1. AL CORRIERE VA IN SCENA LA ROTTAMAZIONE DOLCE? ELKANN AVREBBE GIÀ AVVERTITO RENZI CHE AL POSTO DI DE BORTOLI STA PER ARRIVARE IL TANDEM CALABRESI-CAZZULLO 2. L’ACCELERAZIONE L’HA DATA DON FLEBUCCIO STESSO, CHE STAMANI HA AVUTO UN LUNGO INCONTRO CON IL DG DELLA RCS, BOMPIERI. IN ARRIVO TANTI SOLDI: 6/8 MILIONI 3. DE BORTOLI SOGNA DI USCIRE DA EROICO DIFENSORE E MARTIRE DELL’INFORMAZIONE TUTTA 4. LE ATTESE PER LA PUNTATA DI ‘REPORT’’: INTERVISTATO DALLA GABANELLI, PARE CHE NON ABBIA RISPARMIATO CRITICHE A SCOTT JOVANE. E INFINE, A MAGGIO, È PREVISTA L’USCITA DE “IL DIRETTORE”, UN ROMANZO DEL SUO EX AMICO LUIGI BISIGNANI, DEDICATO PROPRIO A LUI. NON SARANNO PAGINE DOLCI, PERCHÉ BISI, QUANDO È FINITO NEI GUAI PER LA PRESUNTA LOGGIA P4, SI È SENTITO TRADITO DAL DIRETTORE DEL ‘’CORRIERE’’

DAGOREPORT

Che in via Solferino stia per cambiare il direttore lo sa anche Matteo Renzi. Indiscrezioni raccolte nella Capitale si spingono addirittura a giurare su una telefonata già avvenuta, nella giornata di ieri, sulla linea Torino-Palazzo Chigi, con Kaki Elkann che avrebbe anticipato al capo del governo la giubilazione di Ferruccio de Bortoli e la sua sostituzione con Mario Calabresi, attuale direttore della Stampa.

Una comunicazione di cortesia, come si è sempre fatto in ogni epoca e con qualunque governo, e che nulla ha a che vedere con presunti "via libera". Per altro, il fatto che alla vicedirezione del Corriere targato Fiat-Chrysler sembri destinato Aldo Cazzullo, giornalista che con Renzie intrattiene ottimi rapporti (in uscita "Magari", un libro-intervista edito da Mondadori scritto a quattro mani), non può che rendere l'operazione ancora più gradita all'inquilino di Palazzo Chigi.

Un altro segnale da non trascurare è il lungo incontro avuto stamani da De Bortoli con Alessandro Bompieri, direttore generale di Rcs Mediagroup. Possibile che si sia parlato di come rimettere mano al sito internet del giornale, appena rinnovato ma che pare non piacere proprio a nessuno. Tuttavia l'ipotesi più accreditata al Corriere è che invece si sia cominciato a discutere di soldi. Soldi al direttore in uscita.

Stamani del resto è stato il quotidiano MF (vedi articolo a seguire) ad anticipare che De Bortoli e l'azienda starebbero già trattando la liquidazione, stimando la buonuscita del direttore tra i 6 e gli 8 milioni di euro.

Il problema principale è che "chi rompe paga", anche se il contratto del giornalista è in scadenza. E Scott Jovane, l'amministratore delegato ai ferri corti con De Bortoli, non vuole farlo fuori. Soprattutto adesso che si è convinto, come Elkann del resto, che l'accelerazione di questi giorni sia stata una mossa tutta del direttore. E questo spiegherebbe anche un certo imbarazzo di Giovanni Bazoli, il patròn di Intesa Sanpaolo che se volesse probabilmente potrebbe ancora fermare il cambio di direzione. Ma che forse ha capito che è De Bortoli a essersi stufato.

Cesare Lanza, che su Blitz Quotidiano, ha dato per primo la notizia fin da sabato, giura e spergiura che "Sicuramente stanno facendo pressioni anche ora perché Ferruccio dia le dimissioni, ma lui non fa mistero che non vuole lasciare". Però a Milano sono in molti a pensare il contrario e a ritenere che si stia assistendo al classico gioco delle parti che prelude a un accordo (milionario).

Del resto a Don Flebuccio, sessant'anni, direttore del Corriere dal 1997 al 2003 e poi ancora dal 2009, non mancano le buone ragioni per andarsene. Dopo gli scontri con Scott Jovane sui bonus ai manager, rischia di passare per un mezzo eroe del sindacato e dei giornalisti tutti. E poi la sua poltrona traballa da un paio d'anni, ovvero da quando sarebbe stata promessa da Elkann a Calabresi, un vero predestinato.

