INTESA BLINDATA TRA BAZOLI E CUCCHIANI: E IL SANPAOLO DIVENTA LA NUOVA MEDIOBANCA

Ma.Fe. per "Il Sole 24 Ore"

«La vigilanza sulle partecipazioni è estremamente attenta, energica e non trascura alcune opzione». Così rispondeva il ceo di Intesa Enrico Cucchiani, meno di un mese fa, a un azionista che in assemblea chiedeva conto della gestione dei pacchetti più pesanti della banca, a partire da quello (oneroso) di Telecom Italia, posseduto attraverso Telco.

Poco più di una battuta, quella di Cucchiani, che però dà la misura della condotta che la banca intende tenere sulle sue partecipazioni più importanti. E che assume una doppia valenza, adesso che la delega, trasferita al ceo e successivamente assegnata al nuovo chief governance officer, Paolo Grandi, molto vicino a Giovanni Bazoli, di fatto è finita sotto il diretto controllo dell'asse Cucchiani-Bazoli.

Davanti ai soci, Cucchiani era stato chiaro: si vigila, si valuta, si decide di conseguenza. Senza escludere alcune forzature, come nel caso dell'aumento di Rcs - su cui Intesa è tra i più decisi sostenitori, come dimostra la disponibilità a sottoscrivere un altro 2,5% oltre al 4,9% di sua competenza - o nella partita che vede impegnata Telecom e l'offerta di H3G per un'integrazione tra Tim e 3 Italia, un'ipotesi che Cucchiani ha invitato, senza mezzi termini, a «esaminare con attenzione e interesse» e dunque a prendere seriamente in considerazione se ci sarà la convenienza economica.

Il conto delle partecipate negli ultimi anni non è stato meno salato che in passato (117 milioni di svalutazioni l'anno scorso, 99 nel 2011), e l'impressione, dunque, è che Cucchiani, insieme a Bazoli, voglia riprenderne saldamente in mano il volante.

A costo di sfilarlo a Gaetano Miccichè, in molti casi artefice delle operazioni in questione ai tempi di Corrado Passera e dalla sua uscita dal gruppo - un anno e mezzo fa - referente dentro al gruppo per il capitolo partecipazioni. In realtà, Miccichè è anche amministratore di Banca Imi, l'investment bank del gruppo, e quindi in molti casi advisor e finanziatore delle stesse partecipate, ragion per cui il riassetto è stato giustificato dalla necessità di evitare la concentrazione di due ruoli che mal si conciliavano tra loro.

Certo è che sul tavolo ci sono dossier importanti. Rcs e Telecom, si diceva, ma anche Risanamento (di cui Intesa è azionista al 35,9%) o Alitalia, dove Ca' de Sass - che ancora nel febbraio scorso è stata determinante per il varo del prestito convertibile da 95 milioni - resta il punto di raccordo dentro la sempre più agitata pattuglia degli azionisti italiani.

 

 

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