borse asia shanghai

I MERCATI FINANZIARI? NON VANNO PRESI TROPPO SUL SERIO - IL CROLLO DELLE BORSE CINESI HA FATTO GRIDARE ALLA “PEGGIORE CRISI” DEGLI ULTIMI 30 ANNI - MA IL LEGAME TRA ECONOMIA REALE E ANDAMENTO DELLE BORSE NON È COSÌ AUTOMATICO

Enrico Ascari per “YouInvest.it” pubblicato da “il Foglio del lunedì”

 

A ogni crollo delle Borse…bisognerebbe domandarsi quanto le Borse avevano guadagnato prima, giorno dopo giorno. La differenza è che il “meno” è traumatico, veloce e viene urlato nei titoli di giornale: bruciati migliaia di miliardi. Il “più”, invece, era stato progressivo e silenzioso. Sempre migliaia di miliardi, però annunciati da nessuna fanfara» (Michele Serra, La Repubblica, 25 agosto 2015).

 

SCOPPIATA LA BOLLA ALLA BORSA SHANGHAISCOPPIATA LA BOLLA ALLA BORSA SHANGHAI

Il commento più sobrio. Ad ogni capitombolo di qualche mercato in giro per il mondo, si “bruciano” decine o centinaia di miliardi di “capitalizzazione” (valore delle azioni). L’ultimo spurgo di qualche giorno fa avrebbe incenerito cinque trilioni (5mila miliardi) di dollari di “valore”, poco più del Pil giapponese, metà di quello cinese. Miracolosamente risorto dalle ceneri, come l’araba fenice, nelle 48 ore successive. In verità i mercati sono gli improbabili interpreti della teoria della relatività (nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma).

 

Almeno fino al momento in cui guadagni o perdite si cristallizzano, con la chiusura delle posizioni in essere. Basta non vendere, soprattutto nel momento sbagliato, per evitare le peggiori “bruciature”. I mercati sono anche il regno del relativismo. Quando si parla di economia o finanza il terreno diventa scivoloso. Siamo lontanissimi dalle scienze esatte e perfino – almeno per quanto riguarda la giostra dei prezzi finanziari – da universi valutabili con il calcolo delle probabilità. Camminiamo nelle sabbie mobili dell’ignoto (il futuro) e della manipolazione statistica (il passato).

SCOPPIATA LA BOLLA ALLA BORSA SHANGHAISCOPPIATA LA BOLLA ALLA BORSA SHANGHAI

 

Gli esperti di mercato sono specialisti in materia. Producono migliaia di statistiche quotidiane che lanciano sui media, analizzando i fenomeni più improbabili e irrilevanti, amplificandoli a dismisura. Il tutto per condizionare un pubblico che è sempre più lontano dall’intervento diretto sui mercati ma alimenta con il proprio risparmio gli intermediari che gestiscono i soldi degli altri. I veri utilizzatori finali delle tanto incensate politiche non convenzionali delle Banche Centrali.

 

Anche per questo i mercati finanziari non vanno presi troppo sul serio. Un paio di giorni ad alta tensione, a cavallo del week end del 23 agosto sono bastati per scatenare le reazioni pavloviane di squadroni di economisti e presunti esperti prontamente chiamati a raccolta dai media per pontificare sul dramma finanziario di giornata. Con toni inevitabilmente catastrofici. Improvvisamente l’economia cinese, le cui complesse dinamiche rimangono peraltro oscure e incomprensibili anche agli insiders, è diventata lo spauracchio globale. Due giorni di vendite sui mercati sono stati considerati la prova provata della «peggiore crisi degli ultimi 30 anni».

 

shanghaishanghai

Una vera e propria allucinazione collettiva alimentata ad arte dai media ma figlia di una lettura naif del rapporto tra le dinamiche finanziarie e reali e di una scarsa comprensione delle modalità di funzionamento della finanza “postmoderna”, quella seguente alla grande crisi finanziaria del 2008. Il tutto favorito dall’ingiustificata enfasi sulla presunta centralità dei mercati finanziari, diventati l’idolo di cui si implora la benevolenza, di cui non va scatenato il furore distruttivo.

