gubitosi bollorè

TIM VA AL FONDO? - SI STANNO INTENSIFICANDO LE VOCI DI UN FORTE INTERESSE DEGLI AMERICANI DI KKR SU TELECOM. L’IPOTESI NON È SGRADITA AL GOVERNO, PERCHÉ PERMETTEREBBE DI LIQUIDARE UNA VOLTA PER TUTTE VIVENDI E BOLLORÉ, CHE STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ INGOMBRANTE. NON SI PUÒ PIÙ PENSARE DI LASCIARE IN MANO AL FINANZIERE BRETONE, CHE FINANZIA LA DESTRA ESTREMA DI ZEMMOUR, UN’AZIENDA COSÌ STRATEGICA…

Tobia De Stefano per “Libero quotidiano”

 

LUIGI GUBITOSI

Sono trascorsi dieci giorni dalle prime indiscrezioni che riportavano un forte interesse del fondo americano Kkr per rilevare la nostra Tim. E dopo il passaggio apparentemente interlocutorio del consiglio di amministrazione convocato con urgenza da Vivendi (primo socio di Telecom), quelle stesse voci, se possibile, si sono intensificate.

 

Partono da Londra e corrono fino ai Palazzi romani, dai quali- essendo coinvolta la Cdp e un'infrastruttura fondamentale come la rete - devono arrivare diversi via libera. Il presupposto è che un po' tutti gli attori in causa hanno interesse ad uscire dall'impasse che si è venuta a creare.

LOGO KKR

 

Se si escludono le fiammate dovute alle voci di cui sopra, con una piazza Affari che macina record su record, Telecom ha perso il 20% negli ultimi sei mesi, i progetti sull'infrastruttura che avrebbero dovuto coinvolgere la rete primaria di Tim, Fibercop (la società della rete secondaria che va dagli armadietti in strada e arriva nelle case dei clienti di proprietà di Tim) e Open Fiber (cablaggio della fibra ottica, 60% Cdp e 40% fondo Macquaire) si sono arenati e anche i dati dei primi nove mesi del 2021 non hanno certo esaltato gli analisti con ricavi e margine operativo lordo in contrazione.

 

IL RUOLO DEL MEF

BOLLORE' DE PUYFONTAINE

Ecco perché il Mef non ostacolerebbe un rilancio del fondo americano su tutta Telecom. L'eventuale offerta, ieri il titolo ha guadagnato l'1,29% a quota 0,338 euro anche sulle voci di una rinegoziazione dell'accordo con Dazn, avrebbe come effetto quello di liquidare Vivendi, il primo socio del colosso italiano delle telecomunicazione che oggi ha il controllo del 23,7% delle azioni.

 

eric zemmour su cnews

Quota che ha in carico a più di 1 euro per azione (svalutata di un miliardo nel 2018) e rispetto alla quale i francesi sono entrati nell'ordine di idee di subire una perdita. Che ovviamente Vincent Bollorè e l'ad, Arnaud de Puyfontaine, vorrebbero limitare il più possibile. Secondo le voci raccolte in ambienti finanziari, la decisione del fondo Kkr (sollecitati da Libero hanno risposto con un «No comment») di lanciare un'Opa su Tim potrebbe subire un'accelerazione e concretizzarsi entro febbraio.

FIBERCOP

 

Prima della presentazione del piano industriale dell'ex monopolista. Un'offerta pubblica di acquisto, ovviamente non ostile, con un premio del 30% costerebbe alla società di private equity - che gestisce più di 200 miliardi di dollari- poco meno di 9 miliardi di euro. Un multiplo basso, circa 3 volte e mezzo l'Ebitda del gruppo di tlc.

 

vincent bollore

Una volta acquisita la maggioranza di Tim, Kkr avrebbe in pancia tutta una serie di società non essenziali rispetto al core business della telefonia che potrebbe mettere sul mercato, racimolando più di 13 miliardi di euro e abbattendo nella sostanza la zavorra storica di Tim: l'indebitamento netto monstre che a bilancio pesa per 17 miliardi e 415 milioni.

