FONSAI O NON LO SAI? - OGGI IL CDA DECIDE SU UNIPOL E SATOR-PALLADIO - CIMBRI FA IL GRADASSO, FORTE DELLA MANINA DI MEDIOBANCA E DELL’OFFERTA “DI SISTEMA”: “SE CI OBBLIGANO A FARE L’OPA, ANDIAMO AL MARE” - ARPE E MENEGUZZO A TAPPETO SU “REPUBBLICA”: “PUNTIAMO AI PICCOLI AZIONISTI, A FONSAI NON SERVONO PARTNER INDUSTRIALI MA SOLDI E MANAGER” - E PURE SUL “FINANCIAL TIMES”: IL NOSTRO SUCCESSO SAREBBE UN SEGNALE AI MERCATI COME LO È STATO IL GOVERNO MONTI”…
1- FONSAI ALLA SCELTA TRA UNIPOL E ARPE
Laura Galvagni per "Il Sole 24 Ore"
Il riassetto Fondiaria Sai è arrivato alle battute finali. Lo ha assicurato lo stesso amministratore delegato della compagnia, Emanuele Erbetta: «Siamo alla stretta» decisiva. Oggi, in prima mattinata, si riunirà infatti il consiglio di FonSai per votare la proposta di concambio che il management del gruppo ha condiviso con la controparte Unipol, e per discutere dell'offerta Sator e Palladio. Sull'esito del consiglio peserà la relazione del comitato degli indipendenti che ieri, dopo una riunione fiume, ha deciso di aggiornarsi a questa mattina per comporre una relazione sul tema che metta in evidenza punti di forza e di debolezza delle opzioni sul tavolo.
Si sa che gli indipendenti si sono seduti attorno al tavolo utilizzando come contributo il parere di alcuni consulenti che assegnavano a Unipol Gruppo Finanziario una quota dell'aggregato (Unipol Assicurazioni, FonSai, Milano e Premafin) nell'intorno del 60%. Dalle trattative tra Milano e Bologna di questi ultimi giorni era emersa un valore del 61,75%. Dato che sarà dunque portato al consiglio di oggi e che il board, indipendenti compresi, dovrà valutare.
Le cifre al vaglio sono piuttosto vicine ma sembra persistere un gap rispetto al quale va misurata la volontà delle parti di compensare la differenza, tanto più alla luce del fatto che sullo sfondo c'è la proposta di Roberto Meneguzzo e Matteo Arpe. Sulla possibilità però che sia Unipol che in qualche modo possa rivedere le proprie posizioni, Carlo Cimbri ieri è stato piuttosto netto: «Quando ci saranno proposte diverse le valuteremo, al momento non le ho viste. Non ho elementi nuovi sinceramente. Da parte nostra c'è l'offerta che abbiamo mandato».
In ragione di ciò, va sottolineato che allo stato attuale non risulta convocato per domani alcun consiglio della compagnia delle Coop ma è probabile che il board si terrà comunque nelle ore successive. Dopo che, sulla questione, si saranno tenuti anche i consigli di amministrazione di Milano e della Premafin, previsti per il pomeriggio di oggi.
Proprio la Milano, peraltro, potrebbe essere un altro degli scogli da superare per far nascere la Grande Unipol. Oggi la Consob non dovrebbe pubblicare alcun verdetto sulla richiesta di esenzione d'Opa promossa da Unipol, il parere arriverà potenzialmente nei prossimi giorni. Ossia una volta che si saranno tenuti tutti i consigli delle società coinvolte e quindi solo quando Fondiaria avrà chiarito il percorso che intende compiere per rilanciarsi. Il verdetto, secondo recenti indiscrezioni, potrebbe contenere l'obbligo d'offerta sulla Milano.
Questa, sarebbe infatti una delle interpretazioni "tecniche" al vaglio del garante di Piazza Affari. Ieri, il presidente Giuseppe Vegas, però, ha fatto intendere che a suo parere nei casi più critici di decisioni relative al lancio di un'offerta pubblica di acquisto, la Consob deve tenere conto della sostanza e non solo della forma. In ogni caso, Cimbri ha escluso il via libera a un riassetto che preveda l'Opa sulla Milano: «Se non arriva una risposta positiva faremo altro», ha detto. «Andiamo al mare», ha poi scherzato il manager per lanciarsi quindi in una citazione di Boskov: «Rigore è quando arbitro fischia - ha detto -. Per ora parliamo di cose concrete».
Si vedrà , intanto resta sul tavolo l'offerta di Sator e Palladio rispetto alla quale il vice presidente di FonSai, Jonella Ligresti, ha chiarito che sarà il consiglio di amministrazione ad esprimersi: «Non lo so» se c'è un interesse. «Il consiglio deve valutare. In cda ci sono tante persone, io non sono neppure più il presidente, ne abbiamo uno che è bravissimo», ha quindi sottolineato aggiungendo che la famiglia Ligresti «è sempre molto unita».
