
FACCIA DI DAVOS - 1700 JET PRIVATI ARRIVANO AL FORUM. PER PARLARE DI RISCALDAMENTO GLOBALE! - UN’ORA DI VOLO IN JET INQUINA COME UN ANNO DI GUIDA DI UN’AUTO - NESSUN PROBLEMA: SE I VIP CAMMINERANNO, UBS REGALERÀ BICICLETTE AI BIMBI AFRICANI
1. A PARLAR DI CLIMA... COL JET PRIVATO
Forum economico mondiale (WEF) ancora una volta nel mirino delle critiche in relazione alla sua coerenza ecologica: a Davos (GR) si discute in vari seminari sull'ambiente e la protezione climatica, ma un numero enorme di partecipanti per arrivare in Svizzera ricorre al jet privato. Stando al "Blick", che riprende dati del sito internet Flightradar 24, sono attesi 1700 velivoli di questo tipo. Per far fronte all'enorme volume di traffico si è reso necessario ricorrere all'aeroporto di Dübendorf (ZH).
Lo stesso quotidiano nei giorni scorsi aveva parlato di "follia ecologica" anche in relazione al parco auto. Gli organizzatori desiderano infatti una Davos verde, con vetture che hanno emissioni di CO2 massime di 165 grammi al chilometro. Nel contempo però i top manager non vogliono rinunciare alle auto di lusso al momento di noleggiarne una. Conseguenza: da tutta Europa sono state fatte arrivare automobili di grossa cilindrata dei pochi modelli ammessi, con un impatto ambientale tutt'altro che indifferente.
Dagonota - Uno studio del 2008 dell’Insitute for Policy Studies ha decretato che “un’ora di volo su un jet privato consuma tanto carburante quanto un anno di guida di un auto”.
jet privati all aeroporto di zurigo
2. I VIP DI DAVOS CAMMINANO? E UBS REGALA BICICLETTE AGLI STUDENTI SUDAFRICANI
Veronica Ulivieri per www.lastampa.it
Agricoltura e sicurezza alimentare, inclusione sociale, protezione dell’ambiente, infrastrutture adeguate, parità di genere. E poi il futuro della rete, il commercio, il sistema finanziario, l’anti-corruzione, il capitale umano. Al World Economic Forum di Davos, in Svizzera, i big della politica e dell’economia mondiali parleranno quest’anno delle dieci sfide globali del futuro. Molte parole a cui seguiranno purtroppo, come spesso succede per i grandi eventi internazionali, pochi fatti. Più concreta dovrebbe essere invece la “Davos Challenge: Walk for Education”, “l’undicesima sfida”, microscopica rispetto alle grandi questioni in agenda, ma capace di affrontarne molte insieme, anche se su piccola scala.
L’iniziativa, lanciata dalla società di servizi finanziari UBS e la sua fondazione UBS Optimus, in collaborazione con la Ong World Bicycle Relief, in occasione del forum di Davos, ha l’obiettivo di donare 2.500 bici – tante quante i partecipanti al forum – agli studenti dei villaggi del Sud Africa, per facilitare gli spostamenti verso le scuole, spesso distanti dai villaggi e non collegate con reti di trasporti, ed incidere così direttamente sulla loro educazione.
come muoversi a davos jet privato piu elicottero piu auto blu
A decidere quante biciclette saranno regalate ai bambini africani saranno gli imprenditori, i politici e i finanzieri arrivati nelle Alpi svizzere per il tradizionale forum annuale. A loro sarà chiesto di partecipare alla sfida camminando per circa sei chilometri, la stessa distanza che molti piccoli sudafricani percorrono ogni giorno per seguire le lezioni. I primi mille partecipanti saranno anche dotati di un braccialetto contapassi, e sui monitor del centro congressi di Davos si potrà osservare la media della distanza percorsa dai big mondiali. Se questo dato sarà pari a sei chilometri, saranno donate tutte le 2.500 bici previste, progettate dalla WBR e assemblate da meccanici sudafricani. In caso contrario che succederà? Gli organizzatori dell’iniziativa non si sbilanciano, dicendosi fiduciosi di riuscire a raggiungere l’obiettivo, considerato anche che la manifestazione dura quattro giorni.
«La formazione è essenziale per uscire da una condizione di povertà. Se i bambini avessero a disposizione delle biciclette robuste adatte ai terreni irregolari, il tempo per il tragitto casa-scuola potrebbe essere ridotto del 75%, favorendo così la loro presenza in classe e i loro risultati scolastici», è il ragionamento alla base del progetto.
Secondo la Ong World Bicycle Relief, in Sud Africa sono 11 milioni gli studenti costretti ad andare a scuola a piedi. Di questi, mezzo milione cammina per più di un’ora, circa sei chilometri appunto, per raggiungere l’aula. Con la conseguenza che molti bambini non riescono a frequentare la scuola regolarmente, e chi lo fa ha comunque poco tempo per lo studio, dovendo dedicare ore agli spostamenti.