 

COPERTINA DI PARIS MATCH CON ERIC ZEMMOUR

Si parte da Tim Brasile (Telecom è il primo azionista con il 66,7%) che agli attuali valori di mercato le garantirebbe incassi per poco meno di 3,5 miliardi. Si passa per Inwit, torri e tralicci per le antenne, che ha un market cap (capitalizzazione) di 9,6 miliardi, per cui il 15% di Telecom vale circa 1,5 miliardi.

 

E si arriva fino a Fibercop, Noovle e ovviamente alla rete primaria. La cessione della quota rimanente in Fibercop frutterebbe 2,7 miliardi, lo dice il mercato e il prezzo pagato proprio da Kkr che lo scorso anno ha acquistato il 37% della società per 1,8 miliardi. Non solo. La vendita della maxi-quota avrebbe anche il valore aggiunto di deconsolidare una bella fetta del debito di Tim. Nella sostanza 3,1 miliardi di euro uscirebbero dal perimetro della controllante e farebbero scendere il rosso dell'incumbent da 17 a 14 miliardi.

 

BOLLORE' VIVENDI

LE PROSPETTIVE DEL CLOUD

Discorso a parte va fatto invece per Noovle (il cloud) che dal punto di vista del prospettive (stando alle parole dell'ad Gubitosi) rappresenta uno dei valori aggiunti del colosso delle tlc. E per questo è anche il più profittevole.

 

Oggi ha un Ebitda di 200 milioni e stando a quanto scritto dall'amministratore delegato nell'ultimo piano dovrebbe salire fino a 400 milioni e raggiungere un valore pari a 15 volte il margine operativo lordo. Insomma, volendo stare bassi, potrebbe essere ceduta a non meno 4 miliardi (10 volte l'Ebitda). Infine la rete primaria. L'unico asset rispetto al quale non esiste un vero e proprio valore di mercato.

 

eric zemmour

La società che detiene l'infrastruttura fa registrare un margine operativo di circa 200 milioni, per cui restando sui multipli usati sopra, potrebbe essere ceduta a poco meno di due miliardi.

 

Basta fare due conti e vedere che il colosso finanziario Usa che ha tra i suoi principali analisti David Petreus, ex direttore della Cia e leggendario generale dei Marines, grazie a queste operazioni potrebbe assicurarsi una Tim finalmente ripulita dai debiti e pronta a tuffarsi negli investimenti necessari per rafforzare il business della telefonia. Mentre - eliminato il tappo rappresentato da Vivendi - lo Stato sarebbe libero di portare avanti i suoi progetti sulla rete. Che non siano questi i ragionamenti che stanno facendo Kkr e il governo?

luigi gubitosi di timTIME FOR TIM SITO CREATO DAL FONDO ELLIOTT CONTRO VIVENDITIME FOR TIM SITO CREATO DAL FONDO ELLIOTT CONTRO VIVENDILUIGI GUBITOSI GIANCARLO GIORGETTI MEETING RIMINI

Ultimi Dagoreport

patrizia scurti giorgia meloni giuseppe napoli emilio scalfarotto giovanbattista fazzolari

QUANDO C’È LA FIAMMA, LA COMPETENZA NON SERVE NÉ APPARECCHIA. ET VOILÀ!, CHI SBUCA CONSIGLIERE NEL CDA DI FINCANTIERI? EMILIO SCALFAROTTO! L’EX “GABBIANO” DI COLLE OPPIO VOLATO NEL 2018 A FIUMICINO COME ASSESSORE ALLA GIOVENTÙ, NON VI DIRÀ NULLA. MA DAL 2022 SCALFAROTTO HA FATTO IL BOTTO, DIVENTANDO CAPO SEGRETERIA DI FAZZOLARI. “È L’UNICO DI CUI SI FIDA” NELLA GESTIONE DI DOSSIER E NOMINE IL DOMINUS DI PALAZZO CHIGI CHE RISOLVE (“ME LA VEDO IO!”) PROBLEMI E INSIDIE DELLA DUCETTA - IL POTERE ALLA FIAMMA SI TIENE TUTTO IN FAMIGLIA: OLTRE A SCALFAROTTO, LAVORA PER FAZZO COME SEGRETARIA PARTICOLARE, LA NIPOTE DI PATRIZIA SCURTI, MENTRE IL MARITO DELLA POTENTISSIMA SEGRETARIA-OMBRA, GIUSEPPE NAPOLI, È UN AGENTE AISI CHE PRESIEDE ALLA SCORTA DELLA PREMIER…

