1. BANCHE IN GUERRA, ITALIANI CONTRO FRANCESI, PER LA CONQUISTA DELL’ULTIMA ECCELLENZA ITALICA, GENERALI ASSICURAZIONI, CHE HA IN PANCIA 500 MILIARDI DI ASSET 2. MESSINA & BAZOLI DI INTESA-SANPAOLO CONTRO I FRANCESI NAGEL & BOLLORE’ DI MEDIOBANCA, IL COLOSSO ASSICURATIVO TEDESCO ALLIANZ CONTRO QUELLO FRANCESE DI AXA 3. GONG! ULTIMO ROUND TRA MESSINA E NAGEL
1. LA SFIDA FRA LE BANCHE DI SISTEMA
Gianluca Paolucci per la Stampa
Il dato di fatto, nota un osservatore attento, è che da ieri le Generali sono di fatto sul mercato, possibili prede di un' acquisizione. Il rischio di quella che al momento è una guerra dagli schieramenti ancora confusi è che alla fine a restare sul campo possa essere proprio la compagnia triestina.
Schieramenti confusi, dicevamo. Calandosi dal macro al micro, c' è da registrare italiani contro francesi, IntesaSanpaolo contro Mediobanca, l' ad di Intesa Carlo Messina contro il suo omologo di piazzetta Cuccia, Alberto Nagel. Sullo sfondo c' è il ruolo di Allianz, colosso assicurativo le cui mire su Generali erano già circolate poco prima di Natale. E ci sono i 500 miliardi di asset che le Generali hanno in pancia. Per capire perché a Trieste ci sia in queste ore la stessa atmosfera che c' è in un allevamento di tacchini a ridosso del giorno del Ringraziamento, serve ricordare quello che diceva un signore (francese , giustappunto) che il Leone lo conosceva bene.
Antoine Bernheim, scomparso nel 2012 dopo aver esercitato la sua influenza tra Italia e Francia per più di mezzo secolo, delle Generali è stato a lungo presidente. Nella sua biografia non autorizzata scritta da Pierre de Gasquet nel 2011, Bernheim definiva Mediobanca, che di Trieste ha il 13%, «il pappone delle Generali».
Certo, nella definizione del vecchio banchiere francese c' era tutta l' acrimonia di un avvicendamento al vertice della compagnia (con Cesare Geronzi) che aveva vissuto come una defenestrazione ordita proprio da piazzetta Cuccia. Il fatto è che le Generali per anni hanno rappresentato proprio questo: soldi, mentre il potere era altrove. Mentre strategie e operazioni di sistema - con le relative contropartite - venivano decise altrove, a Trieste c' erano i soldi. Tanti e sicuri, ben gestiti, solidi, dai quali attingere nel momento del bisogno.
C' è da fare una operazione di sistema per «difendere» Telecom Italia? Le Generali ci sono. C' è da salvare Alitalia? Ci sono le Generali. C' è da comprare Btp per evitare drastiche oscillazioni dello spread? Chi meglio delle Generali.
Ovvio che la prospettiva di perdere questo ben di dio faccia tremare più di un palazzo, a Milano come a Roma. Preoccupazioni diverse: a Roma si teme di perdere questo patrimonio formale e sostanziale. E ancora una volta di perderlo contro i francesi, dato che il primo candidato al suo acquisto è la compagnia francese Axa. Sarebbe l' ennesimo shopping transalpino in Italia, dopo la sfilza di marchi del lusso, la rete tlc di Telecom o l' assalto alla tv di Mediaset.
Una offensiva che al di là di ogni considerazione sarebbe causa d' imbarazzo per qualunque governo, anche il più liberale. In più, in questo caso ci sono i soldi, per operazioni di sistema. Proprio il ruolo di banca di sistema sembra essere la posta in gioco nell' altra battaglia, quella tra Intesa e Mediobanca. Il fatto è che a guardare Intesa e Generali si fa fatica a vederli come una cosa unica. Lo scetticismo tra gli analisti di Borsa ieri era palpabile.
Tra l'altro, c' è da registrare che Intesa Sanpaolo Assicura, il braccio assicurativo della banca, è diventata negli anni e in silenzio la seconda compagnia italiana nel ramo Vita. Prendere un pezzo, grande o piccolo, del suo principale concorrente causerebbe più di un problema di antitrust. L' ad Messina è da tempo che dice di voler crescere nelle assicurazioni. Ma un conto è fare un' acquisizione, altro conto è comprare le Generali.
L' ultimo pezzo è il dualismo tra Messina e Nagel. I due si erano già affrontati per il controllo di Rcs, con Intesa che ha appoggiato l' offerta di Cairo con consulenza e risorse finanziarie mentre Mediobanca è stata regista di una controfferta risultata sconfitta. D' altro canto, la contromossa di Generali con l' acquisto dei diritti di voto di Intesa per neutralizzare l' avversario è nata, secondo varie fonti, proprio in piazzetta Cuccia. Dove il nervosismo, tra domenica e lunedì, era più che palpabile.
