L’UNIONE FA LA BIRRA – AB INBEV, CON MARCHI COME BUD, CORONA E BECK’S, VUOLE PAPPARSI SABMILLER, CHE CONTROLLA ANCHE PERONI – NASCEREBBE IL PRIMO GRUPPO DEL MONDO, CON UNA CAPITALIZZAZIONE DA 250 MILIARDI DI EURO
Luca Iezzi per “la Repubblica”
Un brindisi da 250 miliardi di euro. I due più grandi produttori al mondo di birra: Anheuser-Busch InBev e Sabmiller stanno discutendo una possibile fusione. Sono stati i belgi-americani (il cui marchi più famosi sono Bud, Corona, Beck’s su un portafoglio di oltre 200) a contattare il secondo maggior produttore di birra sudafricano informandolo ufficialmente «dell’intenzione di presentare una proposta di acquisto». Si punta a realizzare una fusione amichevole per creare un colosso da 275 miliardi di dollari di capitalizzazione e oltre il 30% di quota di mercato globale . AB Inbev è nata nel 2008 a sua volta dalla fusione tra il gigante belga InBev e quello americano Anheuser-Busch.
Sabmiller, fondata in Sudafrica nel 1895 ha acquistato marchi locali e produzioni in Europa, Asia e nelle Americhe per arrivare poi nel 2005 a conquistare anche la storica Peroni. Tra gli altri marchi più noti Grolsch e Pilsner Urquell. Era da anni ormai che ci si aspettava un matrimonio tra i due maggiori gruppi del comparto, ma ufficialmente la prima mossa è arrivata solo adesso e per di più con molta cautela. Non è stata inviata alcuna offerta nè ci sono altri dettagli o indiscrezioni sulle possibili cifre che potrebbero spingere Sabmiller a dire sì alla fusione. L’unico aspetto certo è la volontà di AB Inbev di procedere senza strappi e in modo amichevole per siglare un accordo che riesca a soddisfare entrambe le parti.
Il comunicato di AB InBev parla dell’ «intenzione di lavorare con il board di Sabmiller per una transazione auspicabile». E viene precisato che «può non esserci certezza che questo approccio porterà a una proposta o ad un accordo, o si arrivi a definire i termini su cui possa essere impostata una eventuale offerta». Per questo, la multinazionale avverte che «nel frattempo è fortemente consigliato agli azionisti di mantenere le proprie quote e di non muoversi».
A sua volta, SabMiller si è limitata a dichiarare che il consiglio di amministrazione «esaminerà e risponderà in modo adeguato a qualunque proposta verrà avanzata» e secondo quanto trapela la società sarebbe disposta a trattare. L’ipotesi degli analisti è che il costo di SabMiller potrebbe salire fino a 130 miliardi dollari.
La richiesta agli azionisti di non prendere posizione è stata largamente ignorata. Intanto il mercato scommette sulla fusione e in Borsa i titoli dei due gruppi sono schizzati al rialzo. Il gruppo di origine sudafricana, quotato alla Borsa di Londra, è arrivato a registrare guadagni del 24%, mentre i titoli di AB Inbev sono volati fino al 12%