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GENERALI, ALLA GUERRA! – L’8 MAGGIO IL DUPLEX NAGEL-DONNET SFIDERÀ DI NUOVO CALTAGIRONE E MILLERI PER IL CONTROLLO DEL CDA DEL GRUPPO ASSICURATIVO. TUTTO RUOTA INTORNO A UNICREDIT: CHE FARÀ ORCEL, CHE PRESTO POTREBBE RADDOPPIARE LA PROPRIA QUOTA, ARRIVANDO AL 10%? – LA PARTITA SI INCROCIA CON LA PROCEDURA DI GOLDEN POWER INVOCATA DAL GOVERNO SU BPM: L’ESECUTIVO POTREBBE TEMPOREGGIARE PER FAR CALARE PRIMA LE CARTE AL “CRISTIANO RONALDO DEI BANCHIERI”, E AGIRE DI CONSEGUENZA (SE STA CON CALTA, DÀ IL VIA LIBERA ALL’ACQUISTO DEL BANCO, ALTRIMENTI PIPPA…) – L’OPERAZIONE CON I FRANCESI DI NATIXIS E I MALUMORI SU DONNET
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica – Affari & Finanza”
L’ assemblea di Generali del prossimo 8 maggio, che sarà chiamata a rinnovare il consiglio di amministrazione, potrebbe trasformarsi in una sorta di referendum pro o contro l’operazione Natixis e dunque, in ultima analisi, pro o contro l’ad Philippe Donnet […].
O, almeno, questa sarebbe l’intenzione dei soci imprenditori, la Delfin della famiglia Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone, che detengono insieme quasi il 30% della compagnia e che hanno contestato duramente l’operazione con i francesi attraverso il voto contrario di tre consiglieri nella riunione del cda che l’ha approvata.
La joint venture al 50% con Natixis è stata sin qui rappresentata dai suoi oppositori come la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Nello specifico l’accordo prevede che Generali assegni alla nuova piattaforma una serie di mandati per gestire circa 630 miliardi di masse provenienti dalla propria attività assicurativa.
Dal canto suo Natixis ne apporta in gestione il doppio, circa 1.300 miliardi. Per compensare i due differenti contributi Generali si impegna a conferire nei prossimi cinque anni 15 miliardi di “seed capital”, cioè risparmio che proviene da nuova raccolta e da investimenti in scadenza.
Le due case madri, però, mantengono ognuna il potere di indirizzare gli investimenti delle proprie masse attraverso una “strategic asset allocation”, che poi nella pratica dovrà essere eseguita dalle boutique specializzate che vengono fatte confluire sotto il cappello della nuova joint venture.
Delfin e Caltagirone hanno interpretato questo accordo come un modo per allontanare dalla casa madre Generali i centri decisionali sull’allocazione degli investimenti, che interessano anche i titoli di Stato italiani per circa 37 miliardi all’anno. Inoltre la governance della joint venture non vede presenti manager o assicuratori italiani, e ciò alimenta il loro sospetto che Donnet, di comune accordo con il primo azionista Mediobanca, stia progressivamente favorendo i gruppi francesi, in aperto contrasto con la politica più nazionalista, anche sul fronte del risparmio, portata avanti dal governo Meloni.
Il processo di avvicinamento all’assemblea dell’8 maggio di Generali è dunque complesso e a renderlo particolarmente intricato contribuiscono almeno altre due variabili. In primo luogo la Delfin guidata da Francesco Milleri potrebbe incrementare la sua partecipazione dal 10% fino al 19,9%, avendo ottenuto le necessarie autorizzazioni. […]
In secondo luogo c’è da tener presente la variabile Andrea Orcel, il ceo di Unicredit che ha già dichiarato di aver costruito una posizione azionaria in Generali pari a oltre il 5 per cento. Posizione che secondo alcuni rumors potrebbe essere ulteriormente arrotondata fino a raggiungere il 9,9% e destinata in ogni caso a incidere sull’esito finale dell’assemblea a seconda di come verrà schierata.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
La presenza di Orcel nella partita Generali suggerisce inoltre un collegamento con l’altra operazione che Unicredit sta portando avanti, l’Ops su Banco Bpm.
