michelle kumbier harley davidson

LADY ROMBO - MOTO ELETTRICHE, MODELLI PIÙ PICCOLI E PORTAPACCHI PIÙ GRANDI: COSÌ MICHELLE KUMBIER, 46 ANNI, HA RILANCIATO LA HARLEY-DAVIDSON

Arturo Zampaglione per “Affari & Finanza - la Repubblica

 

MICHELLE KUMBIER MICHELLE KUMBIER

Chi l’ha vista sfrecciare tra le praterie del Colorado e i canyon dell’Utah assieme a centinaia di altri centauri in sella alle roboanti Harley, avrà pensato a una femme fatale pronta a sedurre gli uomini, e poi magari umiliarli con un colpo di acceleratore. Ma sotto quel casco da cui spuntano capelli biondissimi e che viene infilato in mille occasioni, dai mega-raduni alle scorribande domenicali con il marito sulle highway del Wisconsin, si nasconde una manager impetuosa, che lavora sodo e ha voglia di sfondare in un mondo intriso di valori maschilisti.

 

Michelle Kumbier, 46 anni, è infatti senior vice president della Harley-Davidson, l’industria che da centododici anni sforna le leggendarie due ruote americane. Tecnicamente è la numero due del gruppo, ma è la responsabile del motorcycle business, come dire l’esatto equivalente di quello che era Vittorio Ghidella ai tempi d’oro della Fiat, il capo del core business aziendale.

 

La Kumbier esce di casa ogni mattina alle sei e mezza per dirigere mille ingegneri e tecnici dell’azienda di Milwaukee che si occupano dello sviluppo di modelli innovativi. Assunta sei anni fa dal chief executive Keith Wandell, è stata lei a guidare la realizzazione delle “Street” e delle “LiveWire”, le due linee di moto – una di più bassa cilindrata rispetto alle tradizioni della casa, l’altra addirittura elettrica – con cui la Harley ha risposto a una crisi che rischiava di metterla a tappeto.

 

MICHELLE KUMBIER HARLEY DAVIDSONMICHELLE KUMBIER HARLEY DAVIDSON

E non a caso, sempre lei, Kumbier, ha ricevuto il prestigioso premio annuale del Manufacturing Institute. A guardarlo esposto su un mobile del suo ufficio, quel premio uno stivale di ceramica rosa sembra quasi un giocattolo per bambine. “Invece è un riconoscimento importante e simbolico”, spiega la executive della Harley con una punta di orgoglio (e con una lattina di una bevanda gassata sempre in mano). “Perché viene assegnato a una donna che ha mostrato capacità di leadership nel mondo industriale”. Nel suo caso, è più che meritato.

 

MICHELLE KUMBIERMICHELLE KUMBIER

Sì, da dieci anni, da quando ha preso la patente speciale per le moto di grande cilindrata imposta dalle leggi americane, la Kumbier si diverte ad andare in giro durante il week-end anche per capire di persona i problemi dei singoli modelli. Non trascura neanche i doveri di mamma avendo due ragazzi, uno al liceo, l’altro all’università. Ma il resto del tempo lo trascorre in azienda: nel suo ufficio, arredato in modo minimalistico e circondato da un magnifico bosco che cambia colore a ogni stagione; oppure girando nell’edificio per contatti diretti con lo staff.

 

mostra elvis a londra harley davidson electra glide motorcyclemostra elvis a londra harley davidson electra glide motorcycle

“Cerco di imparare a memoria i nomi di tutti i dipendenti”, ha confidato in una intervista al New York Times. Prima che la Kumbier e il suo boss, Wandell, arrivassero ai vertici, l’azienda sembrava malconcia a dispetto di una storia gloriosa. Fondata nel 1903 da William Harley e dai fratelli Davidson, che avevano un solo sogno - realizzare una moto di qualità eccezionale - l’Harley-Davidson è parte integrante del mito americano. Le sue motociclette dal rombo inconfondibile rappresentano uno stile di vita, uno status symbol, un oggetto del desiderio.

 

francesca pascale sull harley davidson da  oggifrancesca pascale sull harley davidson da oggi

Un museo ad hoc, che ha aperto i battenti nel 2008 a Milwaukee, ne celebra il ruolo nella storia e nella cultura popolare degli Stati Uniti. Vi sono esposti i modelli più famosi, tra cui la primogenita Serial number one del 1903, la KH del 1956 di Elvis Presley e la King Kong, due motori e 4 metri di lunghezza. Le porte della leggenda si aprirono con la Prima guerra mondiale, quando le Harley finirono sul fronte europeo assieme a un milione di soldati americani.

