
SUL GOLDEN POWER ALL’OPERAZIONE UNICREDIT-BPM SI CONSUMA L’ENNESIMO SCAZZO NEL GOVERNO – L’ESECUTIVO DÀ IL VIA LIBERA ALL’OPERAZIONE MA IMPONE DEI PALETTI RIGIDI A ORCEL. E FORZA ITALIA (DI “PROPRIETÀ” DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI, AZIONISTA DI BANCA MEDIOLANUM) FA METTERE A VERBALE “LE GROSSE RISERVE SULLA BASE GIURIDICA DEL GOLDEN POWER” – IL PUNTO PIÙ CRITICO È L’USCITA DALLA RUSSIA: UNICREDIT HA RIDOTTO QUASI A ZERO L’ATTIVITÀ A MOSCA, MA NON HA ANCORA VENDUTO LA SUA BANCA LOCALE, CHE È ISCRITTA A BILANCIO PER 2,8 MILIARDI DI EURO. UNA PERDITA INSOSTENIBILE E CHE POTREBBE INDURRE ANCHE A UN PASSO INDIETRO DALL’OPS SUL BANCO BPM
1. GOLDEN POWER DEL GOVERNO SU UNICREDIT PER BANCO BPM "DOVETE USCIRE DALLA RUSSIA"
Estratto dell’articolo di Fabrizio Goria per “La Stampa”
C'è il via libera del governo all'operazione promossa da unicredit per conquistare il banco bpm. Ma ad alcune condizioni. A essere oggetto del Golden power sono le sedi, la cessione di sportelli e i livelli occupazionali.
Ma anche l'esposizione di Piazza Gae Aulenti in Russia, già ridotta del 94% e con l'intenzione di essere cancellata in toto entro fine anno, secondo il piano industriale della banca guidata da Andrea Orcel. […]
Il Consiglio dei ministri non ha posto il veto all'offerta di Unicredit su Bpm, ma ha posto paletti per delimitarne i confini. Prescrizioni, spiega una nota di Palazzo Chigi, «a tutela di interessi strategici per la sicurezza nazionale». Fra questi, la chiusura di ogni rapporto con la Federazione Russa.
antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
Non è stata positiva la reazione di Forza Italia. Secondo fonti del partito, la delegazione di FI ha fatto mettere «a verbale le grosse riserve sulla base giuridica del Golden power per l'ops di Unicredit su Bpm». In ogni caso, non cambia la data di partenza dell'operazione, che sarà varata il 28 aprile e si concluderà il 23 giugno.
La triplice partita che Unicredit sta giocando nel riassetto del sistema bancario italiano entra in una nuova fase. Con l'ok del governo all'offerta pubblica di scambio, del valore di 14 miliardi di euro, Unicredit spinge su Bpm. Fra dieci giorni ci sarà il via all'operazione, l'istituto di Orcel ha già reso noto di riservarsi il diritto di attendere fino al 30 giugno per decidere se rinunciare alle condizioni che a oggi le consentirebbero di ritirarsi.
Il primo fronte è il consolidamento con la banca guidata da Giuseppe Castagna. Le prescrizioni dettate dalla disciplina del Golden power, secondo indiscrezioni, sono poche ma significative. Oltre alla protezione delle maestranze e dei presidi territoriali, c'è la questione Russia. […] il governo, secondo quanto filtra, ha chiesto la chiusura di ogni rapporto con Mosca. Un processo che, tuttavia, era già previsto dal piano industriale di Orcel per la fine dell'anno in corso.
Quello che è certo è che il livello di complicazioni, dopo l'imposizione del Golden power, aumenta. Orcel deve fare i conti con la posizione, non certo amichevole, di Crédit Agricole, salita al 19,8% di Bpm con la conversione dei suoi derivati. Solo la mediazione diplomatica di Orcel potrà sciogliere i nodi più ostici.
Ma poi c'è il secondo versante per Orcel. Vale a dire, la mossa sulla tedesca Commerzbank. La banca con sede in Piazza Gae Aulenti a Milano ha una quota del 28%, di cui il 18,5% in strumenti derivati, e ha ottenuto l'autorizzazione da parte della Banca centrale europea (Bce) a salire fino al 29,9% del capitale della realtà condotta da Bettina Orlopp.
Il tema di Commerzbank è stato affrontato a livello governativo per il timore che, in caso di una futura aggregazione transfrontaliera, il nucleo operativo del gruppo possa spostarsi verso Berlino.