 

Un mito alimentato dal comportamento delle banche centrali e da molti esperti interessati. Insomma, la finanza intesa come Viagra del ciclo economico, stimolo per eccitare gli spiriti animali degli imprenditori o il livello di confidenza dei consumatori. Tutte mezze verità, singolarmente difficili da smentire o provare, che si elevano al ruolo di colossale panzana se raccolte in immaginifica narrazione. Sempre di più, viceversa, i commentatori più seri considerano l’ipertrofia e l’autoreferenzialità dell’ecosistema finanziario una delle concause della debolezza dell’economia reale.

 

BORSA SHANGHAIBORSA SHANGHAI

C’è un colossale abbaglio che va demistificato: quello che i mercati finanziari siano in grado di anticipare le dinamiche dell’economia ovvero ne riflettano pedissequamente le tendenze. Viceversa, soprattutto nel breve andare, ci dicono poche e confuse cose. Solo con il passare del tempo e con il senno del poi, a volte, è empiricamente verificabile una convergenza tra finanza ed economia.

 

Ma non sempre è così: di fronte a una spettacolare crescita negli anni ’90 la borsa cinese di allora (certo ancora meno trasparente di quella odierna) per almeno un decennio è rimasta al palo. Per contro in meno di un anno, fino allo scorso marzo, le bische a cielo aperto di Shenzen e Shanghai hanno visto più che raddoppiare il valore delle società quotate di fronte a un rallentamento economico fin troppo evidente. Rimane sempre attuale una battuta dell’economista Paul Samuelson sulla capacità della Borsa americana di prevedere «nove delle ultime cinque recessioni».

 

Ma con la globalizzazione c’è un motivo aggiuntivo che rende sempre più evanescente la relazione tra le borse e l’andamento economico di singoli paesi o aree geografiche: la dinamica degli utili delle multinazionali che governano l’economia e dominano la capitalizzazione degli indici azionari è sempre più divergente da quella delle economie nazionali e dei redditi delle famiglie, ovunque esse vivano. In definitiva le divagazioni estive dei mercati azionari americani ed europei hanno avuto poco a che fare con le recenti dinamiche economiche della Cina e men che meno vanno considerate un indicatore delle prospettive future del grande paese asiatico e dell’economia mondiale.

borsa shanghai 1borsa shanghai 1

 

Sono probabilmente una reazione tecnica e violenta, fin troppo tardiva ma in definitiva fisiologica, a dinamiche economiche note da tempo e troppo a lungo rimosse. Sono «affari interni» dell’ecosistema finanziario, sempre più manipolato dai banchieri centrali.

 

Quanto successo all’apertura della borsa americana lo scorso 24 agosto, con decine di azioni di primarie società sprofondate per qualche decina di secondi su livelli del 20-30% inferiori alla chiusura precedente e gli scambi temporaneamente bloccati, somiglia ad altri sempre più frequenti episodi degli ultimi anni, determinati probabilmente dall’attività di operatori che forniscono liquidità ai mercati elettronici con modelli di trading computerizzato basati su algoritmi che sfruttano le minime differenze di prezzo in tempi misurabili in nanosecondi.

 

I violenti rimbalzi dei giorni successivi sono stati causati dai soliti tempestivi interventi, con fatti e parole, dei banchieri centrali, ormai terrorizzati dal timore di perdere il controllo dei mercati finanziari globali. Probabilmente vanno ricondotti anche ai modelli comportamentali che caratterizzano l’ecosistema finanziario attuale.

 

BORSA SHANGAYBORSA SHANGAY

I mercati della contemporaneità non hanno nulla a che vedere con quelli di qualche decennio fa. Anche la finanza, parafrasando Zygmunt Bauman è diventata “liquida”, rimane un mistero perché oggetto di continua evoluzione, di perenne trasformazione e metamorfosi. Dopo il crack di Lehman Brothers il dominio dell’ecosistema finanziario è passato dalle banche ai grandi gestori di patrimoni per conto terzi. Sono quelli che amministrano i nostri soldi ma soprattutto quelli dei milionari occidentali, sempre più ricchi, e orientali, sempre più numerosi.

