I LAVORATORI COL BRACCIALETTO AL POLSO E GLI ELETTORI CON L'ANELLO AL NASO - SIAMO IN CAMPAGNA ELETTORALE E I POLITICI FANNO A GARA A CHI SCHIFA DI PIÙ IL BREVETTO AMAZON. CALENDA: ''MAI IN ITALIA''. DI MAIO: ''COLPA DEL JOBS ACT E DEL PD''. BOLDRINI: ''IL LAVORO NON È REATO''. MELONI: ''CATENE PER GLI SCHIAVI'' - PECCATO CHE I DIPENDENTI AMAZON RIVELINO: ''IL GRANDE FRATELLO C'È GIÀ, OGNI NOSTRO SPOSTAMENTO È TRACCIATO'' (IL PACCO IN 12 ORE HA UN PREZZO)
1."IN ITALIA NON CI SARÀ MAI IL BRACCIALETTO DI AMAZON" - IL MINISTRO CALENDA DICE "NO" ALL' INTRODUZIONE DEL BREVETTO USA
Alessandro Barbera per ''La Stampa''
IL BREVETTO PER I BRACCIALETTI DI AMAZON
L' incontro era previsto da tempo per discutere d' altro: gli investimenti di Amazon in Italia nei prossimi due anni. Carlo Calenda è stato il primo a far sì che l' attenzione si concentrasse su altro. «Gli unici braccialetti elettronici che facciamo qui sono quelli che produce la nostra gioielleria.
Una cosa come quella nelle aziende in Italia non ci sarà mai». La campagna elettorale - si sa - accende gli spiriti animali della politica. La polemica attorno al nuovo brevetto di Jeff Bezos è un perfetto propellente. Il progetto risale a due anni fa, ma è notizia di questi giorni il riconoscimento da parte delle autorità americane. Si sa che l' oggetto è stato testato negli Stati Uniti, e poco più.
Ieri nell' incontro al ministero dello Sviluppo con i vertici europei non si è avuto alcun elemento a proposito della volontà di diffonderlo e introdurlo negli stabilimenti italiani. Dunque la domanda è: si tratta - come denuncia il colosso americano della distribuzione - di «speculazioni fuorvianti» o invece dell' antipasto di un futuro orwelliano?
IL BREVETTO PER I BRACCIALETTI DI AMAZON
E soprattutto: è vero, come dicono alcuni, che in Italia non ci sarebbe più alcuna legge che vieterebbe l' utilizzo di strumenti del genere?
Secondo quanto riferiva qualche giorno fa il sito di tecnologia Geekwire i braccialetti brevettati dagli uomini di Bezos servirebbero esclusivamente a guidare i dipendenti quando cercano i prodotti da spedire sulle mensole dei capannoni. Il braccialetto sarebbe anche in grado di segnalare con una vibrazione se il lavoratore ha preso dallo scaffale l' oggetto giusto: nulla di più di quello che avviene attraverso il lettore ottico che il lavoratore già utilizza. Il punto sollevato ieri dal Garante della privacy è un altro: uno strumento simile finirebbe per monitorare ogni attimo della giornata del dipendente.
Che le aziende siano già in grado di controllare i movimenti di ciascuno di noi è un fatto: basta monitorare quel che facciamo al computer, con il tablet o attraverso il geolocalizzatore del cellulare. Fa però impressione - e questa è l' obiezione di Calenda - il fatto che quell' oggetto andrebbe indossato, dando la percezione fisica di un controllo soffocante su ogni attimo della vita del dipendente. Se è in grado di vibrare per segnalare il prodotto giusto, potrebbe farlo anche per avvertire della fine della pausa pranzo o dei cinque minuti dedicati alle funzioni fisiologiche. Per intenderci: un pc o un cellulare possono essere lasciati lontano dal corpo, per un braccialetto sarebbe più difficile giustificarne il distacco.
Se Amazon non fosse stata già criticata per le condizioni di lavoro nei suoi stabilimenti (il caso più recente lo sciopero nel giorno del "Black Friday"), la polemica non avrebbe preso un abbrivio simile. Ma è comunque difficile immaginare - quandomai fosse distribuito - che sarebbe accettato senza polemiche. Il Jobs Act ha reso possibile l' utilizzo di strumenti per il controllo a distanza (come appunto pc o cellulari) prima vietati, eppure restano i limiti dettati dal codice per la Privacy.
