FACE-TRUFF - GLI INVESTITORI DANNEGGIATI PRESENTANO UNA CLASS ACTION CONTRO FACEBOOK, MORGAN STANLEY, E LE ALTRE BANCHE CHE HANNO NASCOSTO I CONTI E GONFIATO LA QUOTAZIONE - MAGRA CONSOLAZIONE: IL TITOLO RECUPERA A 31,5 $ (+1,7%), SEMPRE LONTANO DAL PREZZO DI INGRESSO IN BORSA (38 $) - “LA FINANZA NON SI BASA SULLA POPOLARITÀ BENSÌ SUI RICAVI”, DICONO GLI ECONOMISTI AL FELPATO ZUCKERBERG. “ORA DOVRÀ PUNTARE SULLA PUBBLICITÀ O SUL FAR PAGARE I SERVIZI FINORA GRATUITI”…
1- FACEBOOK: IN RIALZO A NY, 31,55 DOLLARI (1,77%)
L'azione Facebook alle 17,51 vale sul Nasdaq 31,55 dollari (+1,77%)
2- FACEBOOK: INVESTITORI DANNEGGIATI, PARTE CLASS ACTION
(ANSA) - Ancora una brutta notizia per Facebook. Cresce infatti il numero di investitori che hanno avviato un'azione collettiva contro il gruppo di Zuckerberg appena sbarcato in Borsa. Gli investitori si considerano danneggiati dal fatto che l'azione di Facebook, lanciata a 38 dollari, ha già perduto il 20% del suo valore.
Lo studio legale Geller Rudman & Dowd ha annunciato di aver presentato una class action in un tribunale di New York "da parte degli investitori che hanno acquistato i titoli Facebook in occasione del suo ingresso in Borsa il 18 maggio". Lo studio Lieff Cabraser Heimann & Bernstein ha presentato un'altra azione legale a nome di un altro gruppo di investitori, accusando "Facebook e le banche incaricate del collocamento di aver infranto le regole". Un terzo studio legale, Glancy Binkow & Goldberg, hanno presentato una class action a nome degli "investitori che hanno accustao perdite a causa dell'ingresso in Borsa di Facebook: l'azione è stata avviato presso un tribunale della California ed è a nome di tutte le persone che hanno acquistato titoli Facebook sulla base del prospetto".
3- FACEBOOK CROLLA PERCHé HA POCHI RICAVI
Maurizio Molinari per "la Stampa"
Le azioni di Facebook continuano a perdere valore sui mercati e per l'economista della New York University Lawence White, che ha dedicato molti studi ai nuovi media, si tratta di una vicenda frutto di "errori finanziari" e "realtà inesorabili".
Cominciamo dagli errori finanziari, chi li ha commessi?
«La valutazione iniziale di 38 dollari l'ha decisa Morgan Stanley, dunque è qui che dobbiamo cercare i responsabili».
Quale è stato l'errore?
«Il valore di un'azione è l'equilibrio fra offerta e domanda. Per stabilirlo la banca che guida l'Ipo consulta numerosi investitori e trae le conclusioni. Dunque è verosimile che gli investitori abbiano dato opinioni fuorvianti sul prezzo e Morgan Stanley non ha saputo correggerle. E' possibile che si sia fatta condizionare da valutazioni basate dall'indubbia popolarità che Facebook possiede. Ma far prevalere la popolarità sui dati dei bilanci è un grave errore».
E' questa la "realtà inesorabile" che sta piombando addosso a Facebook?
«Guardi, nessuno mette in dubbio che Facebook, con 900 milioni di user, ha una popolarità senza rivali nell'intero Pianeta. Ma la finanza non si basa sulla popolarità bensì sui ricavi. Il valore dell'azione deve corrispondere alle attese annuali di ricavi e il problema di Facebook si trova proprio sul fronte delle entrate perché sono assai basse rispetto al numero degli user».
Cosa dovrebbe fare Mark Zuckerberg davanti alle attuali difficoltà ?
«Le azioni scendono perché le attese di ricavi annuali sono inferiori a quelle stimate da Morgan Stanley. Dunque Zuckerberg deve aumentarli».
Come?
«Ha due strada da seguire. Può aumentare i ricavi pubblicitari oppure decidere di mettere a pagamento alcuni dei servizi di Facebook».
Insomma, Zuckerberg deve rimettere mano a Facebook...
«Il Ceo si ogni azienda quotata sul mercato finanziario è per definizione sotto pressione al fine di aumentare i ricavi. Per il semplice fatto che più aumentano, più le azioni si rafforzano e ogni tre mesi c'è una previsione di bilancio aggiornata. Zuckerberg sbarcando al Nasdaq è diventato un Ceo come gli altri perché le regole del mercato valgono per tutti».
Dunque avere 900 milioni di amici non fa la differenza...
«No, perché popolarità e ricchezza sono due cose differenti. Essere popolari, apprezzati, amati non comporta automaticamente avere più soldi in tasca. La ricchezza dipende dai profitti. Questa è un'altra delle verità inesorabili dell'economia con cui Zuckerberg si trova a dover fare i conti».
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