rocca salimbeni mps monte paschi roberto gualtieri giuseppe conte

LA FINANZA FRANCESE METTE (DI NUOVO) NEL MIRINO L'ITALIA - SE NESSUNA BANCA ''NOSTRANA'' SI PRENDE MPS, SONO PRONTI I CUGINI CHE GIÀ HANNO ACQUISTATO BNP E CARIPARMA. ENTRARE DA SALVATORI A SIENA, IN QUESTO CONTESTO, APRIREBBE PRATERIE PER I GRUPPI TRANSALPINI: IL RAFFORZAMENTO DELLA PARTNERSHIP CON MEDIOBANCA E DA LÌ NELLO SNODO CHIAVE CON GENERALI, GIÀ GUIDATA DA UN FRANCESE

Andrea Muratore per https://it.insideover.com/

 

 

monte dei paschi di siena

Il vincente assalto di Intesa San Paolo ad Ubi, conclusosi col rafforzamento del gruppo di Ca’ dei Sass come grande player finanziario a livello italiano e continentale, ha fatto cadere la prima tessera del domino bancario italiano. Il polo Intesa-Ubi unisce la proiezione finanziaria del gruppo acquirente al radicamento territoriale, particolarmente consolidato in Lombardia, di Ubi; alle sue spalle si attendono le contromosse di Unicredit, malgrado l’amministratore delegato Jean Pierre Mustier Mustier si sia detto spesso riluttante a procedere verso strategie di fusione e acquisizione, mentre diverse indicazioni emerse nelle ultime settimane lasciano immaginare alla possibile nascita di un terzo polo del credito.

 

A muovere le acque potrebbe essere la futura vendita di Monte dei Paschi di Siena da parte del Tesoro; Il Sole 24 Ore ha ipotizzato un’opera di “moral suasion” dello Stato per indirizzare il gruppo toscano, quinta banca italiana per dimensioni nonostante le problematiche degli ultimi anni, verso Unicredit, ma le indiscrezioni delle ultime settimane vedono invece l’emergere di un crescente interesse della finanza francese per l’istituto più antico del mondo.

Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def

 

Rocca Salimbeni deve gestire, al momento, due dossier scottanti: la vendita dei crediti deteriorati all’agenzia di recupero Amco da un lato (processo in cui sono sul mercato 8,1 miliardi di euro di crediti) e la gestione delle crescenti richieste di risarcimento danni e class action contro la precedente direzione di Mps, che stanno mobilitando richieste per un valore di 10 miliardi di euro. In prospettiva, però, si apre la partita sull’inserimento di Mps nelle alleanze finanziarie italiane ed internazionali che interessano la nostra finanza. E la pista transalpina non va assolutamente persa d’occhio.

 

In primo luogo perché per Mps la Francia è il secondo mercato di riferimento dopo quello interno e rappresenta dunque un importante punto di riferimento; in secondo luogo perché i player chiamati in causa sono due colossi del credito transalpini profondamente inseriti nel contesto italiano: Bnp Paribas e Credit Agricole. Secondo indiscrezioni raccolte da La Verità, recentemente il sottosegretario al ministero dell’Economia, Pier Paolo Baretta, esponente del Pd con una quinquennale esperienza nel ruolo nella scorsa legislatura, avrebbe avuto contatti con rappresentanti dei due gruppi per discutere del dossier Mps.

 

bnl bnp paribas

La ramificazione dei due gruppi nel Paese è notevole: Bnp controlla Banca Nazionale del Lavoro, che risulta essere il settimo istituto per dimensione, mentre all’ottavo posto c’è proprio Credit Agricole Italia, che ha operato una strategia d’inserimento prendendo il controllo di Cariparma, Friuladria e Carispezia. A ciò si aggiunge una pervasiva presenza nel nostro debito pubblico: Bnp Paribas (143,2 miliardi) e Credit Agricole (97,2 miliardi), anche prese singolarmente, a metà 2019 battevano ampiamente il totale del debito italiano controllato dall’intero sistema finanziario tedesco, pari a 58,7 miliardi.

 

Acquisire il controllo di Mps, in questo contesto, aprirebbe praterie in cui la finanza francese potrebbe inserirsi: il rafforzamento della partnership con Mediobanca (anche advisor finanziario del Monte dei Paschi per “valutare le alternative strategiche a disposizione della banca”), istituto molto legato alla finanza d’Oltralpe andrebbe di pari passo con l’acquisizione di un gruppo dalle grandi prospettive di crescita, necessitante capitali freschi e un nuovo assetto organizzativo, legato a doppio filo a un territorio, la Toscana, in cui il comparto bancario necessita una completa ristrutturazione. L’asse con gli istituti già in mano ai francesi sarebbe il viatico principale attraverso cui un terzo polo potrebbe prender vita. Dovendo lo Stato passare le mani dal Monte entro il 2021 e mancando la certezza di un’opzione nazionale, la via francese si può considerare decisamente concretizzabile.

NAGEL MUSTIER1

 

Potenza finanziaria di un’altra taglia, Parigi non manca di proseguire il suo shopping in Italia: a marzo ha tentato con Avio, gioiello dell’aerospazio, in primavera la mano francese si intravedeva dietro la scalata di Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica, a Mediobanca, a giugno il Copasir ha acceso i fari sull’interesse transalpino per la Borsa di Milano e ora si prepara il dossier Mps. La necessità di un consolidamento politico del capitalismo nazionale italiano è evidente di fronte alla vulnerabilità agli appetiti stranieri dei nostri gioielli, compresi gli appetibili asset finanziari.

Ultimi Dagoreport

cecilia sala mohammad abedini donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DI CECILIA SALA? BUIO FITTO, PURTROPPO. I TEMPI PER LA LIBERAZIONE DELLA GIORNALISTA ITALIANA NON SOLO SI ALLUNGANO MA SI INGARBUGLIANO, E LA FORZATURA DEL BLITZ TRANSOCEANICO DI GIORGIA MELONI RISCHIA DI PEGGIORARE LE COSE – IL CASO, SI SA, È LEGATO ALL’ARRESTO DELL’INGEGNERE-SPIONE IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, DI CUI GLI AMERICANI CHIEDONO L’ESTRADIZIONE. L’ITALIA POTREBBE RIFIUTARSI E LA PREMIER NE AVREBBE PARLATO CON TRUMP. A CHE TITOLO, VISTO CHE IL TYCOON NON È ANCORA PRESIDENTE, SUGLI ESTRADATI DECIDE LA MAGISTRATURA E LA “TRATTATIVA” È IN MANO AGLI 007?

elisabetta belloni cecilia sala donald trump joe biden elon musk giorgia meloni

DAGOREPORT – IL 2025 HA PORTATO A GIORGIA MELONI UNA BEFANA ZEPPA DI ROGNE E FALLIMENTI – L’IRRITUALE E GROTTESCO BLITZ TRANSOCEANICO PER SONDARE LA REAZIONE DI TRUMP A UN  RIFIUTO ALL’ESTRADIZIONE NEGLI USA DELL’IRANIANO-SPIONE, SENZA CHIEDERSI SE TALE INCONTRO AVREBBE FATTO GIRARE I CABASISI A BIDEN, FINO AL 20 GENNAIO PRESIDENTE IN CARICA DEGLI STATI UNITI. DI PIÙ: ‘’SLEEPY JOE’’ IL 9 GENNAIO SBARCHERÀ A ROMA PER INCONTRARE IL SANTO PADRE E POI LA DUCETTA. VABBÈ CHE È RIMBAM-BIDEN PERÒ, DI FRONTE A UN TALE SGARBO ISTITUZIONALE, “FUCK YOU!” SARÀ CAPACE ANCORA DI SPARARLO - ECCOLA LA STATISTA DELLA GARBATELLA COSTRETTA A SMENTIRE L’INDISCREZIONE DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO DI EURO CON SPACEX DI MUSK – NON È FINITA: TRA CAPO E COLLO, ARRIVANO LE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI DA CAPA DEI SERVIZI SEGRETI, DECISIONE PRESA DOPO UN DIVERBIO CON MANTOVANO, NATO ATTORNO ALLA VICENDA DI CECILIA SALA…

cecilia sala donald trump elon musk ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - DAVVERO MELONI SI È SOBBARCATA 20 ORE DI VIAGGIO PER UNA CENETTA CON TRUMP, CON BLOOMBERG CHE SPARA LA NOTIZIA DI UN CONTRATTO DA UN MILIARDO E MEZZO CON “SPACE-X” DEL CARO AMICO ELON MUSK (ASSENTE)? NON SARÀ CHE L’INDISCREZIONE È STATA RESA PUBBLICA PER STENDERE UN VELO PIETOSO SUL FALLIMENTO DELLA DUCETTA SULLA QUESTIONE PRINCIPALE DELLA TRASVOLATA, IL CASO ABEDINI-SALA? - TRUMP, UNA VOLTA PRESIDENTE, ACCETTERÀ LA MANCATA ESTRADIZIONE DELLA ''SPIA'' IRANIANA? COSA CHIEDERÀ IN CAMBIO ALL’ITALIA? – DI SICURO I LEADER DI FRANCIA, GERMANIA, SPAGNA, POLONIA, URSULA COMPRESA, NON AVRANNO PER NULLA GRADITO LE PAROLE DI TRUMP: “GIORGIA HA PRESO D’ASSALTO L’EUROPA” - VIDEO

giorgia meloni e donald trump - meme by edoardo baraldi .jpg

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI SFOGLIA LA MARGHERITA: VOLO O NON VOLO A WASHINGTON IL 20 GENNAIO ALL'INAUGURAZIONE DEL SECONDO MANDATO DI DONALD TRUMP? - CERTO, LA STATISTA DELLA GARBATELLA È TENTATA, ANCHE PER NON DARE SODDISFAZIONE AL "PATRIOTA" MATTEO SALVINI CHE VUOLE PRESENZIARE A TUTTI I COSTI E SVENTOLARE LA BANDIERA "MAGA" DELLA PADANIA - LA POVERINA STA CERCANDO DI CAPIRE, ATTRAVERSO IL SUO CARISSIMO AMICO ALLA KETAMINA ELON MUSK, SE CI SARANNO ALTRI CAPI DI GOVERNO. IL RISCHIO È DI TROVARSI IN MEZZO AGLI AVARIATI SOVRANISTI ORBAN E FICO - UN’IMMAGINE CHE VANIFICHEREBBE I SUOI SFORZI (E SOGNI) DI PORSI NEL RUOLO DI PONTIERE TRA L'EUROPA DI URSULA E L'AMERICA TRUMP...

giovan battista fazzolari giorgia meloni autostrade matteo salvini giovanbattista

DAGOREPORT – IL FONDO TI AFFONDA: BLACKSTONE E MACQUARIE, SOCI DI AUTOSTRADE, SONO INCAZZATI COME BISCE PER L’AUMENTO DEI PEDAGGI DELL’1,8%. PRETENDEVANO CHE IL RINCARO FOSSE MOLTO PIÙ ALTO, AGGIORNATO ALL'INFLAZIONE (5,9% NEL 2023). MA UN FORTE AUMENTO DEI PEDAGGI AVREBBE FATTO SCHIZZARE I PREZZI DEI BENI DI CONSUMO, FACENDO SCEMARE IL CONSENSO SUL GOVERNO – SU ASPI È SEMPRE SALVINI VS MELONI-FAZZOLARI: LA DUCETTA E “SPUGNA” PRETENDONO CHE A DECIDERE SIA SEMPRE E SOLO CDP (AZIONISTA AL 51%). IL LEADER DELLA LEGA, COME MINISTRO DEI TRASPORTI, INVECE, VUOLE AVERE L’ULTIMA PAROLA…