2. IL PROGETTO DELLA BANCA UNO SCAMBIO DI AZIONI PER CREARE IL POLO EUROPEO
andrea Greco per “la Repubblica”
Sembra un destino che i panni sporchi del capitalismo italiano si lavino a Trieste. Quattordici anni fa la “scalatina” di Unicredit, Capitalia e Monte dei Paschi, che rastrellarono il 9% di Generali per costringere alla resa Vincenzo Maranghi, erede di Enrico Cuccia che interpretava tramite Mediobanca in modo un po’ autoritario il ruolo di primo socio del Leone assicurativo.
alberto minali gabriele galateri di genola philippe donnet colpiti dalla bora
Oggi viene il turno di Intesa-Sanpaolo, di muovere su Trieste per arginare gli appetiti della rivale francese Axa, concreti o ipotetici che siano. Secondo fonti attendibili la banca nata sull’asse Milano-Torino potrebbe provarci nei prossimi giorni, con un’operazione di scambio azionario che creerebbe la maggiore azienda nazionale, e un moloch di livello europeo da 62 miliardi di capitalizzazione e quasi 1.200 miliardi di euro di attività finanziarie.
«Un ippopotamo nello stagno», fa notare un banchiere nostrano. Più elegantemente Gian Maria Gros Pietro, che presiede Intesa-Sanpaolo, ha risposto «no comment » alle voci rilanciate da La Stampa domenica per cui, in tandem con l’assicuratore tedesco Allianz, Intesa Sanpaolo stava preparando un’operazione su Generali per sottrarla all’orbita di influenza francese in cui rischiava di cadere da mesi.
9 vincent bollore antoine bernheim lap
Venerdì è in calendario un cda di Intesa-Sanpaolo: per ora non sarebbe all’ordine del giorno un punto che suoni come “scalata a Trieste”. In teoria si potrebbe integrare l’agenda della seduta, ma in pratica non è detto che in tre giorni saranno pronti tutti gli snodi di un’operazione che si annuncia articolata e complessa. Anche sul piano autorizzativo, perché la Bce e l’Antitrust sono già allertate e i loro pareri saranno determinanti.
philippe donnet gabriele galateri di genola alberto minali
La banca, che lavora con lo studio legale Pedersoli al progetto, pensa a un’offerta carta contro carta, e avrebbe il conforto di Allianz come compratore marginale disposto a rilevare parte delle attività che potrebbero rivelarsi eccedenti rispetto alle soglie poste dall’Antitrust.
Di certo nel risparmio gestito dove Trieste è forte con Banca Generali, e nel ramo vita (dove Intesa-Sanpaolo è leader con Fideuram) ci saranno quote da vendere; e anche Generali France potrebbe essere una pedina di scambio preziosa, dato che Allianz è debole Oltralpe. Andrebbe a insidiare proprio Axa, leader a casa propria ma anche in Europa, insieme ai bavaresi e a Generali, terza forza che un tempo le tallonava ma nonostante la ristrutturazione iniziata nel 2012 è stata distanziata come valore di Borsa e redditività.
L’interesse dei francesi verso Trieste, smentito più volte, dietro le quinte parigine è un’ambizione concreta da una dozzina d’anni, quando nella Ville Lumière comandava Claude Bebear; ora però Axa è guidata da un tedesco - Martin Buberl - che pare meno interessato. Da ieri, dopo il blitz difensivo di Generali in Borsa contro le voci di scalata di Intesa-Sanpaolo, tutto il settore è comunque in subbuglio.
Per decenni i tre leader europei delle polizze si sono spartiti i mercati: nessuno di loro può tollerare una mossa che squilibri il sistema. Difatti di questi giorni sono anche le voci per cui Allianz studia il dossier di acquisizione della svizzera Zurich. Intesa Sanpaolo, da parte sua, è da tempo inquietata dell’ipotesi di trovarsi in casa due leader della finanza continentale (francesi) come Amundi nel risparmio e Axa nelle polizze.
La sindrome di accerchiamento dell’establishment italiano, a opera dei francesi, negli ultimi mesi è salita molto di livello. La scalata di Vivendi a Mediaset, l’acquisizione delle gestioni del risparmio di Pioneer da parte di Amundi (Credit Agricole), la fusione tra Luxottica ed Essilor si sono aggiunte a un lungo elenco di precedenti acquisizioni e hanno sviluppato “l’effetto colonia” tra le istituzioni nostrane.
Il governo di Matteo Renzi aveva provato già la scorsa estate a mandare segnali di fumo non pacifici a Vincent Bolloré su Generali, l’imprenditore bretone ormai chiamato nei salotti italiani Napoleon, che oltre a essere primo socio di Vivendi quindi di Telecom, e presto forse del Biscione - tiene un piede a Trieste tramite Mediobanca, primo azionista di Generali con il 13,24% e da anni suo perno.
E la presenza crescente nel management triestino di dirigenti francesi, chiamati dal nuovo ad Philippe Donnet non rasserena gli animi dei patrioti. Ma non è per salvare l’italianità del Leone che Intesa-Sanpaolo studia da qualche giorno il dossier Generali: quella è una storia per l’opinione pubblica e politica. Ai suoi investitori la banca guidata da Carlo Messina dovrà spiegare come riuscirà a reinterpretare un modello - la conglomerata bancassicurativa - che il mercato ritiene superato da almeno cinque anni, per le eccessive richieste di patrimonio che la vigilanza creditizia impone agli istituti che vogliono detenere anche compagnie delle polizze.
Quanto ai soci di Generali, Intesa Sanpaolo dovrà convincerli che rappresenta il miglior futuro possibile per rilanciare una “vecchia signora” ancora ben dotata. Sia il 60% degli investitori di mercato, che guardano alla crescita degli utili; sia i soci forti italiani come Del Vecchio (sempre Luxottica), Caltagirone e quella Mediobanca dopo essersi vista sfilare Rcs da Cairo e i suoi consulenti di Intesa-Sanpaolo ora teme un bis che metterebbe fine all’epoca del salotto buono.