generali leonardo del vecchio alberto nagel philippe donnet francesco gaetano caltagirone

GENERALI DELLE MIE BRAME – FALLITO IL TENTATIVO DI NAGEL DI TROVARE UN ACCORDO CON DEL VECCHIO E CALTAGIRONE, METTENDO A DISPOSIZIONE LA TESTA COTONATA DEL PRESIDENTE GABRIELE GALATERI, ORA LA LOTTA DI POTERE, FINO A IERI SOTTERRANEA, SARÀ ALLA LUCE DEL SOLE. A PARTIRE DA MEDIOBANCA: SE IL PAPERONE DI AGORDO, CHE HA IN TASCA IL 19%, NON PUÒ PERMETTERSI, COME DA ACCORDI CON LA BCE, DI FARE UNA LISTA ALTERNATIVA, PUÒ SEMPRE VOTARE UNA LISTA LANCIATA DA CALTARICCONE (3%), IL QUALE NON HA SUL GROPPONE NESSUNO IMPEGNO FIRMATO CON LA BCE. E PER NAGEL SARA’ DURA…

ALBERTO NAGEL

DAGOREPORT

Ieri, il tentativo di Alberto Nagel di fare un accordo con Del Vecchio e Caltagirone è sfumato subito. L’ad di Mediobanca ha messo a disposizione degli arzilli vecchietti la testa cotonata di Gabriele Galateri: facciamo una terna di nomi e poi scegliamo insieme il presidente di Generali. Ma essendo il potere esecutivo nelle mani dell’amministratore delegato, la risposta è stata un no secco come un cassetto chiuso con una ginocchiata.

 

Milleri Del Vecchio Nagel

Da qui al Consiglio di amministrazione del 27 settembre, dove i consiglieri stanno dalla parte di Nagel, ci saranno altri tentativi per trovare un accordo. Dopodiché, fino all’assemblea di aprile 2022, tre operazioni possono fare il patron di Luxottica e l’editore del Messaggero: 1) aumentare le loro quote in Generali; 2) portare nel patto la Cassa di Risparmio di Torino e i Benetton; 3) cominciare a parlare con i Fondi che hanno un’importanza colossale visto che possono votare una lista alternativa a quella del consiglio uscente in mano a Mediobanca.

PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

 

Ora la lotta di potere tra Nagel e il duplex Del Vecchio-Calta, fino a ieri sotterranea, sarà alla luce del sole. A partire da Mediobanca: se il paperone di Agordo, che ha in tasca il 19%, non può permettersi, come da accordi con la Bce, di fare una lista alternativa, può sempre votare una lista lanciata da Caltariccone, il quale non ha sul groppone nessuno impegno firmato con la Bce.

 

1 - GENERALI, IL CDA FA MURO SU DONNET SI ALLARGA LO SCONTRO CON I SOCI PRIVATI

PAGLIARO NAGEL

Francesco Spini per "la Stampa"

 

La frattura in Generali si allarga, lo scontro in assemblea diventa lo scenario sempre più probabile. Le premesse ci sono tutte: si va verso la stesura di una «lista del cda» e fin da ora la maggioranza dei consiglieri blinda l'inserimento come candidato ad di Philippe Donnet, l'attuale numero uno del gruppo assicurativo che verrebbe proposto per una riconferma.

 

L'esatto contrario di quanto auspicano, ormai da mesi, due soci privati di peso come Francesco Gaetano Caltagirone e Leonardo Del Vecchio, ora riuniti con il loro complessivo 11% in un patto di consultazione proprio in vista del rinnovo dei vertici delle assicurazioni triestine.

LEONARDO DEL VECCHIO NAGEL

 

Al termine della riunione informale dei consiglieri non esecutivi, durata tre ore e convocata in preparazione del cda già previsto per il 27 settembre, l'indicazione arriva forte e chiara. A scanso di equivoci è la stessa compagnia che, a sera, informa del "verdetto". Riuniti parte in remoto, parte nel grattacielo di Citylife, i consiglieri «hanno preso atto della disponibilità» del manager francese «a ricoprire la carica di amministratore delegato per un terzo mandato», si legge nella nota.

 

NAGEL GALATERI

E alla luce di questo «a maggioranza» hanno espresso «apprezzamento per il lavoro svolto e i risultati conseguiti da Philippe Donnet, accogliendo favorevolmente tale disponibilità in vista, nel caso in cui il consiglio uscente proceda alla presentazione di una lista per il rinnovo del consiglio, di una sua inclusione nella citata lista con il ruolo di amministratore delegato anche per il prossimo mandato».

 

Tutto avviene, per l'appunto, «a maggioranza», un risultato (seppure in una riunione informale) che acuisce le spaccature che si sono venute evidenziando negli ultimi mesi, culminate con la formalizzazione di un patto di consultazione tra il secondo e il terzo socio del Leone, vale a dire Francesco Gaetano Caltagirone (che ha quasi il 6% del capitale di Trieste) e Leonardo Del Vecchio (appena salito al 5%).

