuro, nonostante l'umore sui mercati finanziari sia migliorato nel 2012 e i dati economici abbiano superato le attese.

Carmen Reinhart, senior fellow al Peterson Institute for International Economics, prevede un «seria stretta economica o un altro anno di alta disoccupazione, debole crescita e ripresa ritardata in generale tutte le economie avanzate». Il Nobel per l'economia Joseph Stigliz mette in guardia contro il rischio di «un nuovo crunch», peggiorato dalla «debolezza di risposte politiche appropriate». Kenneth Rogoff dell'Università di Harvard si chiede se finalmente l'eurozona si sveglierà e realizzerà che almeno due o tre Paesi periferici necessitano di enormi svalutazioni e possibilmente di «un sabbatico dall'euro».

La Cassandra del giorno? Ieri a Davos il miliardario George Soros è arrivato a dire che la Grecia sarà espulsa dall'euro entro quest'anno. Non è una posizione isolata. Atene è il bersaglio preferito dei catastrofisti del nostro tempo. Il tedesco Hans Werner Sinn, direttore generale dell'Istituto di ricerca economica Ifo, ha sentenziato più volte che «il rischio di spaccatura è concreto». A suo modo di vedere la fine dell'eurozona non è questione di «se» ma solo di «quando». E per lui la Grecia dovrebbe uscire immediatamente.

Mohamed El-Erian, ex economista del Fmi e ceo di Pimco, il maggiore gestore di bond del mondo, di solito centra le sue previsioni. L'ultima volta, in estate, all'indomani del downgrade del debito sovrano americano da parte di Standard & Poor's aveva pronosticato che la Francia sarebbe stata il prossimo Paese a perdere la tripla A.

E' successo un paio di settimane fa. Ed El-Erian sostiene ormai da quasi due anni che Atene deve abbandonare, almeno temporaneamente, la moneta comune per salvarsi e salvare l'eurozona. Che dire delle agenzie di rating? Da S&P a Moody's a Fitch, i loro ammonimenti sono profezie che si auto-avverano immancabilmente. Perfino i politici, una volta i primi a promettere un futuro più roseo, di questi tempi sono iscritti ai club dei tenebrosi. Quest'anno, presagiscono, sarà pieno di insidie.

La cancelliera tedesca Angela Merkel nel suo discorso di fine anno ha predetto che «il 2012 sarà più difficile per l'eurozona del 2011», ma rifiuta di rafforzare il fondo salva Stati. Per il presidente francese Nicolas Sarkozy è «l'anno di tutti i rischi». E il premier italiano Mario Monti ha varato un decreto per salvare l'Italia e un altro per farla crescere, avvertendo che senza riforme strutturali c'è il baratro. Un problema europeo?

Forse, ma anche l'economia che corre più forte ha le sue Cassandre. Come James Chanos, fondatore del fondo Kynikos Associates, che scommette da tempo sul crollo dell'economia cinese a causa dello scoppio della bolla immobiliare. Perfino il premier indiano Manmohan Singh ha avvertito che gli indiani non devono credere che la crescita sostenuta sia garantita. A proposito, Cassandra aveva previsto la distruzione di Troia, ma nessuno le ha creduto.

 

ROUBINI IN MEZZO A MARTIN WOLF E MARIA BARTIROMO DAL TWITTER DI ROUBINI ROUBINI E KEN ROGOFF A DAVOS DAL TWITTER DI ROUBINI FOTO ROUBINI ASSALTO AL BUFFET DI DAVOS George Soros CHRISTINE LAGARDE MERKEL A DAVOS

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