RICICCIA LA FINANZA GIANDUJA – DOPO LA S-COPPOLA, IL SALOTTO PIEMONTESE, DAI SEGRE AI DE BENEDETTI, SI RIPORTA A CASA LA BANCA INTERMOBILIARE – E NELL’AZIONARIATO SPUNTA ANCHE MONTEPREZZEMOLO
Da “La Stampa”
Torino ricompatta il suo salotto buono e riporta a casa la proprietà della Banca Intermobiliare (Bim), storica boutique finanziaria specialista nel gestire il patrimonio di imprenditori e famiglie facoltose del Nord Italia. Ieri Veneto Banca, che controlla Bim dal 2010, ha annunciato la vendita del 51,4% dell’istituto torinese per 289 milioni che saranno pagati in parte in contanti (per 230,6 milioni) e per il resto in azioni Veneto Banca valorizzate 36 euro ciascuna.
A comprare le quote è una cordata di 16 investitori, promossa da Pietro D’Aguì, attuale vice presidente di Bim e storico azionista della banca (avrà una quota intorno al 10%). Il salotto sabaudo di investitori raccoglie nomi di spicco come Luca Montezemolo con il 2%, Valentina Nasi (0,2%), figlia di Emanuele Nasi, la Romed di Carlo De Benedetti (2%), storico cliente di Bim con cui ha compiuto tante scalate e battaglie finanziarie.
La mediazione di D’Aguì è stata decisiva anche per riavvicinare - dopo la brutta avventura con l’immobiliarista Danilo Coppola - la famiglia Segre, fondatrice della banca torinese. Con il veicolo Mimose, i Segre avranno il 5%. La famiglia Giovannone, che era già socia di Bim, avrà l’8,67%. Fra gli altri soci figurano anche il costruttore torinese Pietro Boffa (2,5% fra la quota in Dad&Son e quella in Building) e l’imprenditore veneto Eugenio Piovesana (1,5%). I pacchetti maggiori, tuttavia, sono in mano a due fondi Duet Bim Sa (10,51%) e SerendiEquity Bim (10,4%).
L’operazione valorizza Bim 3,6 euro per azione (ieri il titolo valeva 3, 18 euro) e prevede un’offerta pubblica (Opa), che probabilmente verrà lanciata nei primi sei mesi del 2015. Veneto Banca resterà azionista con circa il 20%, ma un altro 9,6% di questa quota sarà vincolato da un contratto di opzione put & call con il fondo SerendipEquity Bim Holding. Per definire al meglio il controllo di Bim il consorzio degli investitori siglerà poi un patto parasociale, dove a fare la parte del leone saranno i due fondi, D’Aguì e Giovannone. Poi verrà varato un piano industriale per rilanciare la banca torinese di private banking.
Il prezzo di cessione che valorizza Bim 3,6 euro per azione si confronta con i 4,25 euro pagati da Veneto Banca nel 2010 per assicurarsi l’istituto piemontese che veniva valorizzato 640 milioni (contro i circa 540 milioni di adesso).
La vendita si inserisce nelle misure previste dal piano di rafforzamento patrimoniale di Veneto Banca e determinerà, compresa la cessione del controllo di Banca Ipibi, un beneficio di circa 73 punti base in termini di Common Equity Tier 1.
«La cessione di Bim è l’ultima delle tappe più significative del piano di rafforzamento patrimoniale varato a novembre 2013 - sottolinea il presidente di Veneto Banca, Francesco Favotto - con questo passaggio il nostro Common equity tier 1 è ora ben oltre la soglia di sicurezza stabilita dalla Bce».
Veneto Banca è stata assistita nell’operazione da Rothschild in qualità di advisor finanziario e da Chiomenti in qualità di consulente legale. Mentre la cordata di investitori è stata seguita dallo studio legale Craca, Di Carlo, Guffanti, Pisapia, Tatozzi & Associati di Milano. [l. for.]