E anche in questo caso bisogna considerare il campo della politica. L’Ops sul Banco è stata fin dall’inizio osteggiata dal ministro Giancarlo Giorgetti e dal vicepremier Matteo Salvini che hanno invocato l’applicazione severa del golden power, le norme sui poteri speciali in materia di sicurezza nazionale.
È dunque possibile che l’incursione di Orcel in Generali, e il suo eventuale schieramento a favore del governo, rappresenti un’arma di scambio con la politica per ottenere un via libera incondizionato sul Banco Bpm. Ma a questo punto entrano in campo considerazioni tecniche, che riguardano la tempistica.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti foto lapresse 1
La notifica ai fini del golden power è stata inoltrata lo scorso 4 febbraio e la presidenza del Consiglio dei Ministri ha 45 giorni di tempo estendibili per altri 30 in caso di richiesta di informazioni alla società e a terzi. Si arriverebbe così intorno al 20 aprile ma il governo potrebbe estendere il periodo con qualche artificio […] per scavallare l’8 maggio e far calare le carte per primo a Orcel con il voto su Generali.
Solo dopo questa scadenza si conosceranno i paletti del governo per l’acquisizione del Banco Bpm. […]
Un primo banco di prova si avrà alla presentazione delle liste che deve avvenire 25 giorni prima dell’assemblea, cioè intorno al 13 aprile. Non ci sarà una lista del consiglio uscente, in quanto le nuove norme della Legge Capitali non sono chiare su questo punto e potrebbero dare adito a contestazioni e ricorsi. Dunque Mediobanca in qualità di socio di riferimento con il 13,2% presenterà una lista di maggioranza a immagine e somiglianza dell’attuale cda.
Giuseppe Castagna - PRIMA DELLA SCALA 2024
Il quale si è espresso con un parere che assomiglia a un’autocandidatura: ritiene che, «avuto riguardo agli obiettivi di business della compagnia e alla sua visione strategica, l’attuale assetto del consiglio rifletta, in maniera corretta ed equilibrata le diverse componenti e le competenze personali, professionali e manageriali, anche di proiezione internazionale, nonché equilibrate componenti di diversità di genere e di provenienza, formativa e culturale, d’età anagrafica e d’anzianità di carica».
La lista Mediobanca, se vincerà, vedrà dunque confermati Andrea Sironi alla presidenza e Philippe Donnet come ceo, oltre a un componente di Mediobanca nel cda, che potrebbe essere ancora Clemente Rebecchini […]. […]
[…] La lista concorrente a quella di Mediobanca sarà promossa da Delfin e Caltagirone e dovrebbe essere una lista di minoranza lunga, di 5-6 componenti sui 13 posti a disposizione nel cda. Lunga perché nell’eventualità che prenda più voti di quella di maggioranza potrà inserire in consiglio sei nomi e far sentire di più la propria voce.
Inoltre, se la lista Delfin-Caltagirone fosse la prima per numero di voti, vorrebbe dire che l’operazione Natixis sarebbe delegittimata dall’assemblea e il ceo Donnet si ritroverebbe in imbarazzo avendola proposta.
Il futuro di Generali è dunque in mano ad azionisti forti come Delfin e Unicredit ma anche al mercato fatto da investitori istituzionali (38% circa) e piccoli risparmiatori (19%) che dovranno decidere se continuare con lo stesso timoniere degli ultimi 9 anni (Donnet è diventato ad nel 2016) oppure se affidarsi a un nuovo ceo che, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe essere Marco Morelli, ex ad di Mps e oggi chairman di Axa investment managers.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET
GIUSEPPE CASTAGNA
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