Da questo dossier si è intanto chiamato fuori il consigliere delegato di Intesa Sanpaolo Enrico Cucchiani: «No, assolutamente no», ha detto sull'ipotesi che la banca sia al lavoro con Sator e Palladio.
2- "SALVIAMO FONSAI PREMIANDO I PICCOLI AZIONISTI" - ARPE E MENEGUZZO: CON NOI PREMAFIN PUÃ RISOLVERE I SUOI PROBLEMI. IL RISCHIO VIE LEGALI
Giovanni Pons per "la Repubblica"
Per il salvataggio di Fondiaria Sai si è ormai giunti al momento della svolta. Oggi si riunisce il cda della compagnia e dovrà decidere se andare avanti con la proposta Unipol oppure se cambiare rotta e dirigersi verso la nuova offerta di Sator e Palladio. La discesa in campo a viso aperto di Matteo Arpe e Roberto Meneguzzo è stata vissuta quasi come un´offesa da Mediobanca, regista della Grande Unipol, ma se non altro ha messo sul piatto un´alternativa, come spiegano per la prima volta i due protagonisti.
«Noi da mesi lavoriamo a questa operazione perché crediamo che Fonsai sia stata finora malgestita - dice Meneguzzo -. Se la società fosse guidata al meglio tra tre anni potrebbe generare 400 milioni di utili che il mercato potrebbe valutare fino a 3,5 miliardi, con creazione di valore per tutti».
Tuttavia Unipol e le banche creditrici, con in prima fila Unicredit, finora hanno tirato dritto sull´ipotesi della fusione anche per salvaguardare i propri prestiti.
«Il problema è l´iniqua distribuzione dei costi del salvataggio di Fonsai - spiega Arpe -. Abbiamo segnalato al collegio sindacale, che ha condiviso i timori, diversi aspetti che non risultano nell´interesse né di Fonsai né dei suoi azionisti. Di fatto chi è responsabile dell´attuale stato di crisi può uscire apportando i propri debiti a Fonsai e con un diritto di rivendere le proprie residue azioni alla stessa società ad un prezzo multiplo delle quotazioni. Tutto lo sforzo è a carico degli azionisti di minoranza».
E per "salvare" anche i piccoli azionisti i due fondi hanno deciso di proporre una soluzione direttamente a Fonsai, senza alcun aiuto esterno.
«Noi proponiamo una soluzione molto semplice, con un aumento di capitale da 800 milioni per la gran parte coperto dall´intervento di Sator e di Palladio che si impegnano per un importo superiore a 500 milioni, almeno il doppio di quello richiesto al mercato - dice Meneguzzo -. Fonsai non ha bisogno di partner industriali, ma solo di capitali e di top management. E´ già il secondo player del mercato, ha un ottimo middle management, solo cambiando la prima linea, senza fare alcuna dismissione e consolidando le quote di mercato si possono ottenere buoni risultati».
Qualcuno ha però obbiettato che Sator e Palladio non abbiano le spalle sufficientemente larghe per affrontare l´impresa.
«La nostra operazione è finanziata integralmente da patrimonio senza ricorso a debito - ricorda Arpe - il nostro orizzonte di investimento è lunghissimo. Sator è stata una delle prime realtà in Europa autorizzata ad assumere il controllo di aziende bancarie quotate». Mentre la Palladio Finanziaria «è controllata dal management, da banche di primario standing e da famiglie imprenditoriali. Ha mezzi per 500 milioni e può tenere in portafoglio la partecipazione in Fonsai per cent´anni, se volesse».
Tuttavia, quale potrebbe essere l´interesse di Premafin, che è ancora l´azionista di maggioranza di Fonsai, a sposare l´opzione aumento "stand alone"?
«La nostra offerta prevede che il maggior valore rispetto alle quotazioni sia riconosciuto a FonSai stessa e non al suo azionista. Questo a beneficio di tutti e quindi anche di Premafin, che invece di diluirsi a quote insignificanti potrebbe rimanere socio di minoranza, senza governance, con quota del 20%. Una fisiologica ripresa di redditività di Fonsai consentirebbe ai creditori di Premafin un recupero integrale delle proprie ragioni senza sacrifici».
Certo, seguendo questo ragionamento qualcuno potrebbe dire che così si salvano anche i Ligresti.