 

Si tratta un’industria che controlla 74.000 miliardi di dollari di attività, con profitti che hanno superato i 102 miliardi di dollari e che derivano dalle commissioni pagate dai clienti in percentuale dei patrimoni in gestione. Se i mercati salgono i profitti lievitano a prescindere dalle effettive capacità e i rischi di mercato sono comunque a carico dei clienti finali. Il potere di condizionamento su Washington e Londra di questo complesso di interessi è tanto rilevante quanto opaco.

 

Sono operatori, che dispongono di infinite risorse da spendere in attività di promozione e di lobby hanno un legittimo interesse affinchè i mercati, almeno quelli principali a partire da Wall Street, continuino a salire, possibilmente con moderazione e il più possibile in sintonia tra di loro. Ovviamente non sono in grado di anticipare le tendenze del ciclo economico o determinare i trend di mercato ma possono condizionarli, limitarli o accelerarli. Non è un caso che l’andamento delle quotazioni sia sempre più stagionale, probabilmente influenzato dalle politiche di massimizzazione e protezione dei profitti annuali di questi colossi finanziari.

 

borsa shanghai 2borsa shanghai 2

E che i grafici dei mercati azionari di Wall Street e Londra ormai somiglino sempre più a una linea orizzontale crescente con interruzioni brevissime e sempre più rare. Non è nell’interesse di questi intermediari che si possa consolidare un mercato “orso” tradizionale, come quelli dei bei tempi andati, che duri almeno sei mesi e porti ad un calo di almeno il venti per cento.

 

È proprio vero che i mercati, come le stagioni, non sono più quelli di una volta. Tutto ciò non significa che il rallentamento dell’economia cinese, da tempo visibile e da ultimo ratificato con la prima, ma non ultima, svalutazione dello yuan, sia irrilevante e, in prospettiva, piuttosto preoccupante per il futuro dell’economia globale.

 

BOLLA FINANZIARIA ALLA BORSA DI SHANGHAIBOLLA FINANZIARIA ALLA BORSA DI SHANGHAI

D’altra parte, se i mercati finanziari spesso non sono un barometro affidabile, non sono neppure ciechi: da tempo il continuo calo delle materie prime e la continua erosione del valore delle valute emergenti segnalano il rafforzamento di una congiuntura deflazionistica globale, confermata dai recenti dati sul calo del commercio internazionale. Il punto è che eccessi di improvvisa apparente follia non rappresentano la stella polare per individuare le giuste rotte nei meandri dell’economia e della finanza. Piuttosto, per il risparmiatore accorto, il più delle volte rappresentano buone occasioni d’investimento

 

 

Ultimi Dagoreport

donnet, caltagirone, milleri, orcel

DAGOREPORT - COSA POTREBBE SUCCEDERE DOPO LA MOSSA DI ANDREA ORCEL CHE SI È MESSO IN TASCA IL 4,1% DI GENERALI? ALL’INIZIO IL CEO DI UNICREDIT SI POSIZIONERÀ IN MEZZO AL CAMPO NEL RUOLO DI ARBITRO. DOPODICHÉ DECIDERÀ DA CHE PARTE STARE TRA I DUE DUELLANTI: CON IL CEO DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, OPPURE CON IL DUPLEX CALTAGIRONE-MILLERI? DIPENDERÀ DA CHI POTRÀ DARE PIÙ VANTAGGI A ORCEL - UNICREDIT HA IN BALLO DUE CAMPAGNE DI CONQUISTA: COMMERBANK E BANCO BPM. SE LA PRIMA HA FATTO INCAZZARE IL GOVERNO TEDESCO, LA SECONDA HA FATTO GIRARE LE PALLE A PALAZZO CHIGI CHE SUPPORTA CALTA-MILLERI PER UN TERZO POLO BANCARIO FORMATO DA BPM-MPS. E LA RISPOSTA DEL GOVERNO, PER OSTACOLARE L’OPERAZIONE, È STATA L'AVVIO DELLA PROCEDURA DI GOLDEN POWER - CHI FARÀ FELICE ORCEL: DONNET O CALTA?

