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IL FONDO ATLANTE SALVA IL CULO DI VICENZA, LA FACCIA DI RENZI E IL PORTAFOGLI DI GHIZZONI/UNICREDIT. MA LA PEZZA È TROPPO PICCOLA: OGGI I TITOLI BANCARI AFFONDANO IN BORSA. SI TEME PER VENETO BANCA, CARIGE E MPS - LA FUGA DEI CORRENTISTI DALLE BANCHE ALEGGIA SUL SISTEMA DELLE BANCHE MARCE

1. BANCHE: AFFONDANO IN BORSA, MPS -7%, UNICREDIT -4%

ATLANTEATLANTE

 (ANSA) - Nuovo affondo per le banche in Piazza Affari, il cui indice Ftse Mib cede oltre il 2%, frenato da Mps, che arriva a cedere il 7% a 0,61 euro. Sotto pressione anche Ubi (-4,15%), Banco Popolare (-5%), Unicredit (-4,43%), Bpm (3,4%) e Intesa (-2,87%). Gli occhi del mercato, dopo il salvataggio di Popolare Vicenza, finita in mano al fondo Atlante ed esclusa dalla quotazione per mancanza di flottante, sono puntati su Veneto Banca, che rischia lo stesso epilogo, e su Carige, congelata con un calo teorico di oltre il 6%.

 

 

2. IL PREMIER NON PERDE LA FACCIA MA RESTA IL RISCHIO DI CONTAGIO

Nicola Porro per “il Giornale

 

FONDO ATLANTE 1FONDO ATLANTE 1

Come era facilmente prevedibile l’aumento di capitale della Popolare di Vicenza si è rivelato un flop. Nessuno si è messo in fila per comprare a prezzi di saldo (10 centesimi) la carta ormai straccia di una banca un tempo considerata reginetta del Veneto.

 

La più importante agenzia di stampa italiana, l’Ansa, il 27 aprile, a mercati chiusi, scrisse: «Il nuovo termine dell’offerta per la sottoscrizione dell’aumento che punta a portare in Borsa la Popolare di Vicenza è stato posticipato di 24 ore... la proroga, viene spiegato da fonti vicine all’operazione, è stata approvata per andare incontro ai soci della banca dopo aver riscontrato in queste ore un’accelerazione della domanda».

il prospetto del fondo atlante pubblicato dal messaggero  1il prospetto del fondo atlante pubblicato dal messaggero 1

 

Ma de che?, direbbero a Roma. Altre che accelerare, i soci sono scappati. La domanda non c’è stata, nonostante fosse possibile comprare anche mini pacchetti di Popolare di Vicenza a 10 euro come dal tabaccaio, con tutto il rispetto per le sigarette che quando si fumano almeno danno, a differenza delle azioni, qualche piacere. Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capirci qualcosa. L’istituto storicamente guidato da Gianni Zonin, solo recentemente estromesso, ha combinato dei pasticci sul lato dei prestiti. Su 26 miliardi di erogazioni, circa 7,5 sono dubbi.

francesco iorio gianni zoninfrancesco iorio gianni zonin

 

Una parte, 3,5 miliardi, sono schifezze assodate, del genere prestiti a paperino. I restanti quattro sono per il momento crediti incagliati: ma nessuno si fida e scommetterebbe un euro sulla loro restituzione allo sportello. Si può dire che la banca vicentina ha il trenta per cento di prestiti dubbi: un record negativo per il sistema italiano, che non parte certo da una posizione virtuosa in materia di prestiti farlocchi.

zonin popolare vicenzazonin popolare vicenza

 

Questi numeri oggi noti, ieri lo erano un po’ meno. Unicredit, prima del casino delle quattro «Etrurie», si era impegnata a portare a termine un aumento di capitale da 1,75 miliardi di euro e a garantire che fino a 1,5 miliardi li avrebbe tirati fuori di tasca propria. Col tempo si è capito che era impossibile.

 

Dalle parti di Unicredit fanno anche trapelare che il contratto di aumento di capitale, come tutti i contratti, contiene una clausola risolutiva in caso di gravi e nuove evidenze emerse nel tempo. Insomma, forse, si sarebbe potuta sfilare dall’operazione. Si tratta quindi di un megapasticcio.