I vertici europei dell' azienda che ieri hanno discusso con Calenda non hanno battuto ciglio: per loro meno se ne parla, meglio è. Si sono limitati a discutere degli investimenti progettati in Italia e dei due stabilimenti che verranno aperti quest' anno a Torrazza (Torino) e Casirate d' Adda, nel bergamasco: 150 milioni di investimenti e 1.600 assunzioni.
2.AMAZON: DI MAIO, COLPA JOB ACT E DEL PD CHE LO VOTÒ
(ANSA) - "Se in Italia si possono mettere dispositivi sui lavoratori per controllarli è grazie al Job acts e leggo agenzie del Pd che dicono 'che ne dice Di Maio'. Io sono contro quel provvedimento che permette a aziende anche partecipate dallo Stato di mettere chip nelle scarpe dei lavoratori o i braccialetti controllare i dipendenti. E' incredibile che il Pd che ha fatto la legge per mettere addosso i trasponder addosso agli esseri umani che adesso critichi Amazon". Lo dice Di Maio sui braccialetti brevettati da Amazon.
3.AMAZON: MELONI, BRACCIALETTI COME CATENE PER GLI SCHIAVI
(ANSA) - "Braccialetti elettronici ai lavoratori, come le catene che si mettevano agli schiavi. Non è questo il futuro che voglio per l'Italia. Il mio modello è la partecipazione dei lavoratori agli utili d'impresa e la valorizzazione del piccolo commercio". Lo dichiara il presidente di Fratelli d'Italia e candidato premier Giorgia Meloni.
4.AMAZON: BOLDRINI, BRACCIALETTO? LAVORO NON È REATO
(ANSA) - "Il braccialetto elettronico? Ricordiamoci che lavorare non è un reato". Così la presidente della Camera, Laura Boldrini, nel suo intervento al 'battesimo' di rete Futura, a proposito del dispositivo messo a punto da Amazon.
5.AMAZON: BERSANI, NON SI PUÒ METTERE IL BRACCIALETTO
(ANSA) - "I lavoratori non possono mettersi il braccialetto, mi spiace per Amazon". Lo ha detto Pierluigi Bersani, intervenendo a Verona alla presentazione dei candidati per "Liberti e Uguali" alle elezioni del 4 marzo. "Non può funzionare così - ha aggiunto - Noi siamo per il buon lavoro, che si fa con gli investimenti e non con i bonus che non hanno portato a nulla. Via la precarietà che sta umiliando una generazione. Più lavoro e lavoro decoroso".
telecamera nascosta in un magazzino amazon inglese
6."MA QUI IL GRANDE FRATELLO C' È GIÀ OGNI NOSTRO SPOSTAMENTO È TRACCIATO"
Niccolò Zancan per ''la Stampa''
«Vi state agitando per niente» dice l' operaio Gigi Guercio, schiacciando una sigaretta nel portacenere di ferro. Per niente? «Ci controllano già adesso.
Sanno già tutto di noi. Ogni minimo spostamento è tracciato senza bisogno di quel bracciale elettronico. Ma sia benedetto questo lavoro, io ne ho fatti tanti nella vita. Ho 51 anni e spero solo di riuscire ad arrivare alla pensione».
telecamera nascosta in un magazzino amazon inglese
Pausa pranzo: 25 minuti. Pasta al pesto, seppie in umido, verdure bollite. I fumatori stanno fra la mensa e la rete metallica. Sul cartello c' è scritto: «Quello che fai conta. Lascia pulita la tua area». Per i lavoratori di Amazon sta finendo il turno del mattino, dalla 6 alle 14. «Per ogni azione che dobbiamo compiere, il palmare fa il conto alla rovescia», dice un compagno di reparto di Guercio. «È una specie di pistola che legge i codici a barre», dice un altro. «Dentro si va di corsa, non abbiamo neanche il tempo di scambiare due parole» dice l' operaio Salvatore Buffo, trent' anni nell' edilizia a Lecce, prima di ritrovarsi dentro questo capannone immenso.
Qui non li chiamano operai.
Ma picker se devono prendere la merce dagli scaffali. Packer se la devono impacchettare. E chiamano kaisen una lavagna su cui ognuno può scrivere consigli per l' azienda. «Fanno solo bene a metterci il braccialetto elettronico» dice Samuele Fioretti, tutto infervorato. «È un monito per la nostra politica.
Hanno fatto entrare in Italia chiunque. Così adesso anche qui dentro ci sono un sacco di furti. Io l' ho scritto sulla kaisen che devono chiudere l' area food. Rubano dalle confezioni.
Devono controllarla di più».
Fino a qualche anno fa, sul palmare dei dipendenti di Amazon c' erano quattro vite accese.