giorgia meloni daniela santanche

DAGOREPORT - MA QUALE TIMORE DI INCROCIARE DANIELA SANTANCHÈ: GIORGIA MELONI NON SI È PRESENTATA ALLA DIREZIONE DI FRATELLI D’ITALIA PERCHÉ VUOLE AVERE L’AURA DEL CAPO DEL GOVERNO DALLO STANDING INTERNAZIONALE CHE INCONTRA TRUMP, PARLA CON MUSK E CENA CON BIN SALMAN, E NON VA A IMMISCHIARSI CON LA POLITICA DOMESTICA DEL PARTITO - MA SE LA “PITONESSA” AZZOPPATA NON SI DIMETTERÀ NEI PROSSIMI GIORNI RISCHIA DI ESSERE DAVVERO CACCIATA DALLA DUCETTA. E BASTA POCO: CHE LA PREMIER ESPRIMA A VOCE ALTA CHE LA FIDUCIA NEI CONFRONTI DEL MINISTRO DEL TURISMO È VENUTA A MANCARE - IL RUOLO DEL "GARANTE" LA RUSSA…

barbara marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

L’AMBIZIOSA E INCONTROLLABILE BARBARA BERLUSCONI HA FATTO INCAZZARE MARINA E PIER SILVIO CON LA DICHIARAZIONE AL TG1 CONTRO I MAGISTRATI E A FAVORE DI GIORGIA MELONI, PARLANDO DI “GIUSTIZIA A OROLOGERIA” DOPO L’AVVISO DI GARANZIA ALLA PREMIER PER IL CASO ALMASRI - PRIMA DI QUESTA DICHIARAZIONE, LA 40ENNE INEBRIATA DAL MELONISMO SENZA LIMITISMO NE AVEVA RILASCIATA UN’ALTRA, SEMPRE AL TG1, SULLA LEGGE PER LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE TRA GIUDICI E PM (“È SOLO UN PRIMO PASSO”) - E NELL’IMMAGINARIO DI MARINA E PIER SILVIO HA FATTO CAPOLINO UNA CERTA PREOCCUPAZIONE SU UNA SUA POSSIBILE DISCESA IN POLITICA. E A MILANO SI MORMORA CHE, PER SCONGIURARE IL "PERICOLO" DELLA MELONIANA BARBARA (“POTREBBE ESSERE UN’OTTIMA CANDIDATA SINDACA PER IL CENTRODESTRA NELLA MILANO’’, SCRIVE IL “CORRIERE”), PIER SILVIO POTREBBE ANCHE MOLLARE MEDIASET E GUIDARE FORZA ITALIA (PARTITO CHE VIVE CON LE FIDEJUSSIONI FIRMATE DA BABBO SILVIO...) - VIDEO

giorgia meloni nordio mantovano almasri francesco franco lo voi

DAGOREPORT - PER RISOLVERE LA FACCENDA ALMASRI ERA SUFFICIENTE METTERE SUBITO IL SEGRETO DI STATO E TUTTO SAREBBE FINITO LÌ. INVECE LA MAL-DESTRA HA PRESO IL SOPRAVVENTO BUTTANDOLA IN CACIARA E METTENDO NEL MIRINO IL PROCURATORE LO VOI, MOLTO LONTANO DALLA SINISTRA DELLE “TOGHE ROSSE” - QUELLO CHE COLPISCE DEL PASTICCIACCIO LIBICO È CHE SIA STATO CUCINATO CON I PIEDI, MALGRADO LA PRESENZA A FIANCO DI GIORGIA MELONI DI UN TRUST DI CERVELLONI COMPOSTO DA UN EX MAGISTRATO AL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA (CARLO NORDIO), UN PREFETTO A CAPO DEGLI INTERNI (MATTEO PIANTEDOSI) E DI UN ALTRO EX GIUDICE ALFREDO MANTOVANO, SOTTOSEGRETARIO DI STATO - NELL’INCONTRO AL COLLE, LA DUCETTA HA ILLUSTRATO A MATTARELLA (CHE RICOPRE ANCHE LA CARICA DI PRESIDENTE DEL CSM), COSA AVREBBE TUONATO VIA SOCIAL CONTRO LE “TOGHE ROSSE”? OVVIAMENTE NO… - I VOLI DI STATO PER IL TRASPORTO DI AUTORITÀ, LE MISSIONI E GLI INTERVENTI A FAVORE DI PERSONE COINVOLTE IN “SITUAZIONI DI RISCHIO” (DA CECILIA STRADA AD ALMASRI), VENGONO EFFETTUATI DAI FALCOM 900 DELLA CAI, LA COMPAGNIA AERONAUTICA DI PROPRIETÀ DEI SERVIZI SEGRETI, CHE FA BASE A CIAMPINO