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEL PIÙ GRANDE RISIKO BANCARIO D’ITALIA? L’ASSEMBLEA DI GENERALI DEL 24 APRILE È SOLO LA PRIMA BATTAGLIA. LA GUERRA AVRÀ INIZIO DA MAGGIO, QUANDO SCENDERANNO IN CAMPO I CAVALIERI BIANCHI MENEGHINI - RIUSCIRANNO UNICREDIT E BANCA INTESA A SBARRARE IL PASSO ALLA SCALATA DI MEDIOBANCA-GENERALI DA PARTE DELL’”USURPATORE ROMANO” CALTAGIRONE IN SELLA AL CAVALLO DI TROIA DEI PASCHI DI SIENA (SCUDERIA PALAZZO CHIGI)? - QUALI MOSSE FARÀ INTESA PER ARGINARE IL DINAMISMO ACCHIAPPATUTTO DI UNICREDIT? LA “BANCA DI SISTEMA” SI METTERÀ DI TRAVERSO A UN’OPERAZIONE BENEDETTA DAL GOVERNO MELONI? O, MAGARI, MESSINA TROVERÀ UN ACCORDO CON CALTARICCONE? (INTESA HA PRIMA SPINTO ASSOGESTIONI A PRESENTARE UNA LISTA PER IL CDA GENERALI, POI HA PRESTATO 500 MILIONI A CALTAGIRONE…)

donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - LA DUCETTA IN VERSIONE COMBAT, DIMENTICATELA: LA GIORGIA CHE VOLERA' DOMANI A WASHINGTON E' UNA PREMIER IMPAURITA, INTENTA A PARARSI IL SEDERINO PIGOLANDO DI ''INSIDIE'' E "MOMENTI DIFFICILI" - IL SOGNO DI FAR IL SUO INGRESSO ALLA CASA BIANCA COME PONTIERE TRA USA-UE SI E' TRASFORMATO IN UN INCUBO IL 2 APRILE QUANDO IL CALIGOLA AMERICANO HA MOSTRATO IL TABELLONE DEI DAZI GLOBALI - PRIMA DELLE TARIFFE, IL VIAGGIO AVEVA UN SENSO, MA ORA CHE PUÒ OTTENERE DA UN MEGALOMANE IN PIENO DECLINO COGNITIVO? DALL’UCRAINA ALLE SPESE PER LA DIFESA DELLA NATO, DA PUTIN ALLA CINA, I CONFLITTI TRA EUROPA E STATI UNITI SONO TALMENTE ENORMI CHE IL CAMALEONTISMO DI MELONI E' DIVENTATO OGGI INSOSTENIBILE (ANCHE PERCHE' IL DAZISMO VA A SVUOTARE LE TASCHE ANCHE DEI SUOI ELETTORI) - L'INCONTRO CON TRUMP E' UN'INCOGNITA 1-2-X, DOVE PUO' SUCCEDERE TUTTO: PUO' TORNARE CON UN PUGNO DI MOSCHE IN MANO, OPPURE LEGNATA COME ZELENSKY O MAGARI  RICOPERTA DI BACI E LODI...

