pietro labriola henry kravis fibercop

L’OPA DI KKR SU TIM NEL MIRINO - AI PIANI ALTI DEI PALAZZI LA VOCE CIRCOLA CON SEMPRE MAGGIORE INSISTENZA: INDAGINI GIUDIZIARIE PER I REATI DI MANIPOLAZIONE E AGGIOTAGGIO SAREBBERO IN CORSO PER CHIARIRE LE ZONE D’OMBRA E ANOMALIE DELL’ANNUNCIATA (MA POI NON REALIZZATA) SCALATA DEL FONDO AMERICANO - QUALCUNO HA CERCATO DI GUADAGNARE SULLA SCIA DEGLI ANNUNCI DEL POSSIBILE PASSAGGIO DI PROPRIETÀ DI TIM?

Marco Zini per www.tag43.it

 

PIETRO LABRIOLA

L’OPA di Kkr su Tim nel mirino? Ai piani alti dei palazzi la voce circola con sempre maggiore insistenza: indagini giudiziarie per i reati di manipolazione e aggiotaggio sarebbero in corso per chiarire le zone d’ombra e anomalie dell’annunciata (ma poi non realizzata) scalata del fondo americano alla principale compagnia italiana di telecomunicazioni. Qualcuno ha cercato di guadagnare sulla scia degli annunci del possibile passaggio di proprietà di Tim?

 

Il maxi-rialzo di Tim

I fatti sono quelli riferiti all’operazione di cui si è molto discusso nel passato autunno e che poi è rimasta parcheggiata su un binario morto. Il 21 novembre scorso Tim pubblicò un comunicato stampa in cui annunciò una riunione del consiglio di amministrazione volta a esaminare l’offerta “non vincolante e indicativa” (“non-binding and indicative”) di Kkr sull’intero capitale del colosso telefonico.

 

kkr

L’OPA annunciata, fatto inusuale, dall’azienda target, Telecom Italia (allora guidata da Luigi Gubitosi), riportava anche il valore esplicito che il fondo Usa dava a Tim. Ovvero un prezzo indicativo di 0,505 euro per azione per una valutazione complessiva della società di quasi 11 miliardi di euro.

 

L’offerta era superiore ai 47 centesimi ad azione raggiunto nel marzo 2021. Il 22 novembre Tim in Borsa reagì con una fiammata alla notizia, vedendo il suo titolo salire del 27%, passando da 0,34 a 0,44 euro ad azione per poi arrivare fino a 0,50 euro, a un passo dal valore offerto da Kkr, nella giornata del 24 novembre.

 

Tim dopo l’annuncio dell’Opa

luigi gubitosi

Da novembre in avanti, con l’offerta di Kkr sempre meno prossima a una concretizzazione, il rialzo borsistico è stato gradualmente riassorbito, tanto che ad oggi Tim è prezzata in borsa sotto gli 0,30 euro ad azione, meno del valore precedente l’annuncio di Kkr.

 

A inizio aprile l’offerta di Kkr si è sostanzialmente posizionata su un binario morto dopo che il CdA di Tim ha rigettato la richiesta del colosso del private equity per una due diligence prima di valutare un’offerta formale.

 

henry kravis.

Il management di Tim, che nel frattempo è stato rinnovato con l’ascesa di Pietro Labriola ad amministratore delegato, ha allora sottolineato che “qualora Kkr decidesse di presentare un’offerta concreta, completa e attrattiva (che contenga, fra le altre cose, anche l’indicazione del prezzo per azione ordinaria e di risparmio di Tim), il consiglio di amministrazione di Tim sarà nella posizione di riconsiderare la propria decisione nell’interesse di tutti gli azionisti”.

 

henry kravis 1

L’ostilità di Kkr all’intesa tra FiberCop e Open Fiber sulla rete unica

Porte chiuse, forse definitivamente, su una vicenda di cui resterà sicuramente il ricordo di un rimbalzo borsistico avvenuto sull’onda di un’offerta mai giunta a concretizzazione. E il cui strascico è stata una sempre crescente ostilità nell’atteggiamento del colosso americano verso la telco italiana: dopo aver dato in un primo momento il via libera all’intesa tra FiberCop (la società della rete in cui Kkr è socia di Tim) e Open Fiber, e dunque all’accelerazione sulla rete unica, nella giornata di oggi è giunta la notizia di una possibile convocazione, da parte degli investitori a stelle e strisce, di un CdA straordinario in FiberCop in cui le posizioni di Tim e del fondo Usa potrebbero scontrarsi.

 

E portare a un naufragio l’accordo sulla road map rete unica che vede coinvolti anche Cassa Depositi e Prestiti e il fondo Macquaire: un capitolo in più della “guerra” aperta dalla controversa Opa del novembre scorso nel mondo delle telecomunicazioni italiane.

Ultimi Dagoreport

dario franceschini elly schlein matteo renzi carlo calenda giiuseppe conte

DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ SINTETIZZARE COSÌ: IO CI SONO. E’ INUTILE CERCARE IL FEDERATORE, L’ULIVO NON TORNA, E NON ROMPETE LE PALLE ALLA MIA “CREATURA”, ELLY SCHLEIN, “SALDA E VINCENTE” AL COMANDO DEL PARTITO – AMORALE DELLA FAVA: “SU-DARIO” NON MOLLA IL RUOLO DI GRAN BURATTINAIO E DAVANTI AI MAL DI PANZA INTERNI, CHE HANNO DATO VITA AI DUE RECENTI CONVEGNI, SI FA INTERVISTARE PER RIBADIRE AI COLLEGHI DI PARTITO CHE DEVONO SEMPRE FARE I CONTI CON LUI. E LA MELONI GODE…

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…