
DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…
Fabio Corsico Franco Caltagirone matteo Piantedosi
DAGOREPORT
Oltre all’Unicredit di Orcel (vedi articolo a seguire), nella incandescente partita del Leone di Trieste irrompe anche Assogestioni che, spinta da Anima Sgr (il cui vice presidente è il caltagironiano Fabio Corsico), vuole presentare una lista di due o tre nomi per il Cda di Generali che potrebbero sottrarre voti alla lista di Mediobanca che ricandida il presidente Sironi e l’Ad Donnet, aiutando così il duplex di Palazzo Chigi, Calta e Milleri, a provare a vincere l’assemblea.
Al cda del prossimo 24 aprile, quale sarà la scelta di Orcel? Potrebbe scegliere la lista di Mediobanca (e magari in futuro aver via libera da Donnet su Banca Generali). altra ipotesi: astenersi (irreale) oppure potrebbe sostenere la mini-lista di Assogestioni, che gestisce il voto dei piccoli azionisti. Ma se Orcel aggiunge anche il suo 10%, Assogestioni, potrebbe riuscire ad eleggere due o tre consiglieri.
FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE - FRANCESCO MILLERI
A quel punto, potrebbe diventare realtà il sogno dell'ottagenario Caltagirone: anche se non ottine la maggioranza dei 13 posti in palio per il Cda, gliene bastano 5 o 6 per spacchare in due la governance della compagnia. A quel punto, per Donnet inizierà una agonia quotidiana fino a quando Calta & Milleri non porteranno a termine l’Opa di Mps su Mediobanca, che ha in pancia il 13% di Generali.
Sul perché Calta ha presentato una lista di minoranza di 5 o 6 nomi, il motivo è semplice: lo statuto di Generali richiede che una lista di maggioranza deve obbligatoriamente indicare i nomi del presidente e dell’amministratore delegato. Ma i candidati che frullano nella mente di Calta non possono permettersi di porre il loro nome sulla lista senza la certezza di essere eletti, avendo tutti un posto da tenersi buono.
(Il nome che gira di più è quello di Marco Morelli, già Ad del Monte dei Paschi e ora presidente esecutivo di Axa Investment Managers), compagnia di assicurazioni francese rivale di Generali.
UNICREDIT AGO DELLA BILANCIA NELLA BATTAGLIA PER GENERALI
Giuliano Balestreri per “La Stampa”
Nella prossima assemblea di Generali, l'ago della bilancia sarà Unicredit. La banca guidata da Andrea Orcel detiene il 5,2% del Leone, una partecipazione che in Piazza Gae Aulenti definiscono «puramente finanziaria», ma secondo diverse fonti finanziarie l'istituto sarebbe in manovra per presentarsi al record date degli azionisti con una quota «vicina, ma inferiore» al 10 per cento.
Limite che può essere superato solo dopo aver ottenuto il via libera del regolatore, da Bankitalia all'Ivass. Di certo Generali e Unicredit hanno diversi accordi di distribuzione in est Europa e inoltre il contratto tra Amundi e la banca di Orcel sul risparmio gestito è in scadenza: nulla vieta di pensare che il Leone possa candidarsi a diventare il nuovo partner del gruppo. Anche alla luce dell'accordo con Natixis. Che la partecipazione sia finanziaria o industriale, però, poco cambia ai fini dell'assemblea che oggi il cda di Generali anticiperà al 24 aprile.
L'entrata in gioco di Unicredit sta rapidamente spostando gli equilibri. Anche perché gli acquisti di Orcel non sono fatti direttamente sul mercato, ma da fondi istituzionali: gli stessi che storicamente hanno sostenuto la lista di maggioranza.
Prima della comparsa di Gae Aulenti nel capitale di Generali, Mediobanca - che presenterà una lista di maggioranza guidata dal presidente uscente Andrea Sironi e dell'ad Philippe Donnet - poteva contare sul sostegno di gran parte degli istituzionali che avevano il 35% del capitale.
Se davvero Orcel arriverà vicino al 10%, gli istituzionali scenderanno intorno al 25 per cento. Tre anni fa l'assemblea si era spaccata tra il voto dei grandi fondi che avevano sostenuto Mediobanca - la cui lista incassò il 39,6% dei voti - e i soci italiani che avevano votato per la lista sostenuta da Francesco Gaetano Caltagirone che proponeva Luciano Cirinà arrivando al 29,5 per cento.
Oggi lo scenario è cambiato radicalmente: nel 2022 Mediobanca aveva preso a prestito circa il 4% dei titoli e contava anche sul sostegno di De Agostini che nel frattempo ha venduto l'1,4 per cento. Tradotto: per confermare il risultato di tre anni fa, Piazzetta Cuccia dovrebbe incassare i voti di tutti i fondi istituzionali.
Motivo per cui sarà Orcel a definire l'esito della battaglia del Leone. Il banchiere potrebbe scegliere la terza e sostenere la lista di Assogestioni che nel 2022 si fermò all'1% del capitale non prendendo alcun consigliere; se balzasse oltre il 10% entrerebbe in consiglio.
Intanto, secondo Bloomberg, entro l'inizio della prossima settimana, Unicredit riceverà il via libera della Bce a salire fino al 29,9% di Commerzbank: Piazza Gae Aulenti, che di Commerz ha già il 9,5%, avrà così la facoltà di trasformare in azioni gli strumenti finanziari che detiene su un altro 18,6% del capitale, al cui interno si sono mossi anche Blackrock, i cui diritti di voto sono saliti dal 7,18 al 7,88%, e Bofa Merrill Lynch, che ha arrotondato la sua partecipazione, quasi interamente rappresentata da strumenti finanziari, dal 10,16% al 10,29 per cento.
GIUSEPPE CASTAGNA MASSIMO TONONI
Banco Bpm, invece, ha ricevuto i nulla osta di Ivass e Commissione europea, per il lancio dell'Opa su Anima. Una mossa che potrebbe far desistere Unicredit dalla scalata a Piazza Meda che - peraltro - non incontra i favori del governo. E parlando proprio della scalata di Unicredit, il presidente del Banco, Massimo Tononi, ha detto che «non bisogna fare il tifo ma le scelte giuste per l'economia italiana e tutte le componenti coinvolte, gli azionisti in primis ma poi anche i nostri clienti che sono tanti e hanno il desiderio di continuare a lavorare con noi».
Andrea Orcel giuseppe castagna
Secondo il banchiere «il venir meno del pluralismo» bancario «potrebbe essere un elemento di fragilità» per il sistema Paese. Considerazioni che rinviano alle scelte che farà il governo nell'ambito del golden power: «Il processo non è ancora terminato e aspettiamo le risultanze. Per me vale solo quello», ha chiosato Tononi.