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
Se è vero che la Bce è propensa a spingere per le operazioni di fusione e acquisizione in grado di rafforzare gli istituti europei in modo da competere con i colossi statunitensi e asiatici, è altrettanto vero che nel caso di Commerzbank e Unicredit si tratterebbe di un'operazione da portare a compimento con HypoVereinsbank, acquisita dall'italiana nel 2005.
[…]
2. TAJANI E GIORGETTI DIVISI SULLE ATTIVITÀ IN RUSSIA L’INTERVENTO DI MELONI
Estratto dell’articolo di Mario Sensini per il “Corriere della Sera”
SEDE DI BANCO BPM A PIAZZA MEDA - MILANO
[…] Tajani ha posto un problema politico non irrilevante. «Forza Italia è a favore del libero mercato e contro il dirigismo» ha detto il vicepremier, riferiscono i suoi, nel corso del confronto con la presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia. Ed ha preteso che a verbale della decisone assunta ieri dal governo fosse comunque evidenziata una riserva della delegazione di Forza Italia nell’esecutivo. «I poteri speciali, il Golden power, entrano in gioco quando ci sono interessi strategici nazionali da difendere, che qui non sono evidenti», spiegano fonti del partito.
Il provedimento viene dunque approvato, ma sulla politica del governo riguardo le banche, di fatto, c’è una nuova secca presa di distanza di Forza Italia. Lo stesso era accaduto con la tassa sugli extraprofitti degli istituti di credito di due anni fa, poi rientrata proprio per le pressioni di FI. La paternità della tassa extra sugli utili delle banche, allora, la prese direttamente Giorgia Meloni, cogliendo un po’ in contropiede anche l’Economia. Questa volta l’iniziativa parte da via XX settembre, ma ha trovato il consenso sostanziale di Palazzo Chigi, anche se Meloni nel pomeriggio di ieri avrebbe provato a tentare una mediazione. Agli atti resta, comunque, la «riserva formale sulla base giuridica» di Forza Italia.
3. UNICREDIT-BPM, GOVERNO SPACCATO FORZA ITALIA CRITICA IL GOLDEN POWER
Estratto dell’articolo di Giovanni Pons e Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
[…] Quando il documento finisce nelle mani di Antonio Tajani, la contrarietà del leader di Forza Italia è netta. «Così non va», è il giudizio che consegna a Giorgia Meloni e Matteo Salvini durante un vertice a tre che precede il Cdm. Ma il leader della Lega tiene il punto: l’obiettivo, spiega, è tutelare i lavoratori delle filiali del Banco presenti in Lombardia e Veneto, territori prioritari per il Carroccio, oltre che in Piemonte.
La premier è in affanno. «Oggi abbiamo una bella grana», confida a un ministro. La palla passa al Consiglio dei ministri. Tajani parla a nome dei colleghi di FI: «Andiamo avanti — dice — ma a nome della delegazione di Forza Italia metto a verbale la nostra contrarietà ». I toni si accendono. Alcuni presenti alla riunione riferiscono che il vicepremier azzurro è arrivato a minacciare le dimissioni, ma le voci non trovano conferma nel partito, dove però si mettono in evidenza «grosse riserve sulla base giuridica del golden power».
In ogni caso, le divisioni nel governo impattano sulla decisione finale. Il testo viene ammorbidito nella parte dedicata alla Russia: la richiesta di lasciare il Paese «al più presto», come indicato nelle carte dei tecnici, lascia spazio a un termine di 9 mesi, entro gennaio dell’anno prossimo. Non cambiano, invece, le prescrizioni sulle filiali. I vincoli, spiegano fonti dell’esecutivo, riguarderebbero aggregazioni e chiusure: Unicredit verrebbe obbligata a non modificare il numero complessivo degli sportelli. In caso di eccessiva concentrazione, invece, toccherebbe all’Antitrust intervenire.
[…] Il team di legali di Unicredit analizzerà nei dettagli il dispositivo nel weekend. Il punto più critico sembra essere l’uscita dalla Russia dove Unicredit ha ridotto quasi a zero l’attività ma non ha ancora venduto la banca che è iscritta a bilancio per 2,8 miliardi di euro. Una perdita insostenibile e che potrebbe indurre anche a un passo indietro dall’Ops sul Banco Bpm.
GLI INTRECCI DELLA FINANZA ITALIANA