maggiolino volkswagen trump

I TEDESCHI IN GINOCCHIO DA TRUMP - LA VOLKSWAGEN AUMENTERÀ LA SUA PRODUZIONE AMERICANA E NON È ESCLUSO CHE L'ASSEMBLAGGIO DEI VEICOLI AVVENGA IN FABBRICHE FORD: LE MINACCE DI DAZI DEL PUZZONE HANNO SORTITO I LORO EFFETTI, E GLI EUROPEI ABITUATI A ESPORTARE GRATIS DOVRANNO IMPIEGARE PIÙ COLLETTI BLU IN AMERICA. E IL PRESIDENTE AI MANAGER DI VW, BMW E DAIMLER PROMETTE CHE NON IMPORRÀ TARIFFE PUNITIVE (PER ORA)

1. NYT, 'TRUMP A CASE AUTO TEDESCHE: NIENTE DAZI PER ORA'

merkel diesel volkswagen

 (ANSA) - Donald Trump ha rassicurato i dirigenti delle tre case automobilistiche tedesche incontrati alla Casa Bianca di non avere piani immediati per imporre dazi sulle loro auto. Lo scrive il New York Times. I costruttori tedeschi hanno descritto i colloqui come amichevoli, anche se non hanno prodotto alcun risultato concreto. I partecipanti alla riunione hanno affermato che il rischio di tariffe punitive sulle auto tedesche sembra essersi attenuato, almeno per il momento.

 

Tutti i segnali stanno andando nella giusta direzione al momento, ha detto Peik von Bestenbostel, portavoce di Volkswagen, che ha accompagnato a Washington il ceo Herbert Diess. Bestenbostel tuttavia ha aggiunto: "Nessuno sa quale potra' essere la decisione del presidente".

 

trump e merkel 2

 

2. ALLEANZA GLOBALE VOLKSWAGEN-FORD - I TOP MANAGER TEDESCHI A WASHINGTON: IL GRUPPO DI WOLFSBURG AUMENTERÀ LA SUA PRODUZIONE IN USA IL GIGANTE EUROPEO POTREBBE SODDISFARE LE RICHIESTE DI TRUMP GRAZIE A UN ACCORDO CON LA CASA DI DETROIT

Giorgio Ursicino per “il Messaggero

 

La Volkswagen aumenterà la sua produzione americana e non è escluso che l' assemblaggio dei veicoli del gruppo di Wolfsburg avvenga in alcune delle fabbriche Ford in America. «Siamo in negoziati avanzati con la Ford per costruire davvero un' alleanza automobilistica globale, che rafforzerà anche l' industria automobilistica americana», ha dichiarato il ceo di VW Diess. La novità è arrivata durante il blitz a Washington dei top manager dei tre giganti dell' auto tedesca.

Dieter Zetsche

 

 A volere negli Usa i responsabili dei gruppi Volkswagen, Daimler e BMW è stato il presidente Trump in persona che nei giorni scorsi aveva anticipato come un incontro diretto fra l' amministrazione Usa e le principali case automobilistiche interessate all' argomento delle tasse di importazione avrebbe potuto sbloccare una situazione incandescente da mesi.

 

Herbert Diess del gruppo di Wolfsburg, Dieter Zetsche di quello di Stoccarda e Nicolas Peter capo della finanza del colosso basato a Monaco sono stati ricevuti al 1600 di Pennsylvania Avenue dai responsabili del commercio Usa Robert Lighthizer e Wilbur Ross e dal consigliere economico Larry Kudlow.

 

Che la Casa Bianca volesse un approccio diretto con chi i veicoli li produce senza alcuna interferenza politica è confermato dal fatto che gli americani hanno accolto solo all' ultimo le richieste della cancelliera Angela Merkel e del suo consigliere economico Lars-Hendrick Roeller di far partecipare all' incontro l' ambasciatrice tedesca negli Stati Uniti Emily Haber.

 

HERBERT DIESS

Secondo l' Handelsblatt la Germania teme il rischio che si crei un cuneo sul commercio fra industria e politica, mentre Washington non voleva alterare il format dei colloqui. Un po' a sorpresa perché non era previsto, all' importante riunione è stato presente anche Donald Trump in persona che recentemente ha più volte minacciato di tassare del 25% le vetture provenienti dall' Unione Europea. Fra i primi ad uscire dall' incontro è stato proprio Diess che ha esternato ottimismo e fatto l' importante anticipazione.

 

LA RISPOSTA TEDESCA

Pare che durante i colloqui siano stati fatti importanti progressi sul fronte dei dazi e agli inviti degli americani di aumentare la produzione dei marchi tedeschi negli States l' ad del Volkswagen Group ha aperto un inatteso spiraglio.

 

I risultati delle discussioni fra la casa di Wolfsburg e la Ford per implementare una collaborazione già avviata saranno annunciati fra gennaio e febbraio e potrebbe essere proprio la sovraccapacità produttiva del secondo costruttore Usa la chiave per risolvere due problemi.

 

IL CEO DI DAIMLER DIETER ZETSCHE CON MARCHIONNE

Da una parte l' Ovale Blu saturerebbe gli esuberi degli impianti, dall' altra il più grande costruttore del mondo potrebbe soddisfare le richieste di Trump e aumentare la sua presenza sullo strategico mercato Nord Americano dove ha quote di mercato molto inferiori rispetto a quelle in Europa, in Cina e in Sud America. «Siamo pronti ad investire di più negli Stati Uniti» ha dichiarato Diess ai giornalisti. Zetsche è stato altrettanto determinato: «L' America per noi è il mercato più importate e vogliamo ampliare i nostri affari negli Usa».

 

L' INTUIZIONE DI MARCHIONNE

Ross ha invece ribadito il forte squilibrio in questo settore negli scambi fra le due sponde dell' Atlantico, una differenza che vede inoltre dazi molto più bassi per i veicoli che dall' Europa vanno in America rispetto a quelli che attraversano l' Atlantico in senso opposto: «Il nostro deficit commerciale in auto e componenti del settore nei confronti della Germania è di circa 30 miliardi di dollari, più o meno la metà del nostro intero deficit con l' Europa».

 

donald trump stringe la mano a mary barra

Che la partita dei dazi si sarebbe potuta sbloccare con incontri diretti l' aveva per primo intuito il compianto Sergio Marchionne e se non fosse prematuramente scomparso probabilmente questo dossier sarebbe già stato sistemato. Il manager italo-canadese aveva individuato con chiarezza che il problema non era fra Usa ed Europa poiché le esportazioni verso gli Usa partono solo da determinati paesi. Trump, grande ammiratore di Marchionne, è andato oltre: non si è limitato a parlare con i paesi ha voluto farlo direttamente con i costruttori.

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