CONTRO I LIBERISTI ALLA VACCINARA, ARRIVANO I NUMERI - LA FIAT HA RICEVUTO DALLO STATO CIRCA 7,6 MILIARDI € DAL 1977, E NE HA REINVESTITI IN ITALIA 6,2 - SONO DATI DELLA CGIA DI MESTRE, CHE NON TENGONO NEANCHE CONTO DEGLI AMMORTIZZATORI SOCIALI (CASSA INTEGRAZIONE, SUSSIDI DI DISOCCUPAZIONE, TUTTI SOLDI PUBBLICI) - HOLLANDE INVECE USA IL PUGNO DI FERRO CONTRO PEUGEOT-CITROEN CHE VOGLIONO TAGLIARE 8MILA POSTI - FITCH: OUTLOOK NEGATIVO PER FIAT…

1 - LA FIAT HA RICEVUTO 7,6 MLD DALLO STATO, E NE HA INVESTITI 6,2
Pierpaolo Molinengo per Trend Online

E' chiaramente una stima approssimativa che, secondo i calcoli realizzati dall'Ufficio studi della CGIA di Mestre, dovrebbe attestarsi attorno ai 7,6 miliardi di euro. Un importo di tutto rispetto che corrisponde agli aiuti erogati dallo Stato italiano alla Fiat a partire dal 1977.

"Una somma importante - segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi - che comunque è stata integrata, tra il 1990 e i giorni nostri, da oltre 6,2 miliardi di investimenti realizzati dalla Fiat sui progetti per i quali ha ottenuto i 7,6 miliardi presi in considerazione. Va anche detto che gli aiuti più significativi sono avvenuti negli anni '80, quando tutti i Governi dei Paesi occidentali sono intervenuti massicciamente per sostenere le proprie case automobilistiche".

Premesso che il risultato della serie storica è condizionato dalla presenza di molti "vuoti" statistici, tra gli aiuti elargiti alla Fiat la CGIA non ha tenuto conto degli ammortizzatori sociali impiegati in questo periodo né degli ultimi contratti approvati dal CIPE nel biennio 2010-2011. In assoluto, l'investimento più importante è stato quello che si è reso necessario per la costruzione degli impianti produttivi di Melfi e Pratola Serra (1990-1995) che sono costati alle casse dello Stato quasi 1,28 mld di euro. Per contro, la Fiat ha investito in questo nuovo sito ben 2 miliardi di euro. Di un certo rilievo anche le ristrutturazioni che hanno interessato la Sata di Melfi (1997-2000) e l'Iveco di Foggia (2000-2003). Se nel primo intervento lo Stato ha investito 151 milioni di euro, nel secondo sono stati spesi 121,7 milioni di euro pubblici. La Fiat, comunque, per entrambi i siti ha messo sul tavolo una cifra complessiva di poco inferiore agli 895 milioni di euro.

, "Da sempre - conclude Bortolussi - la politica italiana ha sempre guardato con grande attenzione e una certa indulgenza alla più grande industria privata italiana. Ora che soldi pubblici non ce ne sono più, ognuno deve correre con le proprie gambe e affrontare la concorrenza internazionale con i propri mezzi. Se, in una fase estremamente delicata come quella che stiamo vivendo, dovessimo perdere un marchio che ha fatto, nel bene e nel male, la storia industriale del Paese sarebbe un grave danno per tutta l'economia italiana".


2 - FRANCIA, LINEA DURA DI HOLLANDE SUI TAGLI ALLA PEUGEOT
Davide Mazzocco per Yahoo! Finanza

Si è mosso il presidente francese François Hollande e quando non è stato lui in prima persona è toccato ai suoi uomini, al ministro dell'Economia Pierre Moscovici o a quello del Risanamento produttivo Arnaud Montebourg, mettere sotto pressione il gruppo Psa Peugeot-Citroen che nel piano di ristrutturazione presentato in luglio ha ufficializzato l'intenzione di tagliare 8mila posti di lavoro e chiudere lo storico stabilimento di Aulnay-sous-Bois. Non passa giorno in cui il Governo francese non esprima la propria disapprovazione per la strategia industriale di un gruppo che, a differenza di Renault, non ha alcuna presenza dello Stato nel suo capitale.

