marchionne santo

GLI AGNELLI SENZA MARCHIONNE VALGONO 6 MILIARDI IN MENO - UN MESE FA ELKANN ANNUNCIAVA LA SOSTITUZIONE DEL MANAGER AI VERTICI DELLA GALASSIA FIAT E DA ALLORA I TITOLI NON HANNO SMESSO DI PERDERE - CERTO PER L’AUTO E’ UNA CONGIUNTURA DIFFICILE (I DAZI DI TRUMP, FRENATA DEI CONSUMI IN CINA) MA I MERCATI ATTENDONO CON ANSIA CRESCENTE LE PROSSIME MOSSE DEL NUOVO AD, L'INGLESE MIKE MANLEY

Ugo Bertone per “Libero quotidiano”

 

SERGIO MARCHIONNE

Più di 6 miliardi di euro. È il prezzo pagato in Borsa dalla galassia Agnelli da quel drammatico 21 luglio quando i vertici del gruppo dovettero procedere in tutta fretta alla sostituzione di Sergio Marchionne, il manager che in 14 anni aveva trasformato in un gruppo "tecnicamente fallito" nella settima casa automobilistica al mondo, con 236 mila dipendenti e quasi 5 milioni di macchine vendute.

 

Il mercato, insomma, non è ancora ripreso dallo shock che, all' indomani della notizia, si era tradotto in un ribasso, tra Fiat Chrysler, Ferrari ed Exor, per 2,3 miliardi di euro. Nel corso di queste settimane la discesa, complice la congiuntura negativa di Piazza Affari, si è però accentuata. Ai prezzi di venerdì, la capitalizzazione di Fiat Chrysler risulta in calo di 4,384 miliardi rispetto al 20 luglio (da 25 a 21 miliardi di valore), Ferrari ha lasciato sul terreno quasi 3 miliardi di euro, Exor più di 650 milioni.

SERGIO MARCHIONNE E JOHN ELKANN

 

Fa eccezione Cnh, in salita di 1,6 miliardi, più sensibile ai progressi dei concorrenti Usa che non all' andamento del mercato delle quattro ruote. Ma nonostante il contributo di trattori e camion il primo, pur sommario consuntivo del dopo Marchionne segnala un calo complessivo di valore per 6,361 miliardi di euro.

 

Certo, questi numeri vanno inquadrati all' interno di una congiuntura difficile, che ha interrotto una lunga stagione felice per l' auto, non solo in Italia. La minaccia dei dazi di Trump, la frenata dei consumi in Cina e, non meno importanti le inchieste dei giudici in Europa come in Usa (spunta a Detroit l' accusa allo stesso Marchionne per un orologio prezioso regalato ad un sindacalista Usa) hanno contribuito a frenare gli acquisti nel settore.

richard palmer sergio marchionne john elkann

 

Il tracollo di Tesla, che venerdì ha lasciato sul terreno l' 8% abbondante a Wall Street contribuisce a frenare gli entusiasmi. I gestori, per giunta, si preparano a far spazio al probabile ingresso in Borsa di Volvo (valore 30 miliardi) gruppo svedese controllato dalla cinese Geely (che un anno fa, di questi tempi, aveva bussato alla porta di Exor per acquistare l' intera Fca).

 

Ma, al di là di queste considerazioni, è certo che il mercato, così come il sindacato e gli altri attori della scena economica, attendono con ansia crescente le prossime mosse del nuovo leader, l'inglese Mike Manley, che sarà ufficialmente confermato alla guida il prossimo 7 settembre dall' assemblea di Amsterdam.

 

manley marchionne

Manley, che si è già presentato a Donald Trump («perché non guida una Jeep?» ha suggerito al presidente Usa) è ancora un oggetto misterioso per buona parte dei suoi interlocutori italiani: ottimo tecnico, grande lavoratore capace di sostenere ritmi "alla Marchionne" Manley è atteso al varco dalle decisioni sugli stabilimenti italiani, ancora in rosso (672 milioni di euro nel 2017) in attesa degli investimenti sui nuovi modelli. C' è da capire se Manley darà seguito alle promesse di Marchionne su Mirafiori e Pomigliano. Oppure se ormai le priorità sono altre in attesa di un deal a stelle e strisce che diversi osservatori danno ormai per inevitabile.

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…