«Nel breve termine, le biciclette allevieranno la stanchezza dei bambini derivante dagli spostamenti e li aiuteranno a frequentare regolarmente la scuola. Nel lungo termine, le bici li sosterranno nel completare il loro percorso formativo, prepararsi per ottenere un lavoro migliore ed uscire dalle condizioni di povertà estrema», spiegano dall’associazione. Uno studio effettuato nel 2012 sui risultati di un progetto simile in Zambia ha rilevato un aumento delle frequenze del 28% e un miglioramento delle performance del 59% per gli studenti che avevano ricevuto una bici.
al gore pharrell williams kevin wall
Oltre al programma BEEP (Bicycles for Educational Empowerment Program), in cui rientra anche l’iniziativa lanciata con UPS, la WBR ha all’attivo diversi progetti che sfruttano la bicicletta per favorire lo sviluppo economico e sociale e migliorare le condizioni di vita delle persone.
Creata nel 2005 da Frederick Day, co-fondatore dell’azienda statunitense di componenti per bici SRAM, la Ong ha distribuito fino ad oggi in Africa, America latina e Sudest asiatico più di 220 mila bici e formato un migliaio di meccanici in 13 Paesi. I beneficiari dei progetti sono studenti – di cui il 70% bambine -, insegnanti, volontari, ma anche piccoli imprenditori e operatori sanitari impegnati nell’assistenza dei malati di AIDS, che grazie alla bici possono spostarsi meglio tra i villaggi e curare un maggior numero di pazienti.
al gore a parlare di riscaldamento globale a davos
3. CHI C’È A DAVOS - DALLA FINANZA ALL’ACCADEMIA, CHI SVETTA NELLA FOLLA ALL’EVENTO SVIZZERO
Maria Rosaria Iovinella per www.wired.it
Il classico appuntamento per pochi dove però si parla del destino di tutti: il World Economic Forum è partito oggi, nello scenario innevato di Davos, nella Svizzera del Canton Grigioni, per affrontare i temi più urgenti per il futuro del pianeta, ovvero la crescita economica, lo sviluppo sociale, la difesa dalle numerose minacce globali.
Programma denso per coprire, in totale, quattro giorni di confronti e sessioni, e platea di speaker vasta e composita, in grado di abbracciare premier, analisti, economisti, banchieri, intellettuali e protagonisti del tech.
Il team innovazione vede presente il creatore del World Wide Web Tim Berners Lee, che prenderà parte alla sessione In Tech We Trust, Erik Brynjolfsson dal Mit di Boston che presiede la Mit Initiative sulla Digital Economy, Max Levchin, ceo di Hvf, già fondatore di PayPal, Marissa Mayer per Yahoo, Satya Nadella ceo di Microsoft, Sheryl Sandberg, coo di Facebook, Teo Benjamin, esperto di interactive media e promotore di innovazione sociale e culturale sulla scena tech brasiliana.
Personaggi che non hanno bisogno di presentazioni e che non possono certo mancare a un forum di numeri uno nei settori di competenza; dopo i fatti di Parigi però è pensabile che la scena del consesso svizzero sia anche dominata da chi può fornire risposte adeguate sugli scenari globali, in senso geopolitico, e da chi racconta i fatti, compiendo ogni giorno scelte per contribuire alla narrazione del mondo che cambia.
La platea accademici e giornalisti schiera, tra gli altri, James Harding di Bbc News; Pascal Lamy, presidente onorario di Notre Europe-Jacques Delors Institute; Kenneth Rogoff, docente ad Harvard e già al centro di una famosa disfida con il premio Nobel Paul Krugman nel 2013; Anne Marie Slaughter, docente a Princeton, celebre per aver rinunciato a un incarico nell’amministrazione Obama per l’impossibilità di conciliare tutto; Thorold Barker, editor del Wsj per l’Europa, l’Africa e il Middle East; David E. Bloom, professore di economia e demografia all’ateneo di Harvard; Ahmad Iravani, presidente e direttore esecutivo del Csime; Susan Glasser, editor di Politico.
poroshenko a davos con un pezzo di autobus ucraino fatto saltare da filorussi
poroshenko a davos
Per gli appassionati delle grandi istituzioni internazionali non manca una nutrita rappresentanza di leader; hanno risposto all’appello di Davos, per l’Onu, Ban Ki Moon, ma anche l’ex padrone di casa Kofi Annan; per l’Ocse, il segretario generale Angel Gurria; per l’Unhcr, l’alto commissario, Antonio Guterres; per la World Bank, il presidente Jim Yong Kim; non manca nemmeno Christine Lagarde, direttore generale del Fondo Monetario Internazionale.
Compatta anche la rappresentanza italiana, guidata dal primo ministro Matteo Renzi, e che vede, tra gli altri, anche presenti Federica Mogherini alto rappresentante della Ue per la politica estera, Pietro Carlo Padoan, ministro delle Finanze, Graziella Pellegrini, accademica e ricercatrice nel campo della biologia cellulare, Andrea Enria, chairman della European Banking Authority.
Anche Pharrell Williams figura tra gli invitati ed era presente alla giornata di apertura: incredibile ma vero? Dopotutto, anche lui ormai è una superpotenza, o meglio, un cultural leader.