 

harley davidson elettrica 9harley davidson elettrica 9

Poi vennero adottate dai corpi di polizia: ed eccole negli inseguimenti della Chicago anni ruggenti contro Al Capone. Negli anni Trenta, nel sidecar di una Harley, girava il sindaco italoamericano di New York, Fiorello La Guardia. Durante la Seconda guerra mondiale, le moto modello Wla con il borsone di pelle e l'aria indistruttibile, sembravano fare il tifo per gli alleati contro i nazisti. Nel ‘53 Marlon Brando, ne decretò il successo hollywoodiano: una love story che ancora continua.

harley davidson elettrica 11harley davidson elettrica 11

 

Più tardi sembrò che la Harley dovesse arrendersi alla concorrenza delle giapponesi, ma poi si riprese facendo leva sul pubblico degli affezionati che si ritrova ogni domenica sulle highways per far ascoltare la voce dei loro “hog”, maiali (le Harley) e ogni fine agosto va a Sturgis nel South Dakota per il raduno annuale dei centauri. Al di là dei trionfi storici, la Harley ha attraversato un momento critico durante l’ultima tempesta finanziaria. Pur avendo i conti più ordine delle Big di Detroit, si è trovata di fronte a un improvviso crollo delle vendite: impauriti dalla situazione economica, gli americani sembravano aver rinunciato a ogni passione per le due ruote. Tra il 2006 e il 2010 il fatturato del gruppo è sceso da 5,8 miliardi di dollari a 3,1.

HARLEY HARLEY

 

Le quotazioni a Wall Street hanno toccato il fondo nel 2009 con 8,20 dollari. E a quel punto è stato reclutato Wandell, che era un dirigente della Johnson Control, una società di componentistica auto. Il quale si è subito rimboccato le maniche, si è circondato di uno nuovo team di collaboratori – a cominciare da Michelle Kumbier e dal suo numero due Matt Levatich – e ha avviato un coraggioso piano di rilancio, tagliando i costi di produzione, puntando sulle esportazioni e allargando il bacino dei potenziali clienti.

Harley Davidson Harley Davidson

 

Proprio quest’ultimo appariva l’ostacolo principale. La Harley aveva sempre avuto un atteggiamento un po’ snobistico rispetto al mercato, sfornando belle moto ma senza particolari attenzioni per le esigenze dei consumatori. “Se vi vanno bene i modelli che produciamo, comprateli”, sembravano dire i vecchi manager: “In caso contrario rivolgetevi altrove”. Una impostazione, questa, che poteva andare bene fin quando la sua “base” demografica restava fedele, ma la crisi ha messo in tutto in discussione. Il nuovo management ha cominciato invece ad ascoltare i consigli dei potenziali acquirenti, a confrontarsi con la concorrenza delle Honda, Bmw e Kawasaky, a introdurre gadget elettronici e nuovi modelli.

HARLEY DAVIDSON A ROMAHARLEY DAVIDSON A ROMA

 

“Abbiamo anche ingrandito il portapacchi”, sorride la Kumbier. “Può sembrare un aspetto secondario, ma non lo è affatto. I nostri clienti vogliono trasportare comodamente le loro cose e non si capisce perché non avremmo dovuto ascoltarli”. Risultato: una nuova generazione di acquirenti, più giovane e multiculturale, si è aggiunta a quella classica. E’ cresciuto il numero di donne e la svolta nei conti economici è arrivata. Adesso le quotazioni del titolo sono sei volte di più che nel 2008.

HARLEY DAVIDSON A ROMAHARLEY DAVIDSON A ROMA

 

La Harley ha una capitalizzazione di 13,7 miliardi e un fatturato di 6,2 miliardi. Con 6400 dipendenti sforna quasi 300mila moto: molte in America, che resta il mercato principale, ma in numero crescente in giro per il mondo dove sono particolarmente apprezzati - specie dalle donne-centauro - i modelli a più bassa cilindrata rispetto ai grandi “hog”.

 

HARLEY DAVIDSON A ROMAHARLEY DAVIDSON A ROMA

Nel museo della Harley- Daviudson è spuntata la LiveWire, la prima moto interamente elettrica: 75 cavalli di potenza e una accelerazione da 0 a 100 chilometri all’ora in appena 4 secondi. Ovviamente non fa rumore: non si sente più quel tipico “potato-potato-potato” delle Road King o delle Ultralimited da 40mila dollari l’una. “In compenso – dice la Kumbier, che ne è la madrina – è la dimostrazione che non dormiamo sugli allori, ma puntiamo al futuro”.

HARLEY DAVIDSON A ROMAHARLEY DAVIDSON A ROMAHARLEY DAVIDSON A ROMAHARLEY DAVIDSON A ROMAMOTOCICLISTI HARLEYMOTOCICLISTI HARLEYHARLEY DAVIDSON A ROMAHARLEY DAVIDSON A ROMA

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