IPOCRITA EVASIONE – LA UE FA LA VOCE GROSSA CONTRO I PARADISI FISCALI FUORI DALL’EUROPA. E LA COMMISSIONE INDAGA SU MALTA E SULL’ISOLA DI MAN SULL’IVA – PERCHE’ SOLO SULL’IVA E NON ANCHE SULL’IRPEF? PERCHE’ L’IVA E’ LA TASSA CHE GARANTISCE LE ENTRATE AL BILANCIO DI BRUXELLES
Marco Bresolin per “la Stampa”
LA SMORFIA DELLA REGINA ELISABETTA
La data segnata sul calendario è quella del 5 dicembre. I nomi dei Paesi pronti per essere scritti sulla lista sono 41, ai quali potrebbero aggiungersi 12 territori che dipendono dal Regno Unito, come le Bermudas o le Cayman. L' Unione Europea ha deciso che non si può più rinviare e tra meno di un mese metterà nero su bianco la sua «blacklist» dei paradisi fiscali. «Tutti extra-Ue» assicura il ministro italiano Pier Carlo Padoan. Tra i 28 governi, però, manca ancora un' intesa su come sanzionare questi Paesi. E intanto la Commissione europea avvia un' indagine su Malta e l' Isola di Man, per far luce su possibili violazioni della normativa comunitaria sull' Iva.
IL JET PRIVATO DI LEWIS HAMILTON
Per ora - con i due Paesi - siamo ancora nel campo della «richiesta di informazioni». Il commissario Ue agli Affari Economici, Pierre Moscovici, nelle scorse settimane ha scritto ai ministri di Malta e Regno Unito (da cui dipende l' Isola di Man) per chiedere spiegazioni sul modo in cui viene applicata la direttiva Iva. Si tratta di un passaggio che precede la possibile apertura di una formale procedura di infrazione. Sotto la lente, riporta il quotidiano francese «Le Monde», in particolare c' è il sistema che permette alle società di acquistare gli yacht (a Malta) e i jet (sull' isola di Man) con un' aliquota Iva ridotta o addirittura nulla.
Diverso e ben più ampio è il tema della blacklist, che si trascina da tempo a Bruxelles anche se non ha mai visto la luce: all' interno della stessa Ue, infatti, sono forti le resistenze di alcuni governi con regimi fiscali generosi. Ieri però il tema è ripiombato sul tavolo dell' Ecofin: le recenti rivelazioni dei Paradise Papers hanno costretto i ministri a inserirlo all' ultimo nell' ordine del giorno della riunione mensile. «Speriamo che questa vicenda possa creare una pressione utile a raggiungere un accordo» dice il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis.
FALCHI CONTRO COLOMBE
Vero, ieri c' è stato il via libera di tutti i ministri alla creazione di una lista di Paesi che hanno una «giurisdizione non cooperativa» in termini fiscali. Un elenco che verrà aggiornato di anno in anno. Ma tra i ministri sono subito scattati i distinguo. Le posizioni sono molto distanti. Il francese Bruno Le Maire, per esempio, è tra quelli con un atteggiamento più radicale: «Servono sanzioni rapide, concrete ed efficaci». L' uomo di Macron vorrebbe che questi Stati fossero privati del sostegno della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale, oltre che dei fondi europei.
Sul fronte opposto, il lussemburghese Pierre Gramegna invita alla cautela: «Una lista nera è sempre un esercizio difficile». Anche il Regno Unito chiede prudenza. Gli Stati riluttanti credono infatti che il semplice inserimento nell' elenco valga già come punizione e che dunque non siano necessari ulteriori provvedimenti. Ma la Commissione europea non la vede così. «È molto importante che ci siano delle contromisure» assicura Dombrovskis. Quei Paesi potrebbero subire una serie di misure restrittive da parte di Bruxelles ed essere esclusi per esempio dai progetti dalla Banca europea per gli investimenti. Possibili anche interventi sugli intermediari e i consiglieri fiscali per obbligarli alla trasparenza.
LA SCADENZA
A febbraio la Commissione aveva fissato una serie di criteri e interpellato 92 Paesi: molti hanno già risposto promettendo di modificare il loro sistema, altri hanno dimostrato di essere in regola. A oggi quelli a rischio blacklist sono 41, più i 12 territori legati al Regno Unito. La prossima scadenza è fissata al 18 novembre, data entro la quale dovranno rispondere alle richieste di Bruxelles. Dopodiché scatterà la gogna. E possibilmente anche le sanzioni.