CALTAGIRONE NAGEL GALATERI

 

Fatto sta che al termine della riunione otto consiglieri non esecutivi su 12 (in sostanza l'unico assente era Donnet, al centro della discussione) promuovono il top manager che, nonostante le difficoltà, ha centrato i target di due piani strategici votati all'unanimità dal consiglio e si pronunciano a favore di una sua riconferma.

 

Tre invece i contrari, delusi dalla gestione del manager francese in fatto di acquisizioni, sviluppo digitale e taglio dei costi: contro Donnet si esprimono il vicepresidente Caltagirone, il rappresentante della Delfin di Del Vecchio, Romolo Bardin, e il consigliere Paolo Di Benedetto.

 

nagel e signora

Si astiene, invece, Sabrina Pucci, vicina alla Crt, fondazione che, a sua volta, non vedrebbe di cattivo occhio le manovre dei soci privati dissenzienti tenendosi però in questa fase dietro le quinte, così come i Benetton hanno fatto trapelare di essere alla finestra. Per quanto?

 

Romolo Bardin

Il passo compiuto ieri rende ardua la ricomposizione tra la maggioranza del consiglio (e dunque tra Mediobanca e il gruppo De Agostini) e lo schieramento dei soci privati. Indiscrezioni riportano che una mediazione sarebbe stata accennata - e caduta nel vuoto - nella riunione di ieri, ma la cosa non trova conferme.

 

Ci si prepara comunque a un autunno rovente. Il rischio è una lunga serie di schermaglie. Il prossimo appuntamento è per il 27 settembre, quando un consiglio, questa volta convocato con tutti i crismi, dovrà dare il via alle grandi manovre per la lista della discordia. A questo punto il sì appare scontato. Ma per i soci privati protagonisti del dissenso sarà solo il via libera alla «lista Nagel», con cui l'ad di Mediobanca - è l'accusa - punterebbe a perpetuare la sua influenza sulle assicurazioni di Trieste.

 

2 - NEL DERBY DI TRIESTE SARÀ DECISIVO IL RUOLO DEI FONDI

Francesco Spini per "la Stampa"

FAMIGLIA BENETTON

 

Saranno alla fine i fondi - per lo più internazionali - l'ago della bilancia che deciderà il vincitore dello scontro, tutto italiano, che va profilandosi sulla guida delle Generali: il duello più aspro che la storia recente della finanza italiana.

 

In mano ai gestori c'è circa il 40% del capitale del gruppo assicurativo triestino e il loro peso è sufficiente, anche con una lista targata Assogestioni, di determinare il vincitore, nel caso primavera prossima - e al momento non sembrano esserci grandi spazi di manovra per una riconciliazione - si procederà a uno scontro frontale tra liste alternative.

 

ASSICURAZIONI GENERALI

Possibile dunque che si scateni una caccia al voto tra i grandi fondi per convincerli a scegliere tra due filosofie: tra chi (Mediobanca in primis) ritiene che la lista del consiglio sia la miglior pratica nel rispetto di tutti gli azionisti e chi, come Caltagirone e Del Vecchio, ritengono da grandi azionisti di dover dare una svolta e imputano a Piazzetta Cuccia il divario di capitalizzazione aperto con le altre grandi compagnie.

 

In ballo c'è la guida della principale istituzione finanziaria del Paese, in cui sono custodite attività per 670 miliardi di euro. Il rischio? Una guerra di trincea che blocchi a lungo il gigante di Trieste. F. SP.

MEDIOBANCA

Ultimi Dagoreport

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…

ignazio la russa giorgia meloni daniela santanche lucio malan

DAGOREPORT - DANIELA SANTANCHÈ A FINE CORSA? IL CAPOGRUPPO DI FDI IN SENATO, LUCIO MALAN, È A PALAZZO CHIGI E POTREBBE DIVENTARE IL NUOVO MINISTRO DEL TURISMO, AL POSTO DELLA “PITONESSA” – IERI L’INCONTRO TRA IGNAZIO LA RUSSA E GIORGIA MELONI: LA DUCETTA POTREBBE AVER CHIESTO AL PRESIDENTE DEL SENATO, IN QUANTO AVVOCATO DELL’IMPRENDITRICE, RASSICURAZIONI SULLA SENTENZA DI PRIMO GRADO. LA RISPOSTA? CARA GIORGIA, NON TI POSSO GARANTIRE NIENTE. COME SAI, LA LEGGE PER I NEMICI SI APPLICA, E PER GLI AMICI SI INTERPRETA. MORALE DELLA FAVA: LA “SANTA” HA UN PIEDE E MEZZO FUORI DAL MINISTERO - LA SMENTITA DI PALAZZO CHIGI