de benedetti

"IL GIORNALE" CARICA IL BAZOOKA: LA FINANZA STA CONTROLLANDO I MOVIMENTI IN BORSA SUI QUATTRO TITOLI DELLE POPOLARI REALIZZATI DALLA ROMED, LA CASSAFORTE DI CARLO DE BENEDETTI, CHE E' STATO INTERCETTATO COME UN BERLUSCONI QUALSIASI...

carlo de benedetticarlo de benedetti

1 - DE BENEDETTI E QUELL’AFFARE CHE INSOSPETTISCE LA FINANZA

Nicola Porro per “il Giornale”

 

Si tratta di una bomba, finanziaria. È tutto contenuto in un' informativa della Guardia di finanza, commissionata dalla Consob, a disposizione della Procura di Roma, nelle mani del procuratore Stefano Pesci, dopo essere transitata in quelle dell' aggiunto Nello Rossi. In una trentina di pagine le Fiamme gialle descrivono i movimenti borsistici sui titoli di quattro banche popolari, realizzati dalla Romed, la cassaforte finanziaria di Carlo De Benedetti.

carlo de benedetti ringrazia il personale de l espressocarlo de benedetti ringrazia il personale de l espresso

 

L' inchiesta è solo alle fasi iniziali, nonostante siano passati undici mesi dalle operazioni di Borsa, ma si preannuncia esplosiva. Sono indicate puntualmente una lunga serie di operazioni sospette, la sintesi delle conversazioni telefoniche tra l' Ingegnere e i suoi operatori della Romed. Riguardano la movimentazione di titoli delle banche popolari per cinque-sei milioni di euro e una plusvalenza realizzata di circa 600mila euro. C' è molto di più, ma a questo punto occorre fare un passo indietro.

 

LA STORIA

banca marche banca marche

Siamo alla fine del 2014. Il governo Renzi ha intenzione di mettere mano all' assetto delle Banche Popolari. Sia chiaro, si tratta di cosa buona e giusta. Il loro governo societario, come dimostrano proprio gli scandali bancari di questi giorni, fa acqua da tutte le parti. In particolare è sotto attacco il principio di una testa un voto, per il quale le popolari risultano spesso ingovernabili o, meglio, sempre governate dai soliti.

BANCA ETRURIA BANCA ETRURIA

 

Della cosa si parla da tempo. Anzi, si pensa di mettere una norma sulle popolari all' interno della legge sulle liberalizzazioni. Ciò non avviene. Solo più tardi, in un consiglio dei Ministri del 20 gennaio, il governo decide per un decreto (una botta secca) con il quale 10 banche popolari (di cui sette quotate) debbono trasformarsi in società come le altre, per azioni. È quello che voleva da anni il mercato finanziario. La notizia viene diffusa a mercati chiusi, ma già il giorno prima l' agenzia Reuters aveva anticipato l' esistenza del decreto. Qualcuno non si era tenuto il cece in bocca.

 

DAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA DAVIDE SERRA ALLA LEOPOLDA

LE INFORMAZIONI PRIVILEGIATE

Il problema è un altro. Nella settimana precedente al decreto queste popolari erano volate: in una  settimana il Banco Popolare ha fatto il 21 per cento, l' Ubi il 15, la Popolare dell' Emilia il 24, la popolare di Milano il 21 e la famigerata Popolare dell'Etruria aveva fatto segnare un balzo del 65 per cento. Con volumi pazzeschi. Anche cappuccetto rosso avrebbe capito che c' era qualcuno che sapeva prima degli altri del decreto del governo. Il sottosegretario all' Economia Zanetti è costretto a riferire in Parlamento e annuncia: la Consob ha fatto una serie di richieste dati agli intermediari sia italiani sia esteri.

