EXPO FOLIES – ALBERO DELLA VITA O ALBERO DEI MANEGGI? L’OPERA SIMBOLO DELL’ESPOSIZIONE MILANESE COSTA 8 MLN E FA LITIGARE TUTTI ED È A RISCHIO – LO “ZAR” ANTICORRUZIONE CANTONE CHIEDE CHIAREZZA SUI COMPENSI
Alessia Gallione per “La Repubblica”
Doveva diventare il simbolo dell’Expo di Milano. L’Albero della vita, l’hanno chiamato. Qualcosa di simile alla Tour Eiffel per l’Esposizione universale di Parigi del 1889. Un’icona che, nelle immagini disegnate al computer, sorge dalle acque del lago vicino al Palazzo Italia. Perché quell’installazione tecnologica in legno e acciaio alta 35 metri, è stata pensata come parte integrante del Padiglione Italia guidato dall’industriale Diana Bracco, attrazione in grado di animarsi con luci, musiche e spettacoli. Uno show nello show che dovrebbe costare 8,3 milioni di euro, in parte (almeno 5,8) coperti dagli sponsor.
Ma, finora, più che un simbolo è stato un pasticcio brutto. E più che gli effetti speciali, ad aver avvolto l’opera più a rischio del 2015 sono stati i dubbi su compensi e procedure.
La giornata decisiva per capire il destino dell’Albero sarà oggi. Da una parte Bracco e il suo staff, chiamati a dare risposte definitive. Dall’altra Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anti-corruzione che ha il compito di vigilare sulle gare di Expo. E che ha acceso un faro.
Da quasi due mesi, il magistrato continua a chiedere approfondimenti e insiste: per fare un’opera pubblica servono gare. Finora, però, a eccezione di lettere d’intenti, non si è visto niente di organico. L’Albero è diventato anche terreno di scontro tra Diana Bracco e Giuseppe Sala. È lui, il commissario unico, che poi dovrà far partire materialmente la costruzione. E vuole essere sicuro che tutto sia in regola. Anche perché non solo il progetto è stato ridimensionato, ma si è materializzato il rischio di non riuscire a finire i lavori in tempo per l’arrivo dei visitatori, il 1° maggio del 2015.
DIANA BRACCO INAUGURAZIONE MITO ALLA SCALA FOTO FRANCO CORTELLINO
Per capirla, la storia dei guai dell’Albero della Vita, bisogna tornare indietro e parlare del ruolo del suo ideatore: Marco Balich. Anzi, dei ruoli: il gran maestro delle cerimonie di apertura e chiusura delle Olimpiadi, ma anche di eventi kolossal come il matrimonio indiano da 10 milioni di dollari in Puglia, ha diverse parti in questa commedia. Bracco l’ha chiamato a inventarsi lo spunto — il vivaio — alla base del concorso di architettura di Palazzo Italia. Non solo. Il 30 dicembre del 2013, sempre la commissario Bracco ha firmato un decreto per nominarlo consulente artistico di tutto il padiglione. Il compenso: zero, se non un rimborso spese.
Insieme alla sua società — la Balich worldwide show nata proprio in quel periodo — ha accettato di lavorare gratis. Ma un compenso (privato) alla fine è spuntato. Con una strana triangolazione su cui la squadra di Cantone ha chiesto spiegazioni, sono arrivati 2 milioni di euro. Padiglione Italia ha pubblicato un avviso per cercare sponsor e all’appello ha risposto Coldiretti, che ha deciso di appoggiare con 2 milioni, appunto, un’opera pubblica come l’Albero.
Ed ecco la terza parte in commedia: saranno Balich e la sua società a occuparsi della gestione artistica degli spettacoli quotidiani, pagati con quei fondi. Infine il quarto ruolo che, dopo una battaglia durata due mesi, dovrebbe essere evitato. Inizialmente, lo staff del Padiglione avrebbe voluto affidare direttamente al suo ideatore anche la progettazione dell’Albero: altri 500mila euro. Ipotesi su cui l’Autorità anti- corruzione ha avuto da eccepire. Impossibile procedere senza gare, impossibile far formare un progetto a chi ha competenze creative, ma non tecniche. Serve massima trasparenza, ha dettato Cantone.
E anche il commissario Sala, adesso, vorrebbe avere la sicurezza che per la società di Balich non arrivino altri fondi in forme diverse.
Il compito di Cantone è quello: non dire “sì” o “no” all’Albero in sé, ma controllare che il percorso sia corretto. Ed è questo l’impianto che oggi dovrà passare al vaglio. A partire dal bando per l’imponente parte tecnologica: 3,5 milioni di euro. Bisogna impedire — era questo un timore — che nei fatti venga cucito su misura per un ristretto numero di aziende. Per salvare l’opera, adesso il Padiglione vorrebbe chiamare il Politecnico di Milano: un ente super partes che scriverebbe il capitolato. Rimarrebbe la struttura d’acciaio e legno. La proposta che finirà sul tavolo dell’Anac è questa: di tutto il pacchetto si occuperebbe, finanziandolo con 3,3 milioni, un’associazione temporanea di imprese, “Orgoglio Brescia”. Basterà per uscire dall’impasse?
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