«Una buona operazione di rilancio salva Fonsai e quindi tutti i suoi azionisti, l´importante è che questi ultimi non ne siano di ostacolo e che non si ragioni all´inverso: salviamo l´azionista a spese della azienda», è la risposta che arriva a tambur battente. Ma ci saranno poi banche disposte a sostenere l´aumento, come succede per Mediobanca e Unipol? «Di fatto il rischio di mercato per la parte dell´aumento di capitale in opzione varia tra 240 e 280 milioni, assumendo che né Premafin né Unicredit sottoscrivano l´operazione - replica Meneguzzo -. Ad oggi questo rischio è già per molta parte coperto da banche che ci hanno dato la loro disponibilità ».
Al dunque ci vorrebbe una comparazione a bocce ferme delle due alternative sul tavolo, operazione che tocca al cda Fonsai. Purtroppo, se il cda decidesse di tirare dritto con la soluzione Unipol, si rischia di andare per vie legali.
«Ci aspettiamo che il cda Fonsai riconvochi l´assemblea per l´aumento di capitale poiché la delibera del 19 marzo, a parere dei nostri legali, è viziata dalla mancata pubblicazione del patto Unipol-Premafin ed è impugnabile - ricorda Meneguzzo -. Ed è per questo che depositeremo ricorso al Tribunale di Torino, forse anche con una richiesta di sospensiva immediata». Secondo Arpe neanche l´autorizzazione l´Isvap a salire oltre il 10% può rappresentare un ostacolo. «Non vediamo un motivo per cui l´autorità debba impedire un progetto di ricapitalizzazione stand alone che consente un sviluppo senza smembramenti di attività e senza esuberi di personale, già annunciati nell´altra ipotesi».
Il salvataggio di Fonsai ha poi il coté degli equilibri di sistema poiché chi vince agguanta anche le partecipazioni strategiche ivi contenute. Ma Meneguzzo getta acqua sul fuoco:
«Non ci interessano partecipazioni che non sono legate ad attività assicurative, dunque le dismetteremo al momento opportuno. La nostra non è un´operazione di potere».
D´altronde Palladio fa già parte del sistema avendo una quota indiretta in Generali e buoni rapporti con il suo ad, Giovanni Perissinotto, da alcuni indicato come lo sponsor dell´opzione alternativa.
«Se l´antitrust avrà qualcosa da eccepire ci adegueremo immediatamente alle sue indicazioni. Personalmente ho un eccellente rapporto con Perissinotto, ma non c´entra niente con l´operazione Fonsai».
Ma è innegabile che per la prima volta soggetti finanziari nuovi si sono messi di traverso a un´operazione congegnata da Mediobanca. à un segnale di debolezza della galassia?
«Difficile sostenere che il sistema Paese sia quello che ha portato FonSai sull´orlo del dissesto», conclude, con una punta di sarcasmo, Arpe.
3- FONSAI: ARPE, NOSTRO SUCCESSO SEGNALE A MERCATI COME GOVERNO MONTI
(Adnkronos) - ''Se avremo successo qui, questo potrebbe essere un segnale al comunita' internazionale cosi' come lo e' stato il Governo Monti'' per ricostruire e rilanciare l'immagine dell'Italia all'estero e salvarla dal default. Ad affermarlo, al 'Financial Times', e' il numero uno di Sator, Matteo Arpe, parlando dell'eventuale successo della cordata Sator-Palladio su Fonsai. "Cio' -sottolinea- dimostrerebbe che il cambiamento in Italia e' possibile e che e' possibile aprire una breccia nella recinzione che circonda il Paese''. Arpe respinge l'ipotesi che l'Isvap possa bloccare la sua offerta per il fatto che gruppi di private equity non debbano possedere compagnie assicurative.
"Abbiamo gia' preso il controllo con successo di una banca, che e' ancora piu' delicato di un assicurazione", ricorda Arpe. "Noi -evidenzia- non utilizziamo la leva finanziaria, siamo investitori di lungo termine, noi siamo manager che non cercano una rapida vendita". Se la Consob richiedesse l'opa, osserva poi il quotidiano inglese, ''potrebbe affossare il piano di Unipol in quanto la compagnia di assicurazione e' gia' tirata sul finanziamento''.
''Con contromisure previste su entrambi i lati, e' troppo presto per dire se Arpe festeggera' una vittoria o se i i festeggiamenti saranno effettuati presso la sede dell'ex datore di lavoro e attuale nemico Mediobanca''. All'interno dello stesso articolo, l'analista di WetsLb Ag Thomas Noack di Dusseldorf osserva che ''la fusione a quattro ha una struttura molto complessa che non e' molto chiara e da' l'impressione che sia un esempio di uno stile vecchia Italia''. "Non si vede un quadro chiaro e ci sono tante parti coinvolte che e' difficile da valutare'', afferma.
FAMIGLIA LIGRESTI MASSIMO PINI CARLO CIMBRI MATTEO ARPE ROBERTO MENEGUZZO Nagel Emanuele ErbettaGIUSEPPE VEGAS