agostino scornajenchi stefano venier giovanbattista fazzolari snam

SNAM! SNAM! LA COMPETENZA NON SERVE - ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ DI CDP, CHE SI OCCUPA DI STOCCAGGIO E RIGASSIFICAZIONE DEL GAS NATURALE, SARÀ UN MANAGER CHE HA SEMPRE RICOPERTO IL RUOLO DI DIRETTORE FINANZIARIO, AGOSTINO SCORNAJENCHI – MA DAL GAS ALLA FIAMMA, SI SA, IL PASSO È BREVE: A PROMUOVERE LA NOMINA È INTERVENUTO QUELLO ZOCCOLO DURO E PURO DI FRATELLI D’ITALIA, GIÀ MSI E AN, CHE FA RIFERIMENTO A FAZZOLARI. E A NULLA È VALSO IL NO DELLA LEGA - LA MANCATA RICONFERMA DI STEFANO VENIER, NOMINATO 3 ANNI FA DAL GOVERNO DRAGHI, È ARRIVATA PROPRIO NEL GIORNO IN CUI STANDARD & POOR HA PROMOSSO IL RATING DELLA SNAM…

veneto luca zaia matteo salvini giorgia meloni elly schlein giuseppe conte

DAGOREPORT – SCAZZO DOPO SCAZZO, IL BIG BANG PER IL CENTRODESTRA SARÀ IN AUTUNNO, CON LE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA, TOSCANA, PUGLIA E MARCHE – SE ZAIA E LA SUA LIGA VENETA SI PRESENTASSERO DA SOLI, SPACCHETTEREBBERO IL VOTO DI DESTRA RENDENDO LA REGIONE CONTENDIBILE: BASTEREBBE SOLO CHE PD E M5S SMETTESSERO DI FARE GLI EGO-STRONZI E CONVERGESSERO SU UN CANDIDATO “CIVICO” (COME DAMIANO TOMMASI A VERONA NEL 2022) – LA PROPOSTA DI MELONI AL "TRUCE" MATTEO: FDI È DISPOSTA A LASCIARE IL VENETO ALLA LEGA, MA A QUEL PUNTO LA REGIONE LOMBARDIA TOCCA A NOI (A FORZA ITALIA, IL SINDACO DI MILANO) - SE SALVINI SI IMPUNTA? S'ATTACCA! E FRATELLI D'ITALIA SI PRENDE TUTTO (MA LE CONSEGUENZE SULLA MAGGIORANZA POTREBBERO ESSERE FATALI PER IL PRIMO GOVERNO MELONI…)

donald trump dazi tadazi

DAGOREPORT – LO STOP DI TRE MESI AI DAZI NON SALVERA' IL CULONE DI TRUMP: PER I MERCATI FINANZIARI L’INSTABILITÀ ECONOMICA È PEGGIO DELLA PESTE, E DONALD HA ORMAI ADDOSSO IL MARCHIO DELL’AGENTE DEL CAOS – I FONDI ISTITUZIONALI EUROPEI ABBANDONANO GLI INVESTIMENTI IN SOCIETA' AMERICANE, IL DOLLARO SCENDE, IL RENDIMENTO DEI BOND USA SI IMPENNA, LE AZIENDE CHE PRODUCONO TRA CINA E VIETNAM RISCHIANO DI SALTARE (TRUMP HA SALVATO APPLE MA NON NIKE) - PER QUESTO IL CALIGOLA COL CIUFFO HA RINCULATO SUI DAZI (CINA ESCLUSA) - MA LO STOP DI TRE MESI NON È SERVITO A TRANQUILLIZZARE I POTERI FORTI GLOBALI, CON IL DRAGONE DI XI JINPING CHE RISPONDE DURO ALLE TARIFFE USA A COLPI DI "DUMPING": ABBASSANDO IL COSTO DEI PRODOTTI CHE NON ESPORTA PIU' IN USA (COMPRESO L'EXPORT DELLE RISORSE DELLE TERRE RARE, STRATEGICO PER LE MULTINAZIONALI HI-TECH) – SONDAGGI IN PICCHIATA PER TRUMP: IL 60% DEGLI AMERICANI POSSIEDE AZIONI TRAMITE I FONDI PENSIONE...