romano prodi dario franceschini giuseppe conte elly schlein

DAGOREPORT - COME ANDRÀ A FINIRE LO PSICODRAMMA MASOCHISTICO DEL CENTRO-SINISTRA IN VISTA DELLE REGIONALI 2025 E DELLE POLITICHE DEL 2027? A PARTE FRANCESCHINI, L’HANNO CAPITO TUTTI CHE MARCIANDO DIVISI, PER I PARTITI DELL’OPPOSIZIONE LA SCONFITTA È SICURA - CHIUSA NEL BUNKER DEL NAZARENO CON UNA MANCIATA DI FEDELISSIMI, ELLY SCHLEIN HA GIÀ UN ACCORDO SOTTOBANCO COL M5S DI CONTE PER MARCIARE UNITI ALLE PROSSIME REGIONALI IN TOSCANA, CAMPANIA E PUGLIA E VENETO. UNA VOLTA UNITE LE FORZE, LE PRIME TRE, ACCORDO IN FIERI COL REGNO DI NAPOLI DI DE LUCA, IL SUCCESSO PER L’OPPOSIZIONE È SICURO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027 VINCERÀ L’IDEA DI UN ‘’PARTITO-PLURALE’’ CON ELLY CHE SI ACCORDERÀ CON IL PADRE NOBILE E SAGGIO DELL’ULIVO, ROMANO PRODI, SULLE PRIORITÀ DEL PROGRAMMA (NON SOLO DIRITTI CIVILI E BANDIERE ARCOBALENO), E FARÀ SPAZIO ALL'ANIMA CATTO-DEM DI BONACCINI, GENTILONI, GUERINI, RUFFINI...

fedez chiara ferragni game over matrimonio x

“CHIARA, TI RICORDI QUANDO HAI AMMESSO A FEDEZ CHE TI SEI SCOPATA ACHILLE LAURO?” - IL “PUPARO” DEL RAPPER, FABRIZIO CORONA, BUTTA BENZINA SUL FUOCO: “RACCONTERÒ LA MOGLIETTINA PERFETTA CHE SEI, QUANTE STRONZATE RACCONTI DA 15 ANNI, I TUOI AFFARI SPORCHI E L'AMORE CHE PERÒ HAI VISSUTO TRADENDOLO COSTANTEMENTE" - L’IRRESISTIBILE SCENEGGIATA, RICCA DI MIRATISSIMI COLPI ALL'INGUINE MESSA IN SCENA DALL’EX DUO FERRAGNEZ, CONFERMA LA PIÙ CLASSICA CONVINZIONE FILOSOFICA-EUCLIDEA: L'IDIOZIA È LA PIÙ GRAZIOSA DISTANZA FRA DUE PERSONE (SALVO POI SCOPRIRE CHE, AL LORO CONFRONTO, I COSIDDETTI MEDIA TRASH SCANDALISTICI SONO INNOCENTI COME TUBI) - AMORALE DELLA FAVA: IL LORO MATRIMONIO CELEBRATO NEL 2018 IN UNA LOCATION DI LUSSO DI NOTO, TRASFORMATO IN LUNA PARK VERSIONE FLOWER POWER, CON RUOTE PANORAMICHE E CONSOLLE DI DEEJAY, ERA UNA PROMESSA DI FUTURO: PAGLIACCIATA ERA, PAGLIACCIATA È STATA - VIDEO