La prossima settimana, poi, è prevista l'andata in onda di una puntata di Report dedicato al disastro manageriale di Rcs, nella quale pare che De Bortoli, intervistato dalla Gabanelli, non abbia risparmiato critiche. E infine, nei prossimi giorni, è prevista l'uscita di un romanzo del suo ex amico Luigi Bisignani, intitolato "Il direttore" e che i bene informati giurano essere dedicato proprio a lui. Non saranno pagine dolci, perché Bisi, quando è finito nei guai per la presunta loggia P4, si è sentito tradito dal direttore del Corriere.

RCS, SI TRATTA SULLA LIQUIDAZIONE - IL GIORNALISTA NON VUOLE ANDARSENE, L'AZIENDA NON VUOLE LICENZIARLO. SUL PIATTO UNA BUONUSCITA DI ALMENO 6-8 MLN. CALABRESI IN POLE PER LA SOSTITUZIONE, MA IL SUO NOME NON PIACE A TUTTI I SOCI
di Andrea Montanari per MF

Ferruccio de Bortoli «è il miglior direttore possibile» per il Corriere della Sera. Così ancora lunedì scorso, davanti a oltre 3 milioni di telespettatori, l'ad di Rcs Mediagroup, Pietro Scott Jovane, ribadiva la sua fiducia nel corso del programma Report su Rai3 in vista della prossima puntata di lunedì 14, che avrà un focus sulla casa editrice (l'acquisto della spagnola Recoletos, oggi Unidad Editorial e la vendita degli immobili di via Solferino e via San Marco).

Ma alle parole non corrispondono i fatti. Perché dietro la comunione d'intenti di facciata si nasconde una tensione, dura e forte, che si trascina da mesi tra de Bortoli e Jovane. Anche se ieri sera un portavoce di Rcs ha voluto ribadire all'Ansa «la stima per la guida editoriale del direttore de Bortoli, l'apprezzamento per l'esempio personale dimostrato a tutta la redazione in questa continua e innovativa fase di trasformazione del quotidiano da lui diretto» e l'azienda «non ha richiesto alcun cambiamento delle sue responsabilità».
La guerra sotterranea tra i due è venuta alla luce con la vicenda dei bonus al management che il cda del gruppo editoriale aveva deciso di garantire a tutta la prima linea di dirigenti col piano 2013-2015.

E così, dopo che il direttore del quotidiano di via Solferino si era schierato con la redazione, minacciando le dimissioni in caso di ok ai premi per Jovane&C, ecco che la fragile e difficile convivenza si è rotta. E ora le parti stanno trattando sulle modalità di uscita di de Bortoli dal CorSera e dall'azienda. Il direttore da 11 anni alla guida della testata tra primo (1997-2003) e secondo (9 marzo 2009 a tutt'oggi) mandato non vuole dimettersi, ma Rcs non vuole licenziarlo.

E al punto di rottura al quale si è arrivati è impossibile pensare a una continuità alla guida del quotidiano: la guerra intestina farebbe male al prodotto e ai lettori. Per cui è probabile che nelle prossime ore le parti trovino un accordo. Uno dei temi caldi sul tavolo di Jovane è l'ammontare della buonuscita del direttore che con uno stipendio annuo superiore al milione può spuntare una liquidazione di almeno 6-8 milioni. E non è escluso che sul piatto venga messa una poltrona di peso, una presidenza di qualche istituzione. O un posto in Rai al Tg1

Al momento, però, non è stato ancora convocato il cda sul tema visto che non tutti i soci sono d'accordo sull'addio a de Bortoli. E ancora di più non c'è un fronte comune sul successore, che con ogni probabilità dovrebbe essere Mario Calabresi, attuale direttore de La Stampa. L'avvicendamento sulla tolda del CorSera, in un momento così complesso per il settore editoriale, il business del gruppo, la situazione politica nazionale e l'incombenza delle elezioni Europee, non è argomento che si può liquidare in un amen.

Anche perché provocherà a cascata un ricambio dei piani alti del giornale: dal condirettore Luciano Fontana (potrebbe andare negli Usa) ai vicedirettori Gian Giacomo Schiavi e Daniele Manca (il responsabile dell'economia che potrebbe pagare anche per il flop del nuovo sito internet). Al momento un'alternativa a Calabresi, che ieri da Auschwitz e poi Cracovia è volato a Milano, non c'è, visto che Giulio Anselmi, presidente dell'Ansa, si è chiamato fuori dai giochi e l'unico altro nome è quello di Antonio Polito, fresco di nomina alla guida del Corriere del Mezzogiorno.

