L’ITALIA PERDE 50 MILIARDI IN TRE MESI, ENTRA NELLA RECESSIONE PEGGIORE CHE ABBIA MAI CONOSCIUTO, MA STATE TRANQUILLI, GUALTIERI È CONTENTO: "LA FLESSIONE È MENO GRAVE DEL PREVISTO” – NEL SECONDO TRIMESTRE LA CONTRAZIONE DEL PIL È STATA DEL 12,4%, IL VALORE PIÙ BASSO DAL 1995. CIOÈ DA QUANDO L’ISTAT HA INIZIATO A REGISTRARE LE SERIE STORICHE. E INTANTO ANCHE A LUGLIO SI REGISTRA UN NUOVO CALO DEI PREZZI
Michele Di Branco per “il Messaggero”
Una contrazione senza precedenti. L' Istat mette il timbro ufficiale sulla recessione peggiore che l' Italia abbia mai conosciuto. Almeno dal 1995, quando l' istituto di statistica ha cominciato a registrare le serie storiche. Numeri alla mano, l' emergenza Covid ha presentato un conto da oltre 50 miliardi di euro all' economia del Paese. Infatti, nella stima preliminare dell' Istat, il Pil è crollato del 12,4% su base congiunturale e del 17,3% su base annua nel secondo trimestre.
ROBERTO GUALTIERI GIUSEPPE CONTE
Dalle tavole diffuse ieri emerge come il valore del prodotto interno, tra aprile e giugno, si sia ridotto appunto di 50 miliardi rispetto ai primi tre mesi dell' anno. «Dopo la forte riduzione registrata nel primo trimestre (-5,4%)», sottolinea l' Istat, «l' economia italiana nel secondo trimestre 2020 ha subito una contrazione senza precedenti (-12,4%)». Un crollo determinato dal «pieno dispiegarsi degli effetti economici dell' emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate.
Con il risultato del secondo trimestre», rileva ancora l' istituto di via Cesare Balbo, «il Pil fa registrare il valore più basso dal primo trimestre 1995, periodo di inizio dell' attuale serie storica».
A frenare è il valore aggiunto di tutti i comparti, dall' industria all' agricoltura ai servizi. Numeri da economia di guerra, com' è del tutto evidente, che però vengono visti con occhio ottimista da Roberto Gualtieri, che un paio di giorni fa aveva provato ad anticipare la notizia negativa del Pil spiegando che nel prossimo trimestre è atteso un balzo del 15%.
«Le stime del secondo trimestre ha osservato il ministro dell' Economia pur negative a causa dell' inevitabile impatto della pandemia sui diversi settori produttivi, indicano una flessione meno grave di quanto atteso dalla maggior parte delle previsioni (la stima media era di un ribasso superiore al 15%).
Si tratta di un dato ha proseguito il numero uno del dicastero di Via Venti Settembre che testimonia la solidità degli interventi messi in campo dal governo e la possibilità per l' Italia di proseguire nel percorso di graduale e costante ripresa. Le politiche di sostegno saranno ulteriormente rafforzate con le misure contenute nell' imminente decreto in via di finalizzazione».
Tornando ai dati Istat, a preoccupare è anche l' andamento del costo della vita che alimenta sempre di più lo spettro della deflazione. A luglio, l' inflazione è risultata negativa per il terzo mese consecutivo, come non accadeva da maggio 2016.
L' INDICE
Secondo le stime preliminari dell' Istat, l' indice nazionale dei prezzi al consumo per l' intera collettività, al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e dello 0,3% su base annua (da -0,2% del mese precedente).
L' inflazione negativa, spiega l' istituto di statistica, continua a essere determinata per lo più dagli andamenti dei prezzi dei Beni energetici, che registrano però una flessione meno marcata (da -12,1% a -9,7%), sia nella componente regolamentata (da -14,1% a -12,0%) sia in quella non regolamentata (da -11,2% a -9,0%). L' ulteriore decimo di punto in meno registrato a luglio si deve quindi sia al rallentamento dei prezzi dei Beni alimentari (da +2,3% a +1,5%, a causa prevalentemente di quelli degli Alimentari non lavorati, che passano da +4,1% a +2,5%) sia all' ampliarsi della flessione dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti (da -0,1% a -0,9%).
ROBERTO GUALTIERI E IL BARISTA DEL MEF
Qualche buona notizia arriva invece dalle vendite al dettaglio, sostenute soprattutto dal commercio elettronico. Le transazioni sono balzate a giugno del 12,1% in valore e del 12,5% in volume. In particolare, quelle dei beni non alimentari sono cresciute del 24,4% in valore e del 24,7% in volume, mentre quelle dei beni alimentari sono diminuite lievemente in valore e in volume (-0,6%). In questo modo, l' indice destagionalizzato delle vendite è tornato a 101,8, poco distante dal 102,9 segnato a gennaio, subito prima dell' esplosione della pandemia di coronavirus.