ALESSANDRO PENATIALESSANDRO PENATI

 

La Pop Vicenza e i suoi 120mila soci non sono l’Etruria e un aumento di capitale deserto avrebbe comportato l’immediato fallimento della banca. A maggio, a poche settimane dalle amministrative, il governo Renzi si sarebbe trovato con 120mila azionisti inferociti per l’azzeramento del loro capitale (e questi ci sono già) e un numero imprecisato di correntisti a cui avrebbero tagliato i depositi sopra i centomila euro. Con scene da panico, alla greca. Ecco perché è nato il Fondo Atlante, che ieri ha dovuto sottoscrivere tutto l’aumento di capitale, posto che solo quattro gatti si sono presentati a sottoscriverlo.

 

ghizzoni montezemolo   ghizzoni montezemolo

Il Fondo è fatto dalle banche (Unicredit e Intesa in testa), dalle Fondazioni, assicurazioni e Cdp. Si tratta di un salvagente praticamente tutto privato, ma che ha tolto le castagne dal fuoco al governo Renzi, certo non responsabile del fallimento di Vicenza, ma che ne sarebbe comunque stato vittima mediatica. Immaginate il casino per le «Etrurie» e moltiplicate per dieci: i candidati di Renzi non avrebbero vinto manco a casa sua.

 

Il Fondo è utile anche al sistema creditizio. Il panico da corsa agli sportelli contagia tutti, distrugge la reputazione del sistema, gonfia i materassi, fiacca l’economia già di per sé debole. E infine è un vero salvataggio per gli attuali correntisti della Vicenza. Come detto, con le nuove regole europee, se la banca fosse saltata avrebbero dovuto pagare anche loro la quota di depositi eccedente i 100mila euro. Migliaia di soggetti che devono fare un piccolo monumento ad Atlante.

matteo renzi padoanmatteo renzi padoan

 

Tutto bene, dunque? Manco per niente. Il principio di tutta questa operazione è stato quello di spostare il problema. I debiti della Vicenza restano e se li pappa Atlante con i suoi azionisti bancari. E la sanzione principe in un mercato per chi non riesce a stare in piedi resta il fallimento, ma vale per tutti tranne che per le banche. Il che ha un senso, anche generale, come abbiamo visto. Ma resta diseducativo. Chi ci garantisce che nel futuro non ci saranno nuove Vicenze?

 

francesco iorio stefano dolcettafrancesco iorio stefano dolcetta

Il mercato e il rifiuto dei piccoli risparmiatori a comprare azioni della banca hanno decretato una sconfitta; l’arbitro ha invece deciso che la partita doveva finire pari e patta. Per concludere. Atlante per il momento ha salvato Vicenza, Unicredit che aveva osato un po’ troppo, il governo, la reputazione del sistema bancario e i correntisti. Ma se non riesce a rimettere velocemente a posto le cose a Vicenza, il virus, ora congelato, si potrebbe diffondere.

 

3. POP. VICENZA: CONFCONSUMATORI; TITOLI AZZERATI, FARE CAUSA

 (ANSA) - All'indomani della mancata quotazione a Piazza Affari della Banca Popolare di Vicenza, decisa da Borsa Italiana, per gli azionisti, di fronte a "titoli azzerati, l'unica alternativa è la causa". E' quanto sostiene in una nota la Confconsumatori, che commenta così la vicenda che vede protagonista l'istituto di credito veneto. "Il buon esito dell'aumento di capitale della Bpvi, sottoscritto essenzialmente dal Fondo Atlante - osserva Mara Colla, presidente dell'associazione - garantisce la salvezza della banca e dei suoi correntisti ed obbligazionisti.

 

PATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCOPATUELLI PADOAN GUZZETTI VISCO

Il fallimento del tentativo di quotazione in Borsa, invece, ha come conseguenza diretta che le azioni detenute dai circa 117.000 azionisti ormai non hanno purtroppo più alcun valore. A questo punto l'unica alternativa per gli azionisti, rispetto alla perdita totale del capitale investito è avviare il tentativo di conciliazione obbligatorio, per poi poter introdurre la causa, laddove la banca non ritenga di voler conciliare".

 

A giudizio di Confconsumatori risulta "ormai indispensabile chiedere ai Tribunali civili di accertare l'invalidità dei contratti di acquisto sottoscritti dai risparmiatori", perchè "il valore delle azioni negli scorsi anni è stato dolosamente gonfiato; agli azionisti sono stati presentati bilanci che non riflettevano il reale valore del patrimonio netto della banca;

 

le modalità di collocamento in taluni casi hanno violato norme inderogabili del Tub, perché sono state vendute azioni a risparmiatori con un profilo di rischio non coerente; in altri casi le azioni sono state venduta in concomitanza con la concessioni di prestiti e mutui; in altri casi vi sono stati vizi formali negli adempimenti obbligatori a cui la banca era tenuta".

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