A Torino, per la guida de La Stampa si parla del vicedirettore Massimo Gramellini o in alternativa del responsabile dell'Ansa, Luigi Contu. Terzo incomodo sarebbe Aldo Cazzullo, firma piemontese del CorSera, comunque pronto anche a un eventuale tandem con Calabresi in via Solferino. (riproduzione riservata)

PER LA PRESIDENZA SPUNTA GARAVOGLIA
Lo scossone che sarà provocato dalla sempre più probabile uscita di Ferruccio de Bortoli dalla direzione del Corriere della Sera scatenerà quasi certamente una reazione a catena in Rcs. A farne le spese potrebbe essere il cda, oggi composto da otto membri dopo quattro defezioni illustri.

All'assemblea dell'8 maggio è prevista la nomina di solo due nuovi consiglieri, ma non è da escludere che in queste settimane (precedenti un appuntamento decisivo per il confronto tra le varie anime che compongono l'azionariato della casa editrice milanese) si prenda in considerazione un rimpasto più ampio, magari riguardante anche le figure dell'amministratore delegato e del presidente.

D'altronde da mesi si parla della possibile uscita dal board del presidente Angelo Provasoli e ora iniziano a circolare i nomi del possibili sostituti. Il notaio, giurista ed ex presidente di Rcs Piergaetano Marchetti vorrebbe tornare sullo scranno più alto ma non è il candidato in pole position, anche perché nelle ultime riunioni del cda si è astenuto nelle votazioni sulle decisioni prese dall'ad Jovane e di matrice-Fiat (primo socio di Rcs con il 20,55%). Un nome sempre più accreditato è invece quello di Luca Garavoglia.

Mister Campari è già nel consiglio del gruppo di via Rizzoli e siede anche nel comitato per la remunerazione e le nomine. Si tratta di una figura di spicco dell'imprenditoria italiana che vince all'estero. Ma la sua viene letta come una candidatura targata Fiat (in passato è stato anche consigliere del gruppo automobilistico di Torino), il che fa storcere il naso ad altri grandi soci di Rcs.

 

 

MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI IN CONFERENZA STAMPA A PALAZZO CHIGI FOTO LAPRESSE i fratelli della Valle e Lapo Elkann Mario Calabresi Aldo Cazzullo e Francesco Guccini Ferruccio de Bortoli Paolo Mieli Scott Jovane e Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri.Paolo Mieli e Scott JovaneASSEMBLEA GENERALI DI BANCA DITALIA LUIGI BISIGNANI FOTO LA PRESSE Milena Gabanelli candidata Stelle al Colle h partb Sede del Corriere della Sera in via SolferinoPIERGAETANO MARCHETTI LUCIANO FONTANA FERRUCCIO DE BORTOLI Luigi Contu Gianni Letta Giulio Anselmi guardano il nuovo portale ANSA PIERGAETANO MARCHETTI Antonio Polito

Ultimi Dagoreport

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…

bergoglio papa francesco salma

DAGOREPORT - QUANDO È MORTO DAVVERO PAPA FRANCESCO? ALL’ALBA DI LUNEDÌ, COME DA VERSIONE UFFICIALE, O NEL POMERIGGIO DI DOMENICA? - NELLA FOTO DELLA SALMA, SI NOTA SUL VOLTO UNA MACCHIA SCURA CHE POTREBBE ESSERE UNA RACCOLTA DI SANGUE IPOSTATICA, COME ACCADE NELLE PERSONE MORTE GIÀ DA ALCUNE ORE - I VERTICI DELLA CHIESA POTREBBERO AVER DECISO DI “POSTICIPARE” LA DATA DELLA MORTE DEL SANTO PADRE, PER EVITARE DI CONNOTARE LA PASQUA, CHE CELEBRA IL PASSAGGIO DA MORTE A VITA DI GESÙ, CON UN EVENTO LUTTUOSO - UN PICCOLO SLITTAMENTO TEMPORALE CHE NULLA TOGLIE ALLA FORZA DEL MAGISTERO DI FRANCESCO, TERMINATO COME LUI VOLEVA: RIABBRACCIANDO NEL GIORNO DELLA RESURREZIONE PASQUALE IL SUO GREGGE IN PIAZZA SAN PIETRO. A QUEL PUNTO, LA MISSIONE DEL “PASTORE VENUTO DALLA FINE DEL MONDO” ERA GIUNTA AL TERMINE...