1. “LA BANCA VATICANA CANALE PER RICICLARE DENARO FRUTTO DI REATI”. ARRIVA A UNA SVOLTA DECISIVA L'INDAGINE AVVIATA TRE ANNI FA SU SEGNALAZIONE DI BANKITALIA 2. LA PROCURA DI ROMA CONTESTA TREDICI NUOVE OPERAZIONI SOSPETTE AL DIRETTORE GENERALE PAOLO CIPRIANI E AL SUO VICE MASSIMO TULLI, ENTRAMBI DIMISSIONARI MARTEDÌ SCORSO. ESCE INVECE DI SCENA L'EX PRESIDENTE ETTORE GOTTI TEDESCHI 3. RESPINTA LA RICHIESTA DI DOMICILIARI DI MONSIGNOR NUNZIO SCARANO: RESTA IN CARCERE 4. PER LA PRIMA VOLTA AMMESSA UFFICIALMENTE L'ESISTENZA DEI CONTI “LAICI” PRESSO LO IOR

1. ECCO LE OPERAZIONI SOSPETTE DELLO IOR
Fiorenza Sarzanini per Corriere della Sera

La Procura di Roma chiude le indagini sullo Ior e contesta tredici nuove operazioni sospette al direttore generale Paolo Cipriani e al suo vice Massimo Tulli, entrambi dimissionari martedì scorso.

Oltre al passaggio illecito di 23 milioni disposto nel 2010 da un conto aperto presso il Credito Artigiano ad un altro di Jp Morgan, i magistrati individuano flussi di denaro che seguono lo stesso percorso ma dei quali «non si conosce né l'identità dei soggetti per i quali davano esecuzione alle operazioni di trasferimento, né le informazioni sullo scopo e sulla natura delle stesse operazioni».

Esce invece di scena l'ex presidente Ettore Gotti Tedeschi che era stato indagato per gli stessi reati, ma ha dimostrato di non aver alcuna delega operativa. «Le indagini - evidenziano i rappresentanti dell'accusa nella richiesta di archiviazione - hanno consentito di accertare la sua estraneità alle condotte incriminate e al modus operandi dell'istituto sul versante dell'antiriciclaggio adottato dai rappresentanti della direzione».

Arriva dunque a una svolta decisiva l'indagine avviata tre anni fa su segnalazione della Banca d'Italia. I pubblici ministeri Stefano Pesci e Stefano Rocco Fava, coordinati dall'aggiunto Nello Rossi, ricostruiscono le attività finanziarie compiute e le elencano nel capo di imputazione. Si scopre così che tra marzo e aprile 2010 «i vertici dello Ior davano esecuzione a quattro operazioni di trasferimento di somme disposte, d'ordine Ottonello Giacomo, in addebito del conto corrente 1365 presso Jp Morgan filiale di Milano, tre volte per 50 mila euro e una per 70 mila euro».

Su quello stesso conto sono state effettuate analoghe movimentazioni: una «d'ordine Giuseppina Mantese per 100 mila euro il 24 febbraio 2011»; una «d'ordine Piccole Apostole della Carità per 120 mila euro il 6 dicembre 2010»; due «d'ordine Antonio D'Ortenzio per 48 mila euro il 12 maggio 2010 e 18.133 euro il 16 dicembre 2010»; tre «d'ordine Lelio Scaletti per 30 mila euro il 22 ottobre 2010, per 15 mila euro il 19 aprile 2011, per 25 mila euro il 21 giugno 2011»; una «d'ordine Lucia Fatello per 100 mila euro il 27 ottobre 2010»; una «d'ordine Civiltà cattolica per 250 mila euro il 17 agosto 2011».

Cipriani e Tulli erano stati costretti a lasciare l'incarico tre giorni dopo l'arresto di monsignor Nunzio Scarano, l'ex contabile dell'Apsa - l'Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica - accusato di aver tentato di riportare in Italia dalla Svizzera 20 milioni di euro degli armatori D'Amico e per questo rinchiuso a Regina Coeli.

Le intercettazioni e le indagini svolte dagli investigatori del Nucleo Valutario della Guardia di Finanza guidati dal generale Giuseppe Bottillo - che si intrecciano con le verifiche sullo Ior - avevano infatti evidenziato i legami stretti che i due avevano con l'alto prelato e soprattutto le svariate operazioni effettuate su conti Ior. E proprio ieri il giudice ha respinto la richiesta di remissione in libertà presentata dal difensore di Scarano, l'avvocato Francesco Caroleo Grimaldi: «Niente arresti domiciliari, dovrà rimanere in carcere».

2. «LA BANCA VATICANA CANALE PER RICICLARE DENARO FRUTTO DI REATI»
Fiorenza Sarzanini per Corriere della Sera

Esiste «l'elevato rischio che il modo di procedere dello Ior - che ha preteso di agire senza specificazione dei suoi clienti effettivi - possa essere stato utilizzato come schermo da parte dei suoi correntisti per mascherare operazioni illecite». È un durissimo atto di accusa sulla gestione della banca vaticana il provvedimento che i pubblici ministeri romani trasmettono al giudice sollecitando l'archiviazione delle accuse contro l'ex presidente Ettore Gotti Tedeschi, indagato per il trasferimento ritenuto illegale di 23 milioni di euro.