Come quattro vite dei videogiochi. Ogni volta che il lavoratore commetteva un errore o ritardava lungo il percorso, il palmare se ne rendeva conto, suonava e cancellava una vita. Dopo quattro errori, si veniva convocati dal caposquadra. Che qui chiamano lead. «Il sistema della vita e della morte a un certo punto è stato tolto», spiega l' avvocato Boris Infantino. «Anche loro hanno convenuto sul fatto che fosse poco simpatico».
L' avvocato Infantino sta seguendo le cause di due lavoratori licenziati da Amazon. «La prima è una donna. Si è ammalata di polmonite. Poi ha avuto un infortunio sul lavoro. È stata licenziata perché ha superato il massimo dei giorni di malattia consentiti: 180 in due anni. Lei ne ha fatti 183. Ma il giudice ci ha dato ragione. Dicendo che molte di quelle assenze erano dovute ai postumi dell' infortunio sul lavoro. Quindi non andavano conteggiate. È stata reintegrata». Il secondo caso?
«È un ragazzo del '94. Nella contestazione c' è scritto: "Alle 16.38 interrompeva il lavoro per scattarsi una fotografia". È successo questo, passando fra gli oggetti che devono essere buttati, ha raccolto un tablet, lo ha acceso e si fatto un selfie con una collega, poi lo ha rimesso a posto. Non so se sia stato ripreso dalle telecamere. Oppure se sia stato geolocalizzato. Fatto sta che ha ricevuto la lettera di licenziamento. Mentre la ragazza ha preso una multa pari a tre ore di retribuzione».
Il capannone di Amazon è in via delle Dogane, al confine fra Emilia e Lombardia. C' è lo svincolo autostradale, un motel con l' insegna accesa e un gigantesco parcheggio per i dipendenti che hanno l' obbligo di lasciare l' auto sempre con il muso in avanti. «Perché ci hanno spiegato che a fine turno siamo tutti più stanchi», dice un ragazzo con la pettorina arancione.
«Non vogliono che facciamo manovre in retromarcia».
I lavoratori sono divisi in badge azzurro, che significa tempo indeterminato, 1200 di stipendio al mese e buoni pasto. E badge verde, cioè contratto a tempo determinato con un monte orario garantito e straordinari variabili. A seconda delle esigenze. «A Natale lavori sei giorni, in questo periodo magari tre», dice un ragazzo di Trapani. «Riesco a guadagnare 1100 euro al mese. Da quasi due anni sto lottando per ottenere il badge azzurro».
Tutti hanno firmato un patto di riservatezza. Non possono raccontare i metodi di lavorazione. Dei 1600 dipendenti, circa trecento sono sindacalizzati. A dicembre, durante il black friday, c' è stato il primo sciopero della storia di Amazon. Chiedevano di potere essere ascoltati. Chiedevano di cambiare più spesso le mansione. Quelli del badge verde chiedevano di non essere sempre messi al turno di notte.
Adesso vanno dentro, attaccati a quella pistola che sa tutto di loro, spediscono libri, pannolini, cialde del caffè, chiavette usb, vibratori, telefoni, scarpe.
Ogni merce del mondo. Sono ragazzi di Pavia, di Piacenza.
Arrivano dalla Sicilia, dalla Calabria, dalla Puglia. Sono migranti macedoni, romeni e africani. Pochi credono che la politica possa fare qualcosa per la loro vita. «Non è un tema che mi appartiene». «Non sapevo nemmeno che ci fossero le elezioni».
«Non so ancora cosa voterò».
«Magari scheda bianca». «Non mi rispecchio». «Non ci credo molto». «È una mangeria unica». «Solo promesse».
Nel posto dove lavorano gli operai dell' uomo più ricco del mondo, la politica è qualcosa di lontano. Vince il partito del disgusto. Oppure quello degli arrabbiati, di quelli che hanno trovato "il nemico". «È tutta colpa dei maramao» dice Matteo Gabbiazzi 32 anni, ex personal trainer, badge azzurro dal collo.
Di chi? «Dei migranti. Dei neri. Degli extracomunitari. Vogliono controllarci di più perché quelli rubano e lavorano poco. L' altro giorno sono spariti 15 cellulari». Amazon non è altro che un riassunto italiano. Entri solo. Esci solo. Non ci sono collegamenti, nessuna città intorno. Ora la nebbia quasi nasconde il capannone mentre i lavoratori del turno di notte, dalle 22.30 alle 6 del mattino, stanno correndo a impacchettare i nostri desideri.