Una situazione ben diversa da quella italiana con il nostro ministro del Lavoro Elsa Fornero in attesa di una chiamata di Sergio Marchionne per capire che cosa ne sarà di Fabbrica Italia. Del piano industriale quadriennale presentato da Fiat nell'aprile 2010 - per raffreddare i rapporti sempre più "caldi" con il sindacato e attenuare i timori di un trasferimento della produzione in Paesi dal costo del lavoro maggiormente competitivo - già nell'ottobre 2011 venivano rinnegati il nome ("Alla luce di possibili fraintendimenti, equivoci e irrealistiche attese Fiat si asterrà, con effetto immediato, da qualsiasi riferimento a Fabbrica Italia" si leggeva in una nota della casa automobilistica torinese) e l'essenza ("Fabbrica Italia non è mai stato un piano finanziario, ma l'espressione di un indirizzo strategico").

La scorsa settimana i legittimi sospetti sono diventati inconfutabili realtà, Fiat ha ribadito con decisione quanto aveva lasciato intendere lo scorso inverno: "impossibile fare riferimento ad un progetto nato due anni e mezzo fa" in un contesto profondamente cambiato, con vendite in caduta libera sul mercato europeo. Il piano industriale (o indirizzo strategico...) fu pensato dopo il 2009, l'annus horribilis che vide la produzione Fiat ferma a 650mila autovetture. L'obiettivo di Fabbrica Italia era di arrivare a produrre 1 milione e mezzo di vetture nel 2014 attraverso un iter di crescita graduale. Non solo non c'è stata crescita ma nel 2011 la produzione si è fermata a 400mila vetture. E ora, a Pomigliano d'Arco, tornano la paura di perdere il posto di lavoro e le tensioni, con lanci di uova sulla sede della Uilm da parte di esponenti della Fiom.

E la politica? Da buona bogianen Elsa Fornero attende vicino alla cornetta lo squillo di Sergio Marchionne che, però, si fa sospirare. Intanto Fiat incassa da Standard&Poor's un BB- che la mette leggermente al di sotto dei rating di Peugeot (BB) e Renault (BB+). Classificazione che, in soldoni, si traduce con una generale condizione incertezza economico-finanziaria che non permette pianificazione di lungo periodo e garanzie sul soddisfacimento degli impegni assunti.

L'unica differenza, dunque, è rappresentata dall'impegno politico. Immagine speculare dell'attendismo del nostro ministro del Lavoro, l'interventismo del presidente Hollande nel sostenere Peugeot è rafforzato dalle posizioni "forti" assunte pubblicamente dai suoi ministri. Alla faccia del soprannome - Flamby, budino - con i quali i sostenitori di Sarkozy avevano scelto di ostacolarne l'ascesa all'Eliseo, Hollande non vuole stare a guardare. I 6,5 milioni di euro prestati dal Governo francese al gruppo sono stati già restituiti ma i fondi pubblici utilizzati per la cassa integrazione e gli aiuti per la rottamazione in vigore fino al 2011 fanno del presidente qualcosa di più di un semplice spettatore nella crisi di Psa Peugeot-Citroen.

"Bisogna ridurre l'ampiezza dei tagli - ha dichiarato Arnaud Montebourg -. Sarà difficile salvare Aulnay ma ci sono altri stabilimenti, quello di Rennes in particolare, che dobbiamo assolutamente preservare". Sabato 22 settembre Mario Monti riceverà Sergio Marchionne. Con la speranza che il governo francese faccia scuola.


3 - FIAT: FITCH CONFERMA RATING, OUTLOOK NEGATIVO
(ANSA) - Fitch conferma il rating a lungo termine di Fiat a 'BB' con outlook negativo. La decisione, si legge in una nota, riflette la previsione che il gruppo riuscirà a gestire l'erosione della cassa nei prossimi anni, grazie alle performance stabili in Brasile e di altre divisioni che limiteranno l'impatto erosivo in Europa.


4 - FIAT: TEODORANI FABBRI, QUELLO CHE DICE IL PRESIDENTE VA BENE PER TUTTI
(ASCA) - ''Quello che dice il presidente (di Fiat, ndr) va bene per tutti''. Lo ha detto, uscendo dal Consiglio direttivo di Assonime Pio Teodorani Fabbri, esponente della famiglia Agnelli in merito alla frase del presidente John Elkann a sostegno dell'a.d. del gruppo Sergio Marchionne, dopo le critiche espresse da Diego Della Valle. Commentando invece la presenza del premier Mario Monti alla riunione Teodorani Fabbri ha dichiarato che ''Monti e' un uomo che fa piacere avere come presidente del Consiglio''.

 

 

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