Mentre riconoscono «l'estraneità del banchiere alle condotte illecite», evidenziano tutti i punti oscuri dell'attività del direttore generale Paolo Cipriani e del suo vice Massimo Tulli, ma soprattutto sottolineano le responsabilità «politiche» e i rischi che questi comportamenti opachi possono comportare. Anche perché ribadiscono come l'Istituto per le Opere Religiose «deve essere considerato alla stregua di una banca extracomunitaria» e dunque deve attenersi a una serie precisa di adempimenti.

LA «CONFUSIONE» DI FONDI
Il riferimento utilizzato dai magistrati è il conto 49577 aperto presso la sede di Roma del Credito Artigiano. E identifica una procedura che si ritiene evidentemente comune anche a depositi accesi presso altri istituti di credito. Scrivono i pubblici ministeri: «Nel conto confluiscono per rilevantissimi importi "operazioni riconducibili esclusivamente ai clienti Ior, o a coloro che con essi hanno rapporti". I relativi fondi "rimangono a tempo indeterminato" senza transitare da e verso l'istituto corrispondente. A ciò va aggiunta la circostanza rilevantissima che i clienti Ior, beneficiari dei bonifici e degli assegni, non sono identificati dall'intermediario Credito Artigiano, ma possono essere individuati solo attraverso una richiesta inoltrata allo Ior dalla banca italiana e dallo Ior evasa, peraltro in maniera non direttamente e autonomamente controllabile dalle autorità italiane».

Per l'accusa le conseguenze possono essere gravissime: «La "confusione globale" di fondi di diversa provenienza e natura nelle "disponibilità che interessano i conti Ior" e l'inosservanza delle modalità operative tipiche di un conto di corrispondenza o di passaggio privano di fondamento le tesi (sostenute dalla difesa) sulla asserita "proprietà" dei fondi movimentati e sulla natura dei conti oggetti di movimentazione».

I CANALI DI RICICLAGGIO
I pubblici ministeri specificano come «all'origine del procedimento penale c'è l'esigenza di garantire l'osservanza di norme poste a presidio del fondamentale valore di un ordinato e trasparente svolgimento dei rapporti tra enti creditizi italiani e Ior in funzione antiriciclaggio».

E per questo denunciano: «In assenza di tale osservanza lo Ior può facilmente divenire canale per operazioni di riciclaggio di denaro provento di reato, grazie a tre circostanze: l'azione di correntisti Ior compiacenti o strumentalizzati che si prestano consapevolmente o meno a far utilizzare il loro conto presso lo Ior per operazioni di riciclaggio; le carenze di adeguate verifiche della clientela all'interno dello Ior; il mancato o carente rispetto degli obblighi di verifica rafforzata da parte degli enti creditizi italiani che intrattengono rapporti con lo Ior».

Finora era sempre stata negata ufficialmente l'esistenza dei cosiddetti conti «laici» presso lo Ior. Il primo a rivelarne l'esistenza fu proprio Gotti Tedeschi quando specificò di fronte ai magistrati che uno dei motivi di attrito con il direttore generale e con alcuni esponenti delle gerarchie vaticane fosse cominciata «quando chiesi notizie dei conti intestati ai laici».

E adesso sono gli stessi pubblici ministeri a confermare nel provvedimento come «lo Ior raccoglie e amministra prevalentemente fondi altrui, riconducibili a una variegata pluralità di soggetti: istituzioni religiose della più diversa natura, ma anche singoli appartenenti al clero che hanno un conto o soggetti privati che, in virtù di un particolare rapporto con la Santa Sede, hanno ottenuto di poter effettuare depositi e aprire conti presso di esso».

LA «GUERRA» CON GOTTI
L'operazione sui 23 milioni di euro viene inizialmente contestata a Cipriani e a Gotti. Ma il 30 settembre 2010, in un interrogatorio di fronte ai pm, il direttore generale ammette: «La firme in calce ai fax che dispongono il trasferimento di fondi sono la mia e quella del mio vice Tulli». Poco dopo viene sentito Gotti che conferma a aggiunge: «Non ho firmato quei fax e non so di chi siano quelle firme, anche se penso che una sia di Cipriani. Non so chi, in ambito Ior, abbia tali poteri dispositivi».

Il presidente si chiama fuori e soltanto in seguito, quando decide di collaborare con i magistrati, si avrà la conferma che era stato effettivamente escluso dalla gestione operativa. Non a caso, sollecitando per lui l'archiviazione, i magistrati scrivono: «È un dato oggettivo - risultante da più fonti e dall'analisi complessiva degli sviluppi delle recenti vicende dello Ior - che l'attività di Gotti Tedeschi come presidente è stata essenzialmente orientata a dar vita a una nuova policy dell'istituto nel quadro dell'adozione di un insieme di misure miranti ad allineare lo Stato della città del Vaticano, sul versante al contrasto del riciclaggio, ai migliori standard internazionali». Un tentativo evidentemente fallito visto che il 24 maggio 2012 è stato licenziato.

 

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