“MARGHERITA AGNELLI SI DIPINGE COME UN’INGENUA SPROVVEDUTA VITTIMA DI UN SISTEMA CORROTTO. CIÒ CHE NON È” - LA LETTERA A DAGOSPIA DELL’AVVOCATO EMANUELE GAMNA: “HO ASSISTITO MARGHERITA AGNELLI NELLA SUCCESSIONE EREDITARIA DI SUO PADRE NEGLI ANNI 2003-2004 PER LA PARTE LEGALE. LEI DECISE IN PIENA AUTONOMIA DI USCIRE DALLA DICEMBRE E CEDERE LA SUA QUOTA ALLA MADRE MARELLA PER DUE MOTIVI: CON UNA QUOTA DI MINORANZA, NON AVREBBE MAI CONTATO NULLA E POI NON AVEVA ALCUNA FIDUCIA NELLE DOTI MANAGERIALI DEL FIGLIO JOHN E DEL TEAM CHE GESTIVA ALL’EPOCA IL GRUPPO FIAT (CHE AL TEMPO ERA NOTORIAMENTE SULL’ORLO DEL FALLIMENTO)…”
Riceviamo e pubblichiamo:
Gentile Dago,
Come forse Lei ricorda, ho assistito Margherita Agnelli nella successione ereditaria di suo padre negli anni 2003-2004 per la parte legale. Ho letto il suo commento di oggi all’articolo apparso sul Sole-24 Ore a firma di Marigia Mangano e debbo fare alcune precisazioni.
Dopo che Umberto Agnelli a fine 2003 ci comunicò che non era stata accettata la nostra proposta di commutare il 37,5% ereditato da Margherita nella società semplice Dicembre con azioni dell’Accomandita di famiglia, così da porre la figlia dell’Avvocato sullo stesso piano delle zie e dei cugini, Margherita - che è donna intelligente, scaltra e assai determinata - decise, in piena autonomia di uscire dalla Dicembre e cedere la sua quota alla madre Marella per due motivi: nella Dicembre, con una quota di minoranza, non avrebbe mai contato nulla e poi essa non aveva alcuna fiducia nelle doti manageriali del figlio John e del team che gestiva all’epoca il Gruppo Fiat (che al tempo era notoriamente sull’orlo del fallimento).
MARGHERITA AGNELLI E MARELLA CARACCIOLO
Insomma Margherita non fu mai obbligata a vendere quella quota ne’ ricordo insistenze in tal senso, anzi.
E’ poi vero che durante l’anno successivo alla vendita io suggerii caldamente a Margherita di investire una parte soltanto dell’importante liquidità di cui essa disponeva nel Gruppo Fiat acquistando in borsa (con l’aiuto di alcune banche specializzate) una quota azionaria del 10%, ciò che era pienamente alla sua portata e le avrebbe consentito di diventare il secondo azionista del Gruppo.
Si trattava di scommettere nel bene e nel male sul nuovo management, ma Margherita si dichiarò non d’accordo perché la sfiducia soprattutto nel figlio John era rimasta intatta e, inoltre, sia il marito che i suoi consulenti economici del tempo erano fortemente contrari a una tale iniziativa e avevano caldeggiato la radicale separazione del patrimonio da quello famigliare.
Se Margherita avesse seguito il mio suggerimento, ora il suo patrimonio complessivo avrebbe un valore non inferiore a 12 miliardi di Euro.
E d’altronde la famiglia che rimase nell’azionariato del Gruppo ha beneficiato dei forti incrementi di valore conseguiti nell’era Marchionne, come spiega il Sole-24 Ore. Quanto sopra è bene che si sappia, dato che Margherita si dipinge da anni come un’ingenua sprovveduta vittima di un sistema corrotto e sopraffattore. Ciò che non è.
Grazie fin d'ora dell’attenzione.
Emanuele Gamna
UNA TELENOVELA CHE VALE 3 MILIARDI DI EURO – LA DISPUTA SULL’EREDITÀ DELL’AVVOCATO GIANNI AGNELLI, PROMOSSA DA MARGHERITA AGNELLI, È INCENTRATA SULL’ATTO CON CUI MARELLA CARACCIOLO COMPRÒ LA QUOTA DELLA FIGLIA NELLA HOLDING "DICEMBRE", PER POI PASSARLA AI TRE NIPOTI JOHN, LAPO E GINEVRA ELKANN - L’USCITA DI SCENA DI MARGHERITA AVVENNE IL 5 APRILE DEL 2004, CON UN ASSEGNO DA 105 MILIONI DI EURO PER RILEVARE IL 37,5%. TUTTA LA “DICEMBRE”, DUNQUE, VALEVA 280 MILIONI DI EURO. OGGI, VALE 2,9 MILIARDI. POI UNO SI CHIEDE PERCHÉ SI È INCAZZATA...
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