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

 

Solo ad esito ultimato di questi accertamenti si potrà capire se c' è la sussistenza dei presupposti di ipotesi di abuso di informazioni privilegiate. Passano i giorni e anche il presidente della Consob Giuseppe Vegas deve riferire in Parlamento. I suoi dati sono ovviamente più precisi, ma parziali. Fino a quel momento, dice Vegas, ci sarebbero 10 milioni di euro in plusvalenze su operazioni popolari (per dire). A questo punto la Procura di Roma, che su queste cose non scherza, apre un fascicolo e inizia ad indagare.

 

IL RUOLO DI SERRA

giuseppe vegas giuseppe vegas

L'unico nome che circola è quello del finanziere Davide Serra, fondatore dei fondi Algebris. Viene convocato in Consob e, uscendo dalla lunga riunione, si dice soddisfatto e apprezza la rapidità dell' indagine. Nega di aver fatto operazioni a ridosso del decreto, ma conferma di avere da tempo una quota inferiore al 2 per cento di un' importante popolare.

 

Alcuni osservatori sostengono che la vicinanza di Serra a Palazzo Chigi, e in particolare alla consulente per le banche ed ex Morgan Stanley, Carlotta de Franceschi, configuri un clamoroso caso di conflitto di interessi. Nulla di provato, se non che all'ottima economista ad agosto non viene più rinnovato il contratto di consulenza. Avrà avuto di meglio da fare. E anche le dichiarazioni nette di Serra, non ho comprato titoli anzi ne ho venduti alcuni in perdita, mettono a tacere le mosconate di Borsa di inizio 2015.

 

L' INGRESSO DELL'INGEGNERE

BANCA ITALIABANCA ITALIA

Ma il meccanismo investigativo ormai si è avviato. Non è semplice capire chi compra e chi vende. La Consob scopre che uno degli intermediari più attivi è la Romed. Si tratta di un gioiellino in mano a Carlo De Benedetti. Nel 2014 aveva chiuso il bilancio con il botto, riuscendo a vendere un negozio di Parigi a Chanel e facendo un utile per solo questa operazione pari a 97 milioni di euro.

 

Chapeau. Romed compra e vende titoli in Borsa. E all' inizio del 2015, scopre la Consob, lavora molto sui titoli di quattro popolari. Bingo. I funzionari della Consob chiedono aiuto alla Guardia di finanza. Come prima cosa avrebbero acquisito tutte le registrazioni tra gli operatori di Borsa in sala operativa Romed e non solo. È qui che compaiono le telefonate dell' Ingegnere ai suoi uomini in cui si chiederebbe direttamente di investire in popolari. Il decreto del governo ancora non c' è. Ma l' Ingegnere sosterrebbe di essere stato informato, tra gli altri, anche da ambienti vicini a Bankitalia. Millantato credito? Può darsi.

 

GUARDIA DI FINANZA jpegGUARDIA DI FINANZA jpeg

Ma i trader di Romed comprano e comprano. Alla fine per 5-6 milioni di euro. La plusvalenza finale sarà, secondo le carte della Guardia di finanza, di circa 600mila euro. A questo punto si aggiunge all' iniziale inchiesta aperta a fine gennaio uno stralcio che riguarda proprio la Romed. Nel frattempo, a inizio febbraio, Carlo De Benedetti improvvisamente lascia la presidenza nella Romed. L' Ingegnere aveva mollato tutte le sue cariche operative nel 2009 e solo nel 2013 aveva ceduto le quote della Cir ai suoi tre figli.

 

Ma si era sempre tenuto la presidenza del suo gioiellino finanziario. In un consiglio di inizio febbraio (forse fine gennaio 2015) l' Ingegnere scrive una lettera ai consiglieri Romed e dice di volersi dimettere con «decorrenza immediata».

 

Carlo de Benedetti da Panorama Carlo de Benedetti da Panorama

In consiglio viene spiegato che il passaggio della sua residenza da Dogliani alla Svizzera rendeva a quel punto complicata la gestione burocratica della società. Intanto il corso della giustizia non si ferma. Nonostante la sua residenza italiana, l' Ingegnere dispone di un cellulare svizzero, per il quale sarebbe stata richiesta una rogatoria internazionale, al fine di avere maggiori dettagli su quelle settimane calde in cui l' Ingegnere avrebbe chiesto ai suoi trader di comprare popolari, dicendo di avere notizie di prima mano sulla bontà dell' investimento.

 

Tutto scritto in un rapporto della Guardia di finanza e nei documenti in mano alla Procura, brogliacci audio inclusi, che ora sono al vaglio di uno dei procuratori più tosti di Roma. L' unica istituzione che sarà in grado di stabilire se si tratta di «fiuto» o di altro.

 

2 - LA LUNGA SERIE NERA: COSI’ L’INGEGNERE COLLEZIONA SOLO GUAI

Da “il Giornale”

 

SORGENIASORGENIA

Sarà un caso o forse no, ma è un periodo (abbastanza lungo) che all' ingegnere De Benedetti le cose girano male. Da quando ha incassato tramite sentenza (non senza qualche dubbio sulla sentenza stessa) oltre 500 milioni da Fininvest, De Benedetti è andato incontro a una serie di disavventure.

 

sorgenia sorgenia

Parliamo di affari e di guai giudiziari che hanno seguito nell' ultimo periodo lo stesso percorso: tutto molto negativo per l' Ingegnere. Si comincia dal business e in particolare dalla storia non proprio limpida né economicamente vincente, anzi, di Sorgenia: il gruppo energetico controllato dalla Cir della famiglia De Benedetti dal 2003 al 20013 aveva accumulato debiti su debiti, fino a raggiungere la soglia da allarme rosso di 1,8 miliardi. E lì aveva dovuto chiedere alle banche una moratoria e una ristrutturazione del debito. Il gruppo, fondato nel '99 dall' Ingegnere in vista della liberalizzazione del settore, non riusciva più a rispettare le scadenze. Le banche hanno tremato sul serio e molte avevano cominciato a innervosirsi.

 

mpsmps

Tra queste, prima fra tutte c' era il Monte dei Paschi di Siena che, per non farsi mancare niente, era la maggiore sostenitrice creditizia del gruppo Sorgenia. Secondo voci di mercato Mps era esposta per circa 600 milioni. Il debito era distribuito tra le diverse società del gruppo, ma essenzialmente sta in capo alla holding per 800 milioni, a Sorgenia Power (650 milioni). Solo nei soli primi 9 mesi del 2013 Sorgenia aveva annunciato una perdita di 434 milioni, in gran parte dovuta a svalutazioni.

 

Una situazione difficilissima che si è risolta con un salvataggio molto discusso e discutibile da parte delle stesse banche che di fatto si sono comprate Sorgenia. Non una grande prova di capacità imprenditoriale dell' intero gruppo che fa capo all' ingegnere, ma in compenso una grande capacità nel trovare una soluzione che non danneggi lo stesso gruppo.

 

LOGO OLIVETTI LOGO OLIVETTI

Altro guaio è la vicenda giudiziaria della Olivetti per l' amianto che avrebbe causato la morte di quattordici persone a Ivrea. A ottobre scorso è arrivato il rinvio a giudizio per 17 persone, tra le quali c' è anche l' Ingegnere. Il caso ha fatto molto discutere e c' è da scommettere che anche per il processo sarà lo stesso.

 

Come se non bastasse qualche mese fa è arrivata la causa persa contro Marco Tronchetti Provera, accusato da De Benedetti di diffamazione. Una vicenda che risale alla vendita di Telecom ma che si è conclusa adesso con un grandissima figuraccia dell' Ingegnere che aveva accusato ingiustamente il Tronchetti. Non lo stesso si può dire dell' altra figuraccia fatta da De Benedetti in quanto editore dell' Espresso sulla vicenda dell' inchiesta